«La poesia non deve portare un messaggio, o una verità decifrabile. Deve
essere una scrittura, deve rimettere in gioco tutto ciò che noi
crediamo di sapere. Da questo punto di vista continuo a pensare che la
poesia sia la forma d'impegno più fondamentale, più profondo che esista.
Disporsi poeticamente significa disporsi democraticamente. La poesia fa
quello che fa la democrazia che, per definizione, concede all'altro la
possibilità di essere se stesso».
Così diceva Yves Bonnefoy in una delle
sue ultime conversazioni.
Nato a Tours il 24 giugno 1923 Yves Bonnefoy si è spento a Parigi il 1 luglio 2016, dove aveva insegnato dagli anni Ottanta al Collège de
France, più volte tra i candidati al premio Nobel per la letteratura. Amico del
surrealista Breton, laureato in matematica e studioso di filosofia e
arte, é stato il più grande poeta di lingua francese del nostro tempo. Qui lo vogliamo ricordare con una delle poesie che più abbiamo amato ( da Le Assi Curve, 2007):
E l’amavo come amo quel suono
nel cuore del quale ringiovanirebbe il mondo,
quel suono che riunisce quando le parole dividono,
quel bell’inizio quando tutto finisce.
Sillaba breve poi sillaba lunga,
esitazione del giambo, che vorrebbe
varcare il passo del respiro che spera
e accedere a ciò che significa.
Simile a quella luce dello spirito
che brulla quando si lascia, di notte,la propria stanza,
una lampada nascosta stretta al cuore,
per ritrovare un’altra ombra danzante.