Profili di donne lombarde

Immagini e letture per la presentazione del libro "Profili di donne lombarde. Quattro protagoniste dell'aristocrazia nel XIX e XX secolo" , a cura di Franca Pizzini con testi di Marta Boneschi, Roberta Fossati, Franca Pizzini (Mazzotta, 2009).

Ne parlano giovedi' 29 aprile alle ore 18.30 presso la sede dell'unione Femminile Nazionale di  Milano, Karoline Roerig (storica), Bernardo Falconi (storico dell'arte), insieme alle autrici Franca Pizzini e Roberta Fossati .
I testi e le immagini del libro - molte delle quali inedite -  delineano il profilo di quattro figure femminili di origine aristocratica.
Metilde Viscontini Dembowski , Cristina Trivulzio di Belgiojoso , Paolina Calegari Torri , Maura Dal Pozzo d'Annone , espressione della tradizione storica lombarda nel XIX e XX secolo, hanno in comune la capacità di arricchire di nuovi valori l'ambiente, influendo sul costume e sulla vita sociale, culturale e politica.

Con il racconto delle loro vite - Milano e la Lombardia sono il teatro da cui partono  -  è possibile ripercorrere duecento anni di storia italiana : dalla nascita di Metilde Viscontini nel 1790 alla morte di Maura Dal Pozzo nel 1987, attraverso il Risorgimento di Cristina Belgiojoso e l'epoca post-unitaria di Paolina Torri. Le quattro protagoniste costituiscono una "ideale genealogia femminile", nella quale il testimone passa da una generazione all'altra, arricchendosi di contenuti e di valori.

Unione Femminile Nazionale

C.so di Porta Nuova, 32 - 20121 Milano
www.unionefemminile.it

Una su cento

Questi 'ditirambi' muovono fieri e alteri - oggi - verso donne impegnate in un progetto di libertà e rinnovamento sociale, «donne nuove» che agli inizi del Novecento emerse prepotentemente conquistando spazi di autonomia e libertà attraverso i quali ancora oggi è possibile il confronto: donne esempio di emancipazione, genio e perseveranza come Madame Curie, Lillian Moller Gilbreth, Rosalin Franklin e Virginia Galilei , che nel campo della ricerca e scoperte scientifiche hanno dovuto lottare contro i pregiudizi e il maschilismo imperante, rischiando di vedersi strappare scoperte fondamentali, spesso attribuite ai soli colleghi uomini; donne come Eleonora Duse, Emma Grammatica, Sibilla Aleramo, Ada Negri, Anna Kuliscioff , Giacinta Pezzana, Alessandrina Ravizza, Ersilia Majno , Maria Montessori, Linda Malnati, Ada Negri.

Donne come il premio nobel Rita Levi Montalcini, che tutte le comprende e riscatta e che oggi raggiunge il suo ennesimo traguardo: e sono centouno!
Con punta d’orgoglio rinnoviamo a questa donna straordinaria oggi - nel giorno del suo compleanno - tutta la nostra riconoscenza e stima per ciò che con lo studio, la ricerca, l’aiuto concreto e solidale, ha saputo donare alla scienza e al mondo anche attraverso la sua Fondazione: esempio di sacrificio, abnegazione e volontà è per noi richiamo alla Virtù, in un mondo che reclama comportamenti virtuosi tanto nel campo dell’economia, quanto nel sapere e nella solidarietà e che alle donne impone il prezzo maggiore.

Così, in equilibrio tra storia e memoria, facciamo nostro l'odierno accorato appello a voler finanziare e aiutare a tutti i livelli di responsabilità  la ricerca, rinnovando l'invito ai giovani  ad avere fiducia nelle proprie capacità, nel futuro, e lo facciamo nuovamente attraverso  la lettera pubblicata sul quotidiano La Repubblica l'11 aprile dello scorso anno:
"DESIDERO rivolgermi, soprattutto ai giovani, per incoraggiarli ad avere fiducia in loro stessi e nel futuro. Lo scopo ultimo di quanto si produce non è il premio, ma il piacere di utilizzare al meglio le capacità cognitive delle quali è dotato l’Homo sapiens. La passione e interesse nella soluzione di problematiche di qualunque natura non decade con gli anni; il segreto risiede nel mantenere il cervello in piena attività. Agli inizi degli Anni Cinquanta la scienza biologica, oggi nota come neuroscienza, era quasi inesistente. Era a un livello così rudimentale da scoraggiare i biologi che volevano dedicarsi a questo settore. Gli studi iniziati più di mezzo secolo fa, in un piccolo laboratorio privato a Torino nella sinistra atmosfera degli anni 1938-1945, hanno aperto un nuovo attacco allo studio dei meccanismi differenziativi e di regolazione del sistema nervoso. Prima delle ricerche delineate in questa cronologia nella quale è riportata l' origine e lo sviluppo della molecola proteica, Nerve Growth Factor. Così come riportato nella motivazione dell’assegnazione del Premio Nobel per la fisiologia e la medicina, assegnatomi nel 1986, trentacinque anni dopo la scoperta del fattore di crescita della fibra nervosa (NGF) dall’Accademia delle Scienze svedesi, non vi era alcuna idea di come lo sviluppo del sistema nervoso e l'innervazione degli organi fossero regolati. Alla ricerca guidata da imprevedibili colpi di fortuna con una strategia razionale si sono susseguiti negli anni studi volti alla potenziale utilizzazione del NGF nel trattamento di patologie del sistema nervoso. I pronostici sull’imprevedibilità sono stati e sono tuttora incoraggiati dallo stesso modo nel quale si è svolta la storia del NGF che può essere definita una lunga sequenza di eventi non previsti i quali hanno aperto nuovi scenari su un panorama sempre più ampio. Questo sviluppo, tanto imprevisto, quanto fortunato è l’aspetto più attraente di questa lunga avventura della saga NGF. L' imprevedibilità dei risultati risiede nella complessità degli ambienti nei quali si muove il Nerve Growth Factor. La sua attività assume una rilevanza estrema non soltanto nello sviluppo normale di tutti gli organismi, ma anche in quelli affetti da patologie neurodegenerative, autoimmunitarie e di natura oncologica. Ma gli studi svolti negli ultimi decenni hanno fornito sempre nuove prove della natura vitale di questa molecola. Da un ruolo ristretto a componenti del sistema nervoso periferico e centrale la sua azione si è estesa a tutte le componenti coinvolte a livello strutturale, fisiologica e comportamentale. La 'cronologia' di questa molecola si è posta l’obiettivo di portare a conoscenza i lettori specializzati e non, della mia esperienza personale seguendo un percorso tortuoso dato le tecnologie rudimentali a quei tempi a disposizione e il periodo difficile nel quale ho iniziato e condotto la prima fase delle mie ricerche. " RITA LEVI MONTALCINI


Laura Curino racconta Enrico Mattei

Dopo l’approfondito e acclamato lavoro su Camillo e Adriano Olivetti, Laura Curino porta in scena al Piccolo Teatro Studio  la storia di Enrico Mattei,  altro grande industriale del Novecento.
Il testo, che l’attrice ha firmato con Gabriele Vacis - regista dello spettacolo - trae ispirazione dall’evento per il centenario di Mattei allestito al Piccolo nel 2006, ma è un lavoro completamente nuovo, prodotto dalla Fondazione del Teatro Stabile di Torino e dall’Associazione Culturale Muse.
Sola sul palco, intrecciando  parole con documenti d’epoca e filmati, Laura Curino racconta le storie dell’uomo “più potente d’Italia” come ebbe a definirlo Giovanni Guareschi.

«All'infuori dell'elezione del Santo Padre, tutto il resto dipende - in Italia - direttamente o indirettamente da lui nel senso che, dovunque egli lo voglia, può attivamente intervenire e far sentire il peso della sua smisurata forza. Col metano egli controlla l'industria, coi concimi chimici egli è in grado di controllare l'agricoltura, con le sue circa cinquanta aziende "sicure" (in quanto garantite dallo Stato) egli regna sul mercato finanziario ed è in grado di assorbire facilmente una parte colossale del risparmio nazionale. Non esiste città, paese, villaggio, strada che non siano presidiati dai distributori di benzina del Cane Nero: attraverso questi "blocchi" stabili, il Signore del Cane nero è in grado di controllare qualsiasi spostamento di uomini o cose»: così appunto Guareschi a proposito di Enrico Mattei, personaggio chiave della storia economica e culturale del nostro paese (dal dopoguerra al 1962), anno della sua tragica fine.
Partigiano, deputato, regista della creazione di una forte industria energetica nazionale, Mattei ha rappresentato una figura imprenditoriale di grande forza e carisma, capace di imporre l’Italia come soggetto economico autorevole anche sui mercati internazionali.

«Sei anni di lavoro istruttorio», scrive la Curino, «poi nel maggio del 1999 viene aperto a Pavia un nuovo processo sul caso Enrico Mattei, prove schiaccianti dimostrano che la tragedia di Bascapè, in cui persero la vita Mattei, il pilota e un giornalista, considerata fino ad allora un incidente aereo, in realtà nasconde un triplice omicidio. Tanti lo sospettavano e credevano di conoscerne i mandanti. Ma non c’erano prove. Il processo di Pavia arriva alle prove inconfutabili che l’aereo è scoppiato in volo. Una carica di dinamite pone fine alla vita dell’italiano più potente dai tempi dell’imperatore Augusto. Ma chi abbia piazzato l’ordigno, e su ordine di chi, è un segreto ancora sepolto nel fango. Ce n’è di fango in questa storia. Tanto da mettere disagio solo a leggerne, figurarsi a recitarla. Petrolio e fango.
Eppure, immergendo le mani nel pozzo nero della storia, le emozioni più profonde restano il disgusto, si, ma anche lo stupore. Il disgusto: quali interessi personali, politici ed economici portano a troncare ignobilmente la vita di Mattei?
Lo stupore: come ha fatto l’Italia a sollevarsi dalla vergogna della guerra persa, dal disastro umano ed economico, dalla miseria secolare di tanta parte del paese?
Dove ha trovato l’energia? Nella generosità dei suoi uomini e delle sue donne migliori, nel coraggio, nell’intraprendenza, nel lavoro.
Di Mattei si sono dette tante cose. Viene accusato di statalismo, sfiducia nella politica, addirittura di aver dato inizio alla corruzione in Italia. Nessuno però contesta la sua lucida comprensione delle necessità del paese: pensiero costante al bene comune, energia a basso costo per la ricostruzione, lavoro, fiducia nelle giovani generazioni, costruzione di rapporti economici internazionali fondati sul rispetto reciproco e sull’equità, attenzione per gli stati emergenti. Visioni che lo portano in paesi allora “intoccabili” come l’Unione Sovietica e la Cina».

Piccolo Teatro Studio, via Rivoli 6 – dal 19 al 30 aprile 2010
Biglietteria telefonica 848800304 - www.piccoloteatro.org - www.piccoloteatro.tv


Le strade della libertà per Leo Valiani

Leo Valiani fu un uomo fuori dal comune per lo straordinario coraggio e per l’ardente passione politica e civile di cui diede prova nella lotta per la libertà : fu storico di valore, giornalista finissimo e scrittore di grande rigore.

A cento anni dalla sua nascita la Fondazione Corriere della Sera, il Piccolo Teatro e il Comitato Nazionale per le celebrazioni del Centenario della nascita di Leo Valiani ne ricordano la figura, con due appuntamenti.
Lunedì 12 aprile - ore 20.30 - al Piccolo Teatro Grassi di via Rovello lo spettacolo teatrale “Le strade della libertà” racconta la vita di Leo Valiani e il suo avventuroso viaggio attraverso il mondo – dall’Italia, all’Europa, all’America – attraverso la storia, dalla lotta al fascismo trionfante, alla guerra e alla Resistenza, fino alla Liberazione. Lo spettacolo si sviluppa su due livelli: uno sfondo epico tratteggia il momento storico, un piano più lirico vede il protagonista parlare direttamente di sé e filtrare le vicende che vive attraverso la sua sensibilità. Drammaturgia e regia sono di Paolo Castagna mentre Laura Marinoni accompagna le azioni con il canto.
Martedì 13 aprile un convegno alla Sala Montanelli di Milano si propone di esplorare i diversi aspetti del poliedrico intellettuale;Giuseppe Galasso indaga il pensiero storico e politico che ha contrassegnato l’intera vita di Valiani: la nomina a senatore a vita, nel 1980, segna il culmine di un impegno che lo ha visto schierarsi contro il fascismo fin da giovanissimo, operando nel partito comunista, nel partito radicale e infine, nel partito repubblicano.
La sua visione della storia e la passione per le idee si è espressa anche nell’attività di giornalista per diverse testate, tra le quali Il Mondo e il Corriere della Sera; lo storico e giornalista Arturo Colombo approfondisce il rapporto che legò Leo Valiani al Corriere della Sera.
Attento alla qualità della ricerca scientifica e convinto teorico del ruolo culturale delle istituzioni, Valiani donò alla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli i suoi libri e le sue carte d'archivio: le preziose testimonianze sono narrate da David Bidussa, che dal 1989 lavora presso la Fondazione.

La figura di Leo Valiani e il suo rigore etico sono oggetto dell’intervento di Giorgio La Malfa, mentre il suo pensiero economico è rivisitato da Fulvio Coltorti, responsabile dell’area studi di Mediobanca e docente di economia applicata all’Università di Firenze, e da Francesca Pino, direttore dell’archivio storico di Banca Intesa.

Lo spettacolo teatrale ‘Le strade della libertà’ è al Piccolo Teatro Grassi in via Rovello 2 a Milano, ingresso libero fino a esaurimento posti.
www.piccoloteatro.org  centenarioleovaliani@gmail.com
Il convegno di martedì 13 aprile è alla Sala Montanelli del Corriere della Sera in via Solferino 26/A alle ore 17, ingresso libero solo con prenotazione, tel. 02 87387707 oppure mail a rsvp@fondazionecorriere.it

Giusto la fine del mondo: variazioni sul tema

Mentre il palcoscenico del Teatro Grassi ospita le repliche di "Giusto la fine del mondo" di Jean-Luc Lagarce, con la regia di Luca Ronconi, continua sabato 10 aprile nel chiostro della restaurata sede storica di via Rovello, il breve percorso di approfondimento aperto al pubblico sui temi dell’incomunicabilità, del disagio, delle complesse relazioni familiari e affettive presenti nel testo del drammaturgo francese.

Un affascinante itinerario tra i meandri del cervello e del cuore, in compagnia dei protagonisti dello spettacolo e di alcuni docenti ed esperti: "La mente tra illusione e sogno" - in programma sabato - offre una lettura introspettiva e psicologica dei personaggi di Jean-Luc Lagarce, per “accettare di guardare dentro di sé per guardare il Mondo, non straniarsi, ma collocarsi là, nel bel mezzo dello spazio e del tempo, avere il coraggio di cercare nel proprio spirito, nel proprio corpo, le tracce di tutti gli altri uomini, ammettere di vederle, ricevere nella propria esistenza i due o tre barlumi di vita di tutte le altre vite, accettare di conoscere, correndo il rischio di distruggere le proprie personali certezze, cercare e rifiutare pertanto di trovare e andare in giro indifesi, rischiando di non essere capiti” .
A chiudere il breve percorso di approfondimento "Dire e non dire con Lagarce", conversazione con la compagnia di “Giusto la fine del mondo”.

Sabato 10 aprile 2010, ore 18.00 'La mente tra illusione e sogno'

Martedì 13 aprile 2010, ore 17.00 'Dire e non dire con Lagarce'

Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti.
Prenotazione consigliata allo 02/72333332; pernae@piccoloteatromilano.it