Paolo Rossi..allo Strehler ancora

Dopo il successo ottenuto a febbraio, il ‘one man show’ dell’artista milanese si sposta dallo spazio intimo della Scatola Magica che lo aveva ospitato per tre settimane, alla sala del Piccolo Teatro Strehler lunedì 30 marzo, con uno spettacolo ricco di monologhi, poesie, barzellette e vita vissuta.

"Sulla strada ancora" prende spunto dalla storia di uno spettacolo mai andato in scena - Ubu Re d’Italia - fino ad immaginare il prossimo ancora da realizzare, in una sorta di ponte immaginario.
L’attore, l’uomo e il personaggio raccontano con il linguaggio artistico tipico di Paolo Rossi, eventi e riflessioni sulla vita, sul mestiere dell’attore e più in generale, sulla nostra società: vere e proprie lezioni di teatro, dove Jarry e Shakespeare, Cechov e Lenny Bruce si alternano in un vorticoso girotondo fino a confondersi con lo stesso artista.

Paolo Rossi, protagonista unico in scena, propone diversi modi di fare teatro, cercando di ri-scoprire il rapporto con il pubblico e con il suo corpo, rivelando i percorsi che lo hanno portato sulla strada ancora.
Un ritratto intimo, dolce-amaro di un Paolo Rossi inedito per ricordarsi che la vita è gioco e va affrontata - a volte - con una risata.

Oltre agli autori citati, l’attore presenta brani scritti da Stefano Benni, Carolina de La Calle Casanova e Renato Sarti, che dello spettacolo cura anche la regia.

Piccolo Teatro Strehler - largo Greppi (M2 Lanza) milano– lunedì 30 marzo 2009, ore 20.30

L’addio impossibile di Jean-Luc Lagarce

Debutta il 28 marzo in prima nazionale l’attesissima produzione del Piccolo Teatro di Milano con ‘Giusto la fine del mondo’, di Jean-Luc Lagarce, per la regia di Luca Ronconi, a seguire la prima ‘I pretendenti’ con la regia di Carmelo Rifici, andato in scena il mese scorso e con grande successo.
Lo spettacolo racconta con delicatezza e discrezione la storia di Louis, tornato in famiglia dopo una lunga assenza interrotta di tanto in tanto da brevi messaggi scritti su cartoline illustrate, per congedarsi sapendo di dover morire di lì a poco: partirà senza essere riuscito a farlo, senza essere riuscito a raccontare la 'sua' morte.

Jean-Luc Lagarce, morto di Aids nel 1995 a 38 anni, è oggi l’autore teatrale contemporaneo più rappresentato nelle sale francesi; a lui sono dedicati ovunque convegni, pubblicazioni, tesi di laurea. I suoi testi sono tradotti in una dozzina di lingue e sono sempre più rappresentati anche all’estero, dal Brasile al Cile e all’Argentina, dalla Spagna alla Germania e alla Lituania.
Lagarce ebbe l’idea di Giusto la fine del mondo prima di sapere d’essere sieropositivo: di seguito la sua storia personale si incrociò con quella della finzione drammaturgia.

Un crescendo in musica, quello che Luca Ronconi mette in scena, per un testo di rara bellezza, che grida e rimanda la storia di un’assenza , di un addio impossibile.

Piccolo Teatro Studio, via Rivoli 6 (M2 Lanza) – dal 28 marzo al 9 aprile 2009

L'Orlando Furioso di Enrico Messina


Camicia bianca, una tromba e uno sgabello: è tutto quel che serve per raccontare le vicende dei paladini di Carlo Magno e dei terribili saraceni. All’essenzialità della scena si contrappongono la ricchezza ed i colori delle immagini evocate: accampamenti, cavalieri, dame, duelli, incantagioni, palazzi, armature, destrieri… Un vortice di battaglie ed inseguimenti il cui motore è sempre la passione, vera o presunta, per una donna, un cavaliere, un ideale.
Reale trasporto o illusorio incantesimo?
Storie senza tempo di uomini d’ogni tempo, in cui tutto è paradosso, esasperazione.

Riscoprire il piacere della fabulazione e della fascinazione della parola, questo il senso del racconto e dell'ascolto, arte un tempo assai familiare nella nostra cultura, ormai trascurata se non del tutto dimenticata.
Ecco perchè l'Orlando Furioso di Ariosto, che proprio dall’arte dei cantastorie prese linfa per diventare alta letteratura; ed ecco perchè il travolgente racconto che ne ha fatto Italo Calvino insieme a stralci di immagini “rubate” ad altri suoi libri come “Il Cavaliere Inesistente”.
Così le parole dei canti e delle ottave di Ariosto in questo racconto di Enrico MessinaOrlando -furiosamente solo rotolando", prendono nuova vita un po’ tradite un po’ ri-suonate, e la narrazione avanza tra guizzi di folgorante umorismo e momenti di grande intensità, mescolando origini, tradizioni e dialetti.

Teatro Libero - via Savona 10 Milano - dal 25 al 30 marzo 2009

L’animale del tempo

Ritorna 'Face à face' - rassegna di testi francesi - con una nuova serata al Piccolo Teatro Studio di Milano che avrà per protagonista Roberto Herlitzka, uno dei più apprezzati interpreti del nostro teatro, alle prese con il testo di Valère Novarina 'L’animale del tempo', tradotto da Gioia Costa.

Mise en espace diretta da Carmelo Rifici, 'L'animale del tempo' è la versione per la scena de 'Le Discours aux Animaux', pièce teatrale creata per il Festival d’Avignone e ripresa al Festival d’automne di Parigi nel 1987, che in Italia ha avuto un allestimento all’Università di Roma, diretto dallo stesso Novarina nel 2002 con protagonista proprio Roberto Herlitzka.
Al centro della scena c’è l’attore, al centro dell’attore il linguaggio; un linguaggio inafferrabile e che pure appare come un oggetto fatto di materia, capace di colpire. Il “Discorso agli animali” altro non è se non una passeggiata fino ai luoghi più profondi dell’interiorità: parla di cose di cui normalmente non si parla, di ciò che noi viviamo quando siamo portati a situazioni estreme, lacerati, nella più grande oscurità, e non ci accorgiamo che la luce non è lontana.
Se l'attore parla agli animali, gli animali siamo noi, il suo pubblico.
“Il teatro di Valère Novarina è popolato di figure orali” - dice la traduttrice Gioia Costa - “nomi che si autogenerano attraverso la chiamata, la nominazione e l'elenco. Come un invisibile telaio, la voce tesse esistenze e forme. Nel ritmo, nel gioco delle pause, nei ritorni dei nomi e nella proliferazione di figure si tesse in scena lo spettacolo della lingua”.

Maestro naturale del segno e del verbo, giocoliere del linguaggio, Novarina è entrato in scena da autore venti anni fa facendo parlare i morti e gli animali, e via via ha invaso lo spazio di parole inventate per costruire a forza di ritmi e di analogie una realtà fittizia che ripete quella autentica.
Nato a Ginevra nel 1947, ha studiato letteratura e filosofia, ed è fra i massimi autori teatrali francesi. I suoi testi sono tradotti in tutto il mondo e i suoi spettacoli sono ospiti abituali del Festival d’Automne di Parigi e del Festival di Avignone. Nel 2007 la sua ultima creazione, L’Acte Inconnu, ha inaugurato nella Cour d’Honnneur del Palais des Papes il Festival d’Avignone. Dal 1997 è entrato a far parte del repertorio della Comédie Française.


Face à Face - PICCOLO TEATRO DI MILANO - TEATRO STUDIO - lunedì 23 marzo 2009 ore 20.30 - ingresso libero fino a esaurimento posti

Musiche femminili?



Lunedì 23 marzo alle ore 18.30 presso la sede di Milano dell' Unione Femminile Nazionale, sarà di scena " Il Clavicembalo".
Ebbene si, sembra proprio che dai tempi del virginale e proprio per la sua denominazione e destinazione, il clavicembalo fu strumento eminentemente femminile e non solo…
Barbara Petrucci, una delle esecutrici attuali più autorevoli, ci guida alla scoperta di musiche femminili attraverso un programma ricco e sper certi versi sorprendente: Elisabeth-Claude Jacquet de La Guerre (1664 ca.-1729) La Flamande, Double de la Flamande, I et II Rigaudon; ChaconneOlimpia Della Torre (XVIII sec.) Sonata per il cembalo solo della Sig.ra Olimpia Della Torre Bolognese: Allegro, Andante, AllegroDal Fondo Antico della Biblioteca del Conservatorio di Genova; Maria Teresa Agnesi (1720-1795) Sonata per il Cembalo della Sig:ra Teresa Agnesi Pinottina [C.P.II/7]: Presto, Andante, PrestoMaria Teresa AgnesiSonata per Cembalo della Ill.ma Sig:ra donna Teresa Agnesi Pinotina [C.P.I/9]: Allegro, Andante, Allegro; Jacques Duphly(1715-1789) Les Grâces, La Cazamajor, Rondeau, La de Vatre, La Félix, La de Belombre.

Barbara Petrucci, nata a Roma, si è diplomata in pianoforte con Delia Pizzardi e in clavicembalo sia al Conservatorio “G. Verdi” di Milano con Emilia Fadini, sia alla Hochschule für Musik und darstellende Kunst di Graz, in Austria, con Gordon Murray. In oltre trent’anni di attività ha suonato come solista e continuista al cembalo e al fortepiano in prestigiose rassegne di musica antica in tante città d’Europa, negli Stati Uniti, in Argentina, in Brasile, in Turchia, nello Yemen, e in produzioni per la Rai-TV e per altre televisioni e radio italiane e straniere; ha inciso per Nuova Era, Stradivarius e Niccolò vari cd dedicati al Settecento francese e italiano che hanno riscosso lusinghieri successi di critica. Il suo repertorio spazia dagli autori italiani del tardo Cinquecento fino agli ultimi rappresentanti della letteratura settecentesca, soprattutto francese, estendendosi al periodo di transizione dal clavicembalo al fortepiano. Ha pubblicato articoli e recensioni su quotidiani e riviste di settore.
Da tempo si occupa di donne musiciste: ha realizzato per conto della Provincia di Milano una importante produzione sulle compositrici lombarde; insieme a Pinuccia Carrer sta pubblicando per “L’Oca del Cairo” di Parma l’edizione critica dell’opera tastieristica di Maria Teresa Agnesi e uno studio monografico sulla musicista. Dal 1982 insegna clavicembalo nei conservatori italiani, ed è attualmente titolare della cattedra al conservatorio "N.Paganini" di Genova.

Unione Femminile Nazionale - C.so di Porta Nuova, 32 - 20121 Milano



Giornate della lettura a Milano

Milano inaugura l'inizio della Primavera con le "Giornate della Lettura", progetto ideato dall'Assessore alla Cultura del Comune di Milano Massimiliano Finazzer Flory, che vedrà coinvolte le Istituzioni cittadine in due importanti appuntamenti: sabato 21 marzo dalle 10 alle 15 al Piccolo Teatro Strehler, scrittori, filosofi e saggisti tra cui Antonio Scurati, Armando Torno,Antonella Boralevi, Giancarlo Dettori, Giulio Giorello, Franca Nuti, Elisabetta Sgarbi, Carlo Sini, racconteranno il libro che ha cambiato la loro vita
Domenica 22 marzo - dalle 21 alle 24 - sempre al Piccolo Teatro , sarà la volta di "Il copione che ha cambiato la mia vita è...": in scena Daniele Abbado, Giulio Bosetti, Maddalena Crippa, Cesare Lievi, Lorenzo Loris, Laura Marinoni, Renzo Martinelli, Andrée Ruth Shammah, Serena Sinigaglia, Ferruccio Soleri, Franca Valeri, Patrizia Zappa Mulas a 'raccontare' il testo teatrale che ha segnato una svolta nella loro esperienza artistica e personale.
E proprio Domenica 22 alle 10,30 , altro appuntamento da non mancare sarà quello a Palazzo di Giustizia di Milano: 'maratona letteraria' organizzata dal Presidente del Tribunale dott.ssa Livia Pomodoro, sulla nostra Costituzione Italiana.
Così, approffittando di questo appuntamento, a noi piace unirci al coro e leggere - o meglio invitare Voi a leggere - ciò che nel 1920 ha anticipato la nostra Costituzione : la Carta di Libertà del Carnaro, Costituzione della Reggenza del Carnaro proclamata da Gabriele d'Annunzio I'8 settembre 1920.

«Fiume, libero comune italico da secoli, pel voto unanime dei cittadini e per la voce legittima del Consiglionazionale, dichiarò liberamente la sua dedizione piena ed intiera alla madre patria, il 30 ottobre 1918. Il suo diritto è triplice, come l'armatura impenetrabile del mito romano.
Fiume è l'estrema custode italica delle Giulie, è l'estrema rocca della cultura latina, è l'ultima portatrice del segno dantesco. Per lei, di secolo in secolo, di vicenda in vicenda, di lotta in lotta, di passione in passione, si serbò italiano il Carnaro di Dante. Da lei s'irraggiarono e s'irraggiano gli spiriti dell'italianità per le coste e per le isole, da Volosca a Laurana, da Moschiena ad Albona, da Veglia a Lussino, da Cherso ad Arbe.
E questo è il suo diritto storico.
Fiume, come già l'originaria Tarsatica posta contro la testata australe del Vallo liburnico, sorge e si stende di qua dalle Giulie. È pienamente compresa entro quel cerchio che la tradizione la storia e la scienza confermano confine sacro d'Italia. E questo è il suo diritto terrestre. Fiume con tenacissimo volere, eroica nel superare patimenti insidie violenze d'ogni sorta, rivendica da due anni la libertà di scegliersi il suo destino e il suo compito, in forza di quel giusto principio dichiarato ai popoli da taluno dei suoi stessi avversarii ingiusti.
E questo è il suo diritto umano.
Le contrastano il triplice diritto l'iniquità la cupidigia e la prepotenza straniere; a cui non si oppone la trista Italia, che lascia disconoscere e annientare la sua propria vittoria.
Per ciò il popolo della libera città di Fiume, sempre fisso al suo fato latino e sempre inteso al compimento del suo voto legittimo, delibera di rinnovellare i suoi ordinamenti secondo lo spirito della sua vita nuova, non limitandoli al territorio che sotto il titolo di Corpus separatum era assegnato alla corona ungarica, ma offrendoli alla fraterna elezione di quelle comunità adriatiche le quali desiderassero di rompere gli indugi, di scuotere l'opprimente tristezza e d'insorgere e di risorgere nel nome della nuova Italia.
Così, nel nome della nuova Italia, il popolo di Fiume costituito in giustizia e in libertà fa giuramento di combattere con tutte le sue forze, fino all'estremo, per mantenere contro chiunque la contiguità della sua terra alla madre patria, assertore e difensore perpetuo dei termini alpini segnati da Dio e da Roma.
DEI FONDAMENTI
I - Il popolo sovrano di Fiume, valendosi della sua sovranità non oppugnabile, né violabile, fa centro del suo libero stato il suo «Corpus separatum», con tutte le sue strade ferrate e con l'intiero suo porto.
Ma, come è fermo nel voler mantenere contigua la sua terra alla madre patria dalla parte di ponente; non rinunzia a un più giusto e più sicuro confine orientale che sia per essere determinato da prossime vicende politiche e da concordati conclusi coi comuni rurali e marittimi attratti dal regime del porto franco e dalla larghezza dei nuovi statuti.
II - La Reggenza italiana del Carnaro è costituita dalla terra di Fiume, dalle isole di antica tradizione veneta che per voto dichiararono di aderire alle sue fortune; e da tutte quelle comunità affini che per atto sincero di adesione possano esservi accolte secondo lo spirito di un'apposita legge prudenziale.
III - La Reggenza italiana del Carnaro è un governo schietto di popolo - res populi - che ha per fondamento la potenza del lavoro produttivo e per ordinamento le più larghe e le più varie forme dell'autonomia quale fu intesa ed esercitata nei quattro secoli gloriosi del nostro periodo comunale.
IV - La Reggenza riconosce e conferma la sovranità di tutti i cittadini senza divario di sesso, di stirpe, di lingua, di classe, di religione.
Ma amplia ed innalza e sostiene sopra ogni altro diritto i diritti dei produttori; abolisce o riduce la centralità soverchiante dei poteri costituiti; scompartisce le forze e gli officii; cosicché dal gioco armonico delle diversità sia fatta sempre vigorosa e più ricca la vita comune.
V - La Reggenza protegge, difende, preserva tutte le libertà e tutti i diritti popolari; assicura l'ordine interno con la disciplina e con la giustizia; si studia di ricondurre i giorni e le opere verso quel senso di virtuosa gioia che deve rinnovare dal profondo il popolo finalmente affrancato da un regime uniforme di soggezioni e di menzogne; costantemente si sforza di elevare la dignità e di accrescere la prosperità di tutti i cittadini, cosicché il ricevere la cittadinanza possa dal forestiero essere considerato nobile titolo e altissimo onore,come era un tempo il vivere con legge romana.
VI - Tutti i cittadini dello Stato, d'ambedue i sessi, sono e si sentono eguali davanti alla nuova legge.L'esercizio dei diritti riconosciuti dalla costituzione non può essere menomato né soppresso in alcuno se non per consegueza di giudizio pubblico e di condanna solenne.
VII - Le libertà fondamentali di pensiero, di stampa, di riunione, di associazione sono dagli statuti garantite atutti i cittadini.
Ogni culto religioso è ammesso, è rispettato e può edificare il suo tempio; ma nessun cittadino invochi la suacredenza e i suoi riti per sottrarsi all'adempimento dei doveri prescritti dalla legge viva.
L'abuso delle libertà statutarie, quando tenda a un fine illecito e turbi l'equilibrio della convivenza civile, può essere punito da apposite leggi; ma queste non devono in alcun modo ledere il principio perfetto di esse libertà.
VIII - Gli statuti garantiscono a tutti i cittadini d'ambedue i sessi: l'istruzione primaria in scuole chiare e salubri; l'educazione corporea in palestre aperte e fornite, il lavoro remunerato con un minimo di salario bastevole a ben vivere; l'assistenza nelle infermità, nella invalitudine, nella disoccupazione involontaria; la pensione di riposo per la vecchiaia; l'uso dei beni legittimamente acquistati; l'inviolabilità del domicilio; l'habeas corpus; il risarcimento dei danni in caso di errore giudiziario o di abusato potere.
IX - Lo Stato non riconosce la proprietà come il dominio assoluto della persona sopra la cosa, ma la considera come la più utile delle funzioni sociali.
Nessuna proprietà può essere riservata alla persona quasi fosse una sua parte; né può esser lecito che tal proprietario infingardo la lasci inerte o ne disponga malamente, ad esclusione di ogni altro.
Unico titolo legittimo di dominio su qualsiasi mezzo di produzione e di scambio è il lavoro.
Solo il lavoro è padrone della sostanza resa massimamente fruttuosa e massimamente profittevole all'economia generale.
X - Il porto, la stazione, le strade ferrate comprese nel territorio fumàno sono proprietà perpetua
incontestabile ed inalienabile dello Stato.
È concesso - con un Breve del Porto franco - ampio e libero esercizio di commercio, di industria, di navigazione a tutti gli stranieri come agli indigeni, in perfetta parità di buon trattamento e immunità da gabelle ingorde e incolumità di persone e di cose.
XI - Una Banca nazionale del Carnaro, vigilata dalla Reggenza, ha l'incarico di emettere la carta moneta e di eseguire ogni altra operazione di credito.
Una legge apposita ne determinerà i modi e le regole, distinguendo nel tempo medesimo i diritti gli obblighi e gli oneri delle Banche già nel territorio operanti e di quelle che fossero per esservi fondate.
XII - Tutti i cittadini d'ambedue i sessi hanno facoltà piena di scegliere e di esercitare industrie professioni arti e mestieri.
Le industrie iniziate e alimentate dal denaro estraneo e ogni esercizio consentito a estranei troveranno le loro norme in una legge liberale.
XIII - Tre specie di spiriti e di forze concorrono all'ordinamento al movimento e all'incremento
dell'università: i Cittadini; le Corporazioni; i Comuni.
XIV - Tre sono le credenze religiose collocate sopra tutte le altre nella università dei Comuni giurati: la vita è bella, e degna che severamente e magnificamente la viva l'uomo rifatto intiero dalla libertà; l'uomo intiero è colui che sa ogni giorno inventare la sua propria virtù per ogni giorno offrire ai suoi fratelli un nuovo dono; il lavoro, anche il più umile, anche il più oscuro, se sia bene eseguito, tende alla bellezza e orna il mondo.
DEI CITTADINI
XV - Hanno grado e titolo di cittadini nella Reggenza tutti i cittadini presentemente noverati nella libera città di Fiume; tutti i cittadini appartenenti alle altre comunità che chiedono di far parte del nuovo Stato e vi sieno accolte; tutti coloro che per pubblico decreto del popolo sieno di cittadinanza privilegiati; tutti coloro che, avendo chiesta la cittadinanza legale, l'abbiano per decreto ottenuta.
XVI -I cittadini della Reggenza sono investiti di tutti i diritti civili e politici nel punto in cui compiono il ventesimo anno di età.
Senza distinzione di sesso diventano legittimamente elettori ed eleggibili per tutte le cariche
.
XVII - Saranno privi dei diritti politici, con regolare sentenza, i cittadini condannati in pena d'infamia; ribelli al servizio militare per la difesa del territorio; morosi al pagamento delle tasse; parassiti incorreggibili a carico della comunità, se non sieno corporalmente incapaci di lavorare per malattia o per vecchiezza.
DELLE CORPORAZIONI
XVIII - Lo Stato è la volontà comune e lo sforzo comune del popolo verso un sempre più alto grado di materiale e spirituale vigore. Soltanto i produttori assidui della ricchezza comune e i creatori assidui della potenza comune sono nella Reggenza i compiuti cittadini e costituiscono con essa una sola sostanza operante, una sola pienezza ascendente.
Qualunque sia la specie del lavoro fornito, di mano o d'ingegno, d'industria o d'arte, di ordinamento o di eseguimento, tutti sono per obbligo inscritti in una delle dieci Corporazioni costituite che prendono dal Comune l'imagine della lor figura, ma svolgono liberamente la loro energia e liberamente determinano gli obblighi mutui e le mutue provvidenze.
XIX - Alla prima Corporazione sono inscritti gli operai salariati dell'industria, dell'agricoltura, del
commercio, dei trasporti; e gli artigiani minuti e i piccoli proprietarii di terre che compiano essi medesimi la fatica rurale o che abbiano aiutatori pochi e avventizii.
La Corporazione seconda raccoglie tutti gli addetti ai corpi tecnici e amministrativi di ogni privata azienda industriale e rurale, esclusi i comproprietarii di essa azienda.
Nella terza si radunano tutti gli addetti alle aziende commerciali, che non sieno veri operai; e anche da questa sono esclusi i comproprietarii.
La quarta Corporazione associa i datori d'opra in imprese d'industria, d'agricoltura, di commercio, di trasporti, quando essi non siano soltanto proprietarii e comproprietarii ma - secondo lo spirito dei nuovi statuti - conduttori sagaci e accrescitori assidui dell'azienda.
Sono compresi nella quinta tutti i pubblici impiegati comunali e statuali di qualsiasi ordine.
La sesta comprende il fiore intellettuale del popolo: la gioventù studiosa e i suoi maestri: gli insegnanti delle scuole pubbliche e gli studenti degli istituti superiori; gli scultori, i pittori, i decorati, gli architetti, i musici, tutti quelli che esercitano le arti belle, le arti sceniche, le arti ornative.
Della settima fanno parte tutti quelli che esercitano professioni libere non considerate nelle precedenti rassegne.
L'ottava è costituita dalle Società cooperatrici di produzione, di lavoro e di consumo, industriali e agrarie; e non può essere rappresentata se non dagli amministratori alle Società stesse preposti.
La nona assomma tutta la gente di mare.
La decima non ha arte né novero né vocabolo.
La sua pienezza è attesa come quella della decima Musa.
È riservata alle forze misteriose del popolo in travaglio e in ascendimento. È quasi una figura votiva consacrata al genio ignoto, all'apparizione dell'uomo novissimo, alle trasfigurazioni ideali delle opere e dei giorni, alla compiuta liberazione dello spirito sopra l'ànsito penoso e il sudore di sangue.
È rappresentata, nel santuario civico, da una lampada ardente che porta inscritta un'antica parola toscana dell'epoca dei Comuni, stupenda allusione a una forma spiritualizzata del lavoro umano: «Fatica senza fatica».
XX - Ogni corporazione svolge il diritto di una compiuta persona giuridica compiutamente riconosciuta dallo Stato. Sceglie i suoi consoli; manifesta nelle sue adunanze la sua volontà; detta i suoi patti, i suoi capitoli, le sue convenzioni; regola secondo la sua saggezza e secondo le sue esperienze la propria autonomia; provvede ai suoi bisogni e accresce il suo patrimonio riscotendo dai consociati una imposta pecuniaria in misura della mercede, dello stipendio, del profitto d'azienda, del lucro professionale; difende in ogni campo la sua propria classe e si sforza di accrescerne la dignità; si studia di condurre a perfezione la tecnica delle arti e dei mestieri; cerca di disciplinare il lavoro volgendolo verso modelli di moderna bellezza; incorpora lavoratori minuti per animarli e avviarli a miglior prova; consacra gli obblighi del mutuo soccorso; determina le provvidenze in favore dei compagni infermi o indeboliti; inventa le sue insegne, i suoi emblemi, le sue musiche, i suoi canti, le sue preghiere; instituisce le sue cerimonie e i suoi riti; concorre, quanto più magnificamente possa, all'apparato delle comuni allegrezze, delle feste anniversarie, dei giuochi terrestri e marini; venera i suoi morti, onora i suoi decani, celebra i suoi eroi.
XXI - Le attinenze fra la Reggenza e le Corporazioni, e fra l'una e l'altra corporazione, sono regolate nei modi medesimi che gli statuti definiscono nel regolare le dipendenze fra i poteri centrali della Reggenza e i Comuni giurati, e fra l'uno e l'altro Comune.
I soci di ciascuna Corporazione costituiscono un libero corpo elettorale per eleggere i rappresentanti al Consiglio dei Provvisori.
Ai consoli delle Corporazioni e alle loro insegne è dovuto nelle cerimonie pubbliche il primo luogo.
DEI COMUNI
XXII - Si ristabilise per tutti i Comuni l'antico «potere normativo», che è il diritto d'autonomia pieno: il diritto particolare di darsi proprie leggi, entro il cerchio del diritto universo.
Essi esercitano in sé e per sé tutti i poteri che la Costituzione non attribuisce agli officii legislativi esecutivi e giudiziarii della Reggenza.
XXIII - A ogni Comune è data ampissima facoltà di formarsi un corpo unitario di leggi municipali,
variamente derivate dalla consuetudine propria, dalla propria indole, dall'energia trasmessa e dalla nuova coscienza. Ma deve ogni Comune chiedere per i suoi statuti la mallevadoria della Reggenza, che la concede: quando essi statuti non contengano nulla di palesemente o copertamente contrario allo spirito della Costituzione; quando essi statuti sieno approvati accettati votati dal popolo e possano essere riformati o emendati dalla volontà della schietta maggioranza cittadina.
XXIV - Ai Comuni è riconosciuto il diritto di condurre accordi, di praticare componimenti, di concludere trattati fra loro, in materia di legislazione e di amministrazione.
Ma è fatto a essi obbligo di sottoporli all'esame del Potere esecutivo centrale
.
Se il Potere stima che tali accordi componimenti trattati sieno in contrasto con lo spirito della Costituzione, li raccomanda per il giudizio inappellabile alla Corte della Ragione.
Se la Corte li dichiara illegittimi e invalidi, il potere esecutivo della Reggenza provvede a romperli e disfarli.
XXV - Quando l'ordine interno di un Comune sia turbato da fazioni, da sopraffazioni, da macchinazioni, o da una qualunque altra forma di violenza e d'insidia, quando l'integrità e la dignità di un Comune sieno minacciate o lese da un altro Comune prevaricante, il Potere esecutivo della Reggenza interviene mediatore e pacificatore, se richiedano l'intervento le autorità comunali concordi, se lo richieda il terzo dei cittadini esercitanti i diritti politici nel luogo stesso.
XXVI - Ai Comuni segnatamente si appartiene fondare l'istruzione primaria secondo le norme stabilite dal Consiglio scolastico dello Stato; nominare i giudici comunali; instituire e mantenere la polizia comunale; mettere imposte; contrarre prestiti nel territorio della Reggenza, o anche fuori del territorio ma con la mallevadoria del Governo che dimandato non la concede se non nei casi di manifesta necessità.
DEL POTERE LEGISLATIVO
XXVII - Esercitano il potere legislativo due corpi formati per elezione: il Consiglio degli Ottimi; il
Consiglio dei Provvisori.
XXVIII - Eleggono il Consiglio degli Ottimi, nei modi del suffragio universale diretto e segreto, tutti i cittadini della Reggenza che abbiano compiuto il ventesimo anno di età e che sieno investiti dei diritti politici.
Ogni cittadino votante della Reggenza può essere assunto al Consiglio degli Ottimi.
XXIX - Gli Ottimi durano nell'officio tre anni. Sono eletti in ragione di uno per ogni migliaio di elettori; ma in ogni caso non può il loro numero essere di sotto al trenta. Tutti gli elettori formano un corpo elettorale unico. L'elezione si compie nei modi del suffragio universale e della rappresentanza proporzionale.
XXX - Il Consiglio degli Ottimi ha potestà ordinatrice e legislatrice nel trattare: del Codice penale e civile, della Polizia, della Difesa nazionale, della Istruzione pubblica secondaria, delle Arti belle, dei Rapporti fra lo Stato e i Comuni.
Il Consiglio degli Ottimi per ordinario non si aduna sé non una volta l'anno, nel mese di ottobre, con brevità spiccatamente concisa.
XXXI - Il Consiglio dei Provvisori si compone di sessanta eletti, per elezione compiuta nei modi del suffragio universale segreto e con la regola della rappresentanza proporzionale.
Dieci Provvisori sono eletti dagli operai d'industria e dai lavoratori della terra; dieci dalla gente di mare; dieci dai datori d'opra; cinque dai tecnici agrarii e industriali; cinque dagli addetti alle amministrazioni delle aziende private; cinque dagli insegnanti delle scuole pubbliche, dagli studenti delle scuole superiori, e dagli altri consociati della sesta Corporazione; cinque dalle professioni libere; cinque dai pubblici impiegati; cinque dalle Società cooperatrici e di produzione, di lavoro e di consumo.
XXXII - I Provvisori durano nell'officio due anni. Non sono eleggibili se non appartengono alla
Corporazione rappresentata.
XXXIII - Per ordinario il Consiglio dei Provvisori si aduna due volte l'anno, nei mesi di maggio e di novembre, usando nel dibattito il modo laconico. Ha potestà ordinatrice e legislatrice nel trattare del Codice commerciale e marittimo; delle Discipline che conducono il lavoro continuato; dei Trasporti; delle Opere pubbliche; dei Trattati di commercio, delle dogane, delle tariffe, e d'altre materie affini; della Istruzione tecnica e professionale; delle Industrie e delle Banche; delle Arti e dei Mestieri.
XXXIV - Il Consiglio degli Ottimi e il Consiglio dei Provvisori si riuniscono una volta l'anno in un sol corpo, sul principio del mese di dicembre, costituendo un grande Consiglio nazionale sotto il titolo di Arengo del Carnaro.
L'Arengo tratta e delibera delle Relazioni con gli altri Stati; della Finanza e del Tesoro; degli Alti Studii; della riformabile Costituzione; dell'ampliata libertà.
DEL POTERE ESECUTIVO
XXXV - Esercitano il potere esecutivo della Reggenza sette Rettori partitamente eletti dall'Assemblea nazionale, dal Consiglio degli Ottimi, dal Consiglio dei Provvisori.
Il Rettore degli Affari Esteri, il Rettore delle Finanze e del Tesoro, il Rettore dell'Istruzione pubblica sono eletti dall'Assemblea nazionale.
Il Rettore dell'Interno e della Giustizia, il Rettore della Difesa nazionale sono eletti dal Consiglio degli Ottimi.
Il Consiglio dei Provvisori elegge il Rettore dell'Economia pubblica e il Rettore del Lavoro.
Il Rettore degli Affari Esteri assume titolo di Primo Rettore, e rappresenta la Reggenza al cospetto degli altri Stati «primus inter pares».
XXXVI - L'officio dei sette Rettori è stabile e continuo. Delibera di ogni cosa che non competa
all'amministrazione corrente. Il Primo Rettore regola il dibattito, e ha voto decisivo in caso di parità.
I Rettori sono eletti per un anno, e non sono rieleggibili se non per una volta sola.
Ma, dopo l'intervallo di un anno, possono essere novamente nominati.
DEL POTERE GIUDIZIARIO
XXXVII - Partecipano del potere giudiziario: i Buoni uomini, i Giudici del Lavoro, i Giudici togati, i Giudici del Maleficio, la Corte della Ragione.
XXXVIII - I Buoni uomini, eletti per fiducia popolare da tutti gli elettori dei varii comuni in misura del numero, giudicano delle controversie civili e commerciali sino al valore di cinquemila lire e sentenziano delle colpe che cadano sotto pene di durata non superiore a un anno.
XXXIX – I Giudici del Lavoro delle controversie singolari fra i salariati e i datori d'opra, fra gli stipendiati e i datori d'opra.
Essi costituiscono collegi di giudici nominati dalle Corporazioni che eleggono il Consiglio dei Provvisori.
In questa misura: due dagli operai d'industrie e dai lavoratori della terra; due dalla gente di mare; due dai datori d'opra; uno dai tecnici industriali ed agrarii; uno dalle libere professioni; uno dagli addetti alle amministrazioni delle private aziende; uno dagli impiegati pubblici; uno dagli Insegnanti, dagli studenti degli Istituti superiori e dagli altri socii della sesta Corporazione; uno dalle Società cooperatrici di produzione, di lavoro e di consumo.
I Giudici del Lavoro hanno facoltà di dividere in sezioni i loro collegi per sollecitare i giudizii, servitori pronti d'una giustizia leggera ed espeditissima.
Alle sezioni ricongiunte compete il giudizio d'appello.
XL - I Giudici togati giudicano di tutte quelle questioni civili commerciali e penali in cui i Buoni uomini e i Giudici del Lavoro non abbiano competenza, eccettuate quelle spettanti ai Giudici del Maleficio.
Costituiscono il Tribunale d'appello per le sentenze dei Buoni uomini.
Sono dalla Corte della Ragione scelti per concorsi fra i cittadini addottorati in legge.
XLI - Sette cittadini giurati, assistiti da due supplenti e presieduti da un Giudice togato, compongono il Tribunale del Maleficio, che giudica tutti i delitti di colore politico e tutti quei misfatti che sieno da punire con la privazione della libertà corporale per un tempo superiore al triennio.
XLII - Eletta dal Consiglio nazionale, la Corte della Ragione si compone di cinque membri effettivi e di due supplenti.
Dei membri effettivi almeno tre, dei supplenti almeno uno, saranno scelti fra i dottori di legge.
La Corte della Ragione giudica degli atti e decreti emanati dal Potere legislativo e dal Potere esecutivo, per accettarli conformi alla costituzione; di ogni conflitto statutario fra il Potere legislativo e il Potere esecutivo, fra la Reggenza e i Comuni, fra Comune e Comune, fra la Reggenza e le Corporazioni, fra la Reggenza e i privati, fra i Comuni e le Corporazioni, fra i Comuni e i privati; dei casi di alto tradimento contro la Reggenza per opera di cittadini partecipi del Potere legislativo e dell'esecutivo; degli attentati al diritto delle genti; delle contestazioni civili fra la Reggenza e i Comuni, fra Comune e Comune; delle trasgressioni commesse da partecipi dei poteri; delle questioni riguardanti i diritti di cittadinanza e i privi di patria; delle questioni di competenza fra i vani magistrati giudiciali.
La Corte della Ragione rivede in ultima istanza le sentenze e nomina per concorso i Giudici togati.
Ai cittadini costituiti in Corte della Ragione è fatto divieto di tenere alcun altro officio, sia nella sede sia in altro comune.
Né possono essi esercitare professione o industria o mestiere per tutta la durata della carica.
DEL COMANDANTE
XLIII - Quando la Reggenza venga in pericolo estremo e veda la sua salute nella devota sintonia d'un solo, che sappia raccogliere eccitare e condurre tutte le forze del popolo alla lotta e alla vittoria, il Consiglio nazionale solennemente adunato nell'Arengo può nominare a viva voce per voto il Comandante e a lui rimetterà la potestà suprema senza appellazione.
Il Consiglio determina il più o men breve tempo dall'imperio non dimenticando che nella Repubblica romana la dittatura durava sei mesi.
XLIV - Il Comandante, per la durata dell'imperio, assomma tutti i poteri politici e militari, lagislativi ed esecutivi.
I partecipi del Potere esecutivo assumono presso di lui officio di segretarii e commissarii.
XLV - Spirato il termine dell'imperio, il Consiglio nazionale si raduna e delibera di riconfermare il
Comandante nella carica, oppure di sostituire in suo luogo un altro cittadino, oppure di deporlo, o anche di bandirlo.
XLVI - Ogni cittadino investito dei diritti politici, sia o non sia partecipe dei poteri della Reggenza, può essere eletto al supremo officio.
DELLA DIFESA NAZIONALE
XLVII - Nella Reggenza italiana del Carnaro tutti i cittadini, d'ambedue i sessi, dall'età di diciassette anni all'età di cinquantacinque, sono obbligati al servizio militare per la difesa della terra.
Fatta la cerna, gli uomini validi servono nelle forze di terra e di mare, gli uomini meno atti e le donne salde servono nelle ambulanze, negli ospedali, nelle amministrazioni, nelle fabbriche d'armi, e in ogni altra opera ausiliaria, secondo l'attitudine e secondo la perizia di ognuno.
XLVIII - A tutti i cittadini che durante il servizio militare abbiano contratto una infermità insanabile, e alle loro famiglie in bisogno, è dovuto il largo soccorso dello Stato.
Lo Stato adotta i figli dei cittadini gloriosamente caduti in difesa della terra, soccorre i consanguinei se siano in distratta, raccomanda i nomi dei morti alla memoria della generazioni.
XLIX - In tempo di pace e di sicurezza, la Reggenza non mantiene l'esercito armato; ma tutta la nazione resta armata, nei modi prescritti dall'apposita legge, e allena con sagace sobrietà le sue forze di terra e di mare.
Lo stretto servizio è limitato ai periodi d'istruzione e ai casi di guerra guerreggiata o di pericolo prossimo.
In periodo d'istruzione e in caso di guerra, il cittadino non perde alcun dei suoi diritti civili e politici; e può esercitarli quando sieno conciliabili con la necessità della disciplina attiva.
DELL'ISTRUZIONE PUBBLICA
L - Per ogni gente di nobile origine la coltura è la più luminosa delle armi lunghe.
Per la gente adriatica, di secolo in secolo costretta a una lotta senza tregua contro l'usurpatore incolto, essa è più che un'arme: è una potenza indomabile come il diritto e come la fede
.
Per il popolo di Fiume, nell'atto medesimo della sua rinascita a libertà, diviene il più efficace strumento di salute e di fortuna sopra l'insidia estranea che da secoli la stringe.
La coltura è l'arma contro la corruzioni. La coltura è la saldezza contro le deformazioni.
Sul Carnaro di Dante il culto dalla lingua di Dante è appunto il rispetto e la custodia di ciò che in tutti i tempi fu considerato come il più prezioso tesoro dei popoli, come la più alta testimonianza dalla loro nobiltà originaria, come l'indice supremo del loro sentimento di dominazione morale.
La dominazione morale è la necessità guerriera del nuovo Stato. L'esaltazione delle belle idee umane sorge dalla sua volontà di vittoria.
Mentre compisce la sua unità, mentre conquista la sua libertà, mentre instaura la sua giustizia, il nuovo Stato deve sopra tutti i suoi propositi proporsi di difendere conservare propugnare la sua unità la sua libertà la sua giustizia nella regione dello spirito.
Roma deve qui essere presente nella sua coltura.
L'Italia deve qui essere presente nella sua coltura.
Il ritmo romano, il ritmo fatale del compimento, deve ricondurre su le vie consolari l'altra stirpe inquieta che s'illude di poter cancellare le grandi vestigia e di poter falsare la grande storia.
Nella terra di specie latina, nella terra smossa dal vomere latino, l'altra stirpe sarà foggiata o prima o poi dallo spirito creatore della latinità: il quale non è se non una disciplinata armonia di tutte quelle forze che concorrono alla formazione dell'uomo libero.
Qui si forma l'uomo libero.
E qui si prepara il regno dello spirito, pur nello sforzo del lavoro a nell'acredine del traffico.
Per ciò la Reggenza italiana del Carnaro pone alla sommità delle sue leggi la coltura del popolo; fonda sul patrimonio della grande coltura latina il suo patrimonio.
LI - È instituita nella città di Fiume una Università libera, collocata in un vasto edificio capace di contenere ogni maggiore aumento di studi e di studiosi, retta dai suoi proprii statuti come la Corporazione.
Sono nella città di Fiume instituite una Scuola di Arti belle, una Scuola di Arti decorative, una Scuola di Musica, poste sopra l'abolizione di ogni vizio e pregiudizio magistrali, condotte dal più sincero e ardito spirito di ricerca della novità, rette da un acume atto a purificarle dall'ingombro dei mal dotati e a scevarare i buoni dai migliori e a secondare i migliori nella scoperta di sé e dei nuovi rapporti fra la materia difficile e il sentimento umano.
LII - Provvede a ordinare le Scuole medie il Consiglio degli Ottimi; provvede a ordinare le Scuole tecniche e professionali il Consiglio dei Provvisori; provvede a ordinare gli Alti Studii il Consiglio Nazionale.
In tutte le scuole di tutti i Comuni l'insegnamento della lingua italiana ha privilegio insigne.
Nelle Scuole medie è obbligatorio l'insegnamento dei diversi idiomi parlati in tutta la Reggenza italiana del Carnaro.
L'insegnamento primario è dato nella lingua parlata dalla maggioranza degli abitanti di ciascun Comune e nella lingua parlata dalla minoranza in corsi paralleli.
Se alcun Comune tenti di sottrarsi all'obbligo d'istituire tali corsi, la Reggenza esercita il suo diritto di provvedervi, aggravando della spesa il Comune.
LIII - Un Consiglio scolastico determina l'ordine e il modo dell'insegnamento primario, che è d'obbligo nelle scuole di tutti i Comuni.
L'insegnamento del canto corale fondato su i motivi della più ingenua poesia paesana e l'insegnamento dell'ornato su gli esempii della più fresca arte rustica hanno il primo luogo.
Compongono il Consiglio un rappresentante di ciascun Comune, due rappresentanti delle Scuole medie, due delle Scuole tecniche e professionali, due degli Istituti superiori, eletti dagli insegnanti e dagli studenti, due della Scuola di Musica, due della Scuola di Arti decorative.
LIV - Alle chiare pareti delle scuole aerate non convengono emblemi di religione né figure di parte politica.
Le scuole pubbliche accolgono i seguaci di tutte le confessioni religiose, i credenti di tutte le fedi, e quelli che possono vivere senza altare e senza Dio. Perfettamente rispettata è la libertà di coscienza. E ciascuno può fare la sua preghiera tacita
.
Ma ricorrono su le pareti quelle iscrizioni sobrie che eccitano l'anima e, come i temi d'una sinfonia eroica, ripetute non perdono mai il loro potere di rapimento.
Ma ricorrono sulle pareti le imagini grandiose di quei capolavori che con la massima potenza lirica interpretano la perpetua aspirazione e la perpetua implorazione degli uomini.
DELLA RIFORMA STATUTARIA
LV - Ogni sette anni il grande Consiglio nazionale si aduna in assemblea straordinaria per la riforma della Costituzione.
Ma la Costituzione può essere riformata in ogni tempo, quando sia chiesto dal terzo dei cittadini in diritto di voto.
Hanno facoltà di proporre emendamenti al testo della Costituzione i membri del Consiglio nazionale, le rappresentanze dei Comuni, la Corte della Ragione, le Corporazioni.
DEL DIRITTO D'INIZIATIVA
LVI -Tutti i cittadini appartenenti ai corpi elettorali hanno il diritto d'iniziare proposte di leggi che riguardino le materie riservate all'opera dell'uno o dell'altro Consiglio, rispettivamente.
Ma l'iniziativa non è valida se almeno il quarto degli elettori, per l'uno o per l'altro Consiglio, non la promuova e non la sostenga.
DELLA RIPROVA POPOLARE
LVII - Tutte le leggi sancite dai due corpi del Potere legislativo possono essere sottoposte alla riprova del consenso o del dissenso pubblico quando la riprova sia domandata da un numero di elettori eguale per lo meno al quarto dei cittadini in diritto di voto.
DEL DIRITTO DI PETIZIONE
LVIII - Tutti i cittadini hanno diritto di petizione verso i corpi legislativi che da essi furono per buon diritto eletti.
DELLA INCOMPATIBILITÀ
LIX - Nessun cittadino può esercitare più di un potere né partecipare di due corpi legislativi nel tempo medesimo.
DELLA RIVOCAZIONE
LX - Ogni cittadino può essere rivocato dall'officio che occupa quando egli perda i diritti politici per sentenza confermata dalla Corte della Ragione, quando la rivocazione sia imposta per voto schietto dalla metà più uno degli inscritti al corpo elettorale.
DELLA RESPONSABILITÀ
LXI - Tutti i partecipi dei poteri e tutti i pubblici ufficiali della Reggenza sono penalmente e civilmente responsabili del danno che allo Stato al Comune alla Corporazione al semplice cittadino rechino le loro trasgressioni, per abuso, per incuria, per codardia, per inettezza.
DELLA RETRIBUZIONE
LXII - A tutti gli ufficiali pubblici, nominati negli statuti e collocati nel nuovo ordinamento, è fatta una retribuzione giusta; che una legge votata dal Consiglio nazionale determina di anno in anno.
DELLA EDILITÀ
LXIII - È instituito nella Reggenza un collegio di Edili, eletto con un discernimento fra gli uomini di gusto puro, di squisita perizia, di educazione novissima.
Più che l'edilità romana il collegio rinnovella quegli «Ufficiali dell'Ornato» della città che nel nostro Quattrocento componevano una via o una piazza con quel medesimo senso musicale che li guidava nell'apparato di una pompa repubblicana o in una rappresentazione carnascialesca.
Esso presiede al decoro dal vivere cittadino; cura la sicurezza la decenza la sanità degli edifizii pubblici e della case particolari; impedisce il deturpamento delle vie con fabbriche sconce o mal collocate; allestisce la feste civiche di terra e di mare con sobria eleganza, ricordandosi di quei padri nostri a cui per fare miracoli di gioia bastava la dolce luce, qualche leggera ghirlanda, l'arte del movimento e dell'aggruppamento umano; persuade i lavoratori che l'ornare con qualche segno di arte popolesca la più umile abitazione è un atto pio, e che v'è un sentimento religioso del mistero umano e della natura profonda nel più semplice segno che di generazione in generazione si trasmette inciso o dipinto nella madia, nella culla, nel telaio, nella conocchia, nel forziere, nel giogo; si studia di ridare al popolo l'amore della linea bella e del bel colore nelle cose che servono alla vita d'ogni giorno, mostrandogli quel che la nostra gente vecchia sapesse fare con un leggero
motivo geometrico con una stella con un fiore con un cuore con un serpe con una colomba un boccale, sopra un orcio, sopra una mezzina, sopra una panca, sopra un cofano, sopra un vassoio; si studia di dimostrare al popolo perché e come lo spirito delle antiche libertà comunali si manifestasse non soltanto nelle linee, nei rilievi, nelle connettiture delle pietre, ma perfino nell'impronta dell'uomo posta sul l'utensile fatto vivente e potente; infine, convinto che un popolo non può avere se non l'architettura che meritano la robustezza delle sue ossa e la nobiltà della sua fronte, si studia di incitare e di avviare intraprenditori e costruttori a comprendere come le nuove materie - il ferro il vetro i cementi - non domandino se non di essere inalzate alla vita armoniosa nelle invenzioni della nuova architettura.
DELLA MUSICA
LXIV - Nella Reggenza italiana dal Carnaro la Musica è una istituzione religiosa e sociale.
Ogni mille, ogni duemila anni sorge dalla profondità del popolo un inno e si perpetua.
Un grande popolo non è soltanto quello che crea il suo Dio a sua simiglianza ma quello che anche crea il suo inno per il suo Dio.

Se ogni rinascita d'una gente nobile è uno sforzo lirico, se ogni sentimento unanime e creatore è una potenza lirica, se ogni ordine nuovo è un ordine lirico nel senso vigoroso e impetuoso della parola, la Musica considerata come un linguaggio rituale è l'esaltatrice dell'atto di vita, dell'opera di vita.
Non sembra che la grande Musica annunzi ogni volta alla moltitudine intenta e ansiosa il regno dello spirito?

Il regno dello spirito umano non è cominciato ancora.
«Quando la materia operante su la materia potrà tener vece delle braccia dell'uomo, allora lo spirito comincerà a intravedere l'aurora della sua libertà» disse un uomo adriatico, un uomo dalmatico: il cieco veggente di Sebenico.
Come il grido del gallo eccita l'alba, la musica eccita l'aurora: «excitat auroram».
Intanto negli strumenti del lavoro e del lucro e del gioco, nelle macchine fragorose che anch'esse
obbediscono al ritmo esatto come la poesia, la Musica trova i suoi movimenti e le sue pienezze.
Delle sue pause è formato il silenzio della decima Corporazione.
LXV - Sono istituti in tutti i Comuni della Reggenza corpi corali e corpi istrumentali con sovvenzione dallo Stato.
Nella città di Fiume al collegio degli Edili è commessa l'edificazione di una Rotonda capace di almeno diecimila uditori, fornita di gradinate comode per il popolo e d'una vasta fossa per l'orchestra e per il coro.
Le grandi celebrazioni corali e orchestrali sono «totalmente gratuite» come dai padri della Chiesa è detto delle grazie di Dio.
«Statutum et ordinatum est. Iuro ego»
E questo, nel 1920.
Buona lettura...

Teatro Scienza 2009

Che sia un anno questo per la Scienza di nuovo impulso in tema di ricerca e aiuti economici (soprattutto pubblici), ce lo auguriamo di tutto cuore; come ci auguriamo che la storica firma del Presidente degli Stati Uniti d'America, riguardo la possibilità di utilizzare cellule staminali embrionali per la ricerca, sia di buono auspicio affinchè ulteriori aperture si possano concretamente realizzare, a conforto di chi pone realmente al centro la vita, la crescita e il futuro dell'umanità sopra ogni e qualsiasi dogma.
Così, in scenari che auspichiamo possano volgere al meglio in 'scienza e coscienza' ( con buona pace della Chiesa), lunedì 16 marzo 2009 sarà al volta dei 'piccoli scienzati' a tenere banco e attenzione nella sede dell'Universatà Statale di Milano: i giovani delle scuole elementari e medie occuperanno l'Aula Magna per la seconda edizione di " Teatro Scienza 2009 ".
L'iniziativa, che punta ad appassionare i giovani allo studio delle scienze attraverso il teatro, è sostenuta e organizzata dalla Fondazione SilvioGrassetto Tronchetti Provera con la Fondazione Umberto Veronesi e il Piccolo Teatro, il Politecnico di Milano, l'Università degli Studi di Milano\Bicocca e Scienza Under 18.
Spettacoli e giochi di squadra sul web per imparare divertendosi, attraverso la scuola di Teatro con "Facciamo luce sulla materia - lo spettacolo della fisica" e alcune scene tratte da "Darwin…tra le nuvole" di Giulio Giorello per la regia di Stefano de Luca.
L'evento di apertura sarà condotto da Alessandro Cecchi Paone con Alberto Colorni, professore di Ricerca Operativa presso il Politecnico di Milano. Prevista la partecipazione dello stesso Marco Tronchetti Provera e di Umberto Veronesi, presidente della Fondazione Veronesi e del Comitato Scientifico di Teatro Scienza 2009.
Eloisa Dacquino
Lunedì 16 marzo 2009 - dalle ore 10.30 alle 13 - presso l'Aula Magna dell'Università degli Studi di Milano in Via Festa del Perdono, 7

Brigantesse, rivoltose, tarantolate, streghe

'Qualunque cosa sia dio, giustizia è figlia di un tempo lunghissimo e ha le sue origini nella natura' (Euripide)
'Civiltà antichissima raffinata e complessa, quella delle donne delle comunità arcaiche che curavano i malati, determinavano i tempi della festa, del piacere, della vita e della morte.. che credeva ogni cosa governata da un'anima intelligente e senziente, con cui comunicare...cultura che Chiesa e Stato demonizzarono e distrussero'.

Questo il racconto - ancora oggi difficile - delle culture minoritarie, dei popoli marginali, subalterni, avversari del potere costituito; di società e comunità di donne ( uomini) liberi, che vivevano a stretto contatto con la natura, nell'affascinante ricostruzione della storia delle streghe e delle 'donne contro' che Michela Zucca affronta nell'interessante libro ' Donne delinquenti', per i tipi della Simone edizioni.
Attraverso la raccolta e l'esame di miti e leggende, di racconti e modi di dire, Michela Zucca ridà voce e dignità a chi non ha potuto tramandare 'la propria versione dei fatti', a donne 'contro' cacciate a suon di roghi e benedizioni dalle città in cui dominava il clero per rifugiarsi sulle Alpi; attraverso trame di frammenti (racconti, atti di processi e cronache salvate dalla distruzione), emerge il senso nascosto, profondo, di vite intrecciate a una trama che ancora resiste e vive.
Storie di donne a chiudere questa settimana di "celebrazioni", per dimostrare che un altro mondo è possibile e sopravvive nel ricordo e nella memoria della gente delle Alpi e delle montagne.
Ancora alle donne, dopo l'8 di marzo, il mio personale invito.

Specializzata in antropologia alpina e storia della stregoneria, Michela Zucca ha svolto il suo lavoro di campo fra gli sciamani sudamericani amazzonici; fondatrice della rete delle donne delle Alpi, lavora al centro di ecologia alpina di Trento e si occupa di sviluppo sostenibile di aree rurali marginali, formazione, valorizzazione del territorio, progetti europei.
Con 'Donne delinquenti' riprende i fili della tradizione aprendoci a un mondo, a un sentire comune, per troppo tempo relegato nell’oblio della memoria, invitandoci ancora a cantare, contare, incantare: il filo rosso della 'rivolta' di genere fatta di gesti, sentimenti tramandati e di lenta opposizione non si è ancora spezzato.
Nei nostri cuori, la rivoluzione è solo iniziata.
Eloisa Dacquino

"Oltre il muro": le donne di Annie Wobbler

Con uno degli spettacoli più attesi della stagione “Oltre il muro”, Elisabetta Pozzi sarà in scena al Teatro Libero di Milano dal 12 al 15 marzo con “Annie Wobbler ", di Arnold Wesker.
Nello spettacolo tre donne si inseguono, si citano e si anticipano l'un l'altra. L'autore si sofferma sul linguaggio, sul travaglio, sul flusso verbale interiore del “Personaggio Donna”. Wesker fruga nell'identità multipla della voce portante, nell'animo di una protagonista che si sdoppia, si triplica, orienta le battute verso zone oscure di sé, dialogando con interlocutori di riflesso e di comodo che somigliano a un io-diverso.

La storia è presto detta: ANNIE è una vecchia signora sola e abbandonata , una sorta di barbona che va a servizio da una povera famiglia di ebrei, ricorda la sua triste vita e descrive la famiglia presso cui lavora.
Presa dallo sfaccendio inutile e attento dei vecchi, esegue i suoi piccoli riti, inseguendo la trama intricata dei ricordi, fino alla nenia che porta verso la trance, il punto di non ritorno, la dissolvenza. Quando ha finito, si toglie gli stracci che ha indosso e si trasforma in ANNA, una studentessa da poco laureata, dai capelli rossi vestita con un abito nero, indecisa se andare o meno all'appuntamento con il suo ragazzo che si rivelerà in seguito diverso da quelli precedenti, per poi vestire i panni di ANNABELLA, scrittrice il cui terzo romanzo è un grande successo, che di sé decide di dare un'immagine ingannevole: nella prima intervista offre un'immagine di modestia; nella seconda un'immagine di scrittrice arrogante e nella terza, stanca di recitare, rivela la sua - una scrittrice terrorizzata dalla paura di essere mediocre.
Bandita dunque ogni morale indotta, qualunque vittimismo esemplare, Elisabetta Pozzi mette in scena uno spettacolo in cui la profondità e la capacità di esternare è donna: cosa che Wesker , del temperamento femminile, ha percepito a fondo, rivelandolo.

Formatasi presso la scuola del Teatro di Genova, Elisabetta Pozzi ha iniziato a recitare spettacoli a fianco di Giorgio Albertazzi che la sceglie come protagonista, ne "Il fu Mattia Pascal";per le sue interpretazioni è stata insignita di quattro Premi Ubu, due premi della critica ed il Premio E. Duse.
Teatro Libero - via Savona 10 - Milano - biglietteria@teatrolibero.it - www.teatrolibero.it

Rain, pioggia di buonumore allo Strehler

Rappresentato con successo in tutto il mondo, dal 10 al 22 marzo il Piccolo Teatro Strehler ospiterà il Cirque Éloize con 'Rain', spettacolo che fonde teatro, circo, acrobazia ,danza, giocoleria e musica.
Piove, per questo anticipo di primavera sul Piccolo di Milano e sono gocce di energia ed emozioni che corrono dal palcoscenico alla platea, per uno spettacolo che rappresenta il secondo momento di “La Trilogia del Cielo”, progetto da poco giunto a compimento tra la compagnia canadese e il regista Daniele Finzi PascaIn Nomade - dichiara il regista - abbiamo alzato lo sguardo e abbiamo scoperto che, la notte, il cielo è infinito; in Rain, da quel cielo è piovuta su di noi una libertà nostalgica; in Nebbia, il cielo scende come un mantello che copre le nostre spalle e protegge i nostri sogni".

Daniele Finzi Pasca si ispira al mondo dei sogni, alle immagini della propria infanzia e con Rain sfoglia le pagine della memoria: in un teatro, una compagnia di artisti circensi prova uno spettacolo, tra ricordi di amori vissuti, passioni segrete, frammenti di intimità.
Amo ancora quella sensazione di libertà - dichiara il regista - le scarpe piene d’acqua, i vestiti inzuppati, i capelli fradici. ‘Lascia che piova’, usavamo dire. Era come se qualsiasi cosa il cielo ci regalasse fosse benaccetta, sole o pioggia, non faceva differenza; le cose più inaspettate venivano dal cielo: messaggi, segni, promesse. Sul nostro palcoscenico non cadrà solo la pioggia,pioveranno anche sorprese,lo spettacolo è pervaso da un sentimento particolare, una sorta di nostalgia, come un insolito bisogno di ritornare nella casa in cui sei nato, la casa in cui un tempo viveva la tua famiglia, dove sono le tue radici. A casa nostra chiamavamo questa bellissima e dolce malinconia che si prova mentre si guarda il tramonto ‘pioggia negli occhi’. Voglio che questo spettacolo sia come una carezza, semplice, diretta, piena di sensualità e di tenera speranza”.

Dimenticatevi dunque il grigiore del cielo quando piove e unitevi alle danze: Rain è danzare sotto la pioggia, è la felicità assoluta che appare negli occhi dei bambini mentre saltano nelle pozzanghere a piedi nudi.

Piccolo Teatro Strehler -largo Greppi M2 Lanza - Milano

CANTO POPOLARE: parole e suoni per Pier Paolo Pasolini


Un incontro tra tre diverse personalità artistiche per un concerto intenso tra poesia e musica: ‘Canto Popolare’ in scena al Teatro Oscar dal 6 al 15 marzo, propone un percorso poetico all’interno dell’opera di uno dei più grandi scrittori del ’900 italiano, a cui l’eccezionale talento di Maddalena Crippa dà voce e vita, insieme alle atmosfere musicali realizzate da Paolo Schianchi.


La voce di Maddalena Crippa, raffinata e intensa attrice, si veste dell’opera e del pensiero di Pasolini: artista segnato e tormentato egli stesso dalle vicende del nostro paese, ‘indagato’, insultato, oltraggiato, mai realmente scoperto e ancora oggi amato, tra le pieghe di espressioni molteplici che lo hanno visto partecipare e soccombere alla società a lui contemporanea, mette a nudo - nella sua opera - l’unico linguaggio che non muta: quello del dolore.

Un ‘canto popolare’ questo, che incontra paesaggi musicali composti ed eseguiti dal vivo da un grande chitarrista, per una interprete d’eccezione; la domanda ora è: sapranno mettere a nudo il Pasolini dalla sconvolgente densità poetica?

Teatro Oscar · via Lattanzio, 58 · Milano - produzione TIEFFE Filodrammatici Teatro Stabile

ROMBI TUONI SCOPPI SCROSCI TONFI BOATI


Musiche e declamazioni futuriste


A cento anni dalla pubblicazione del Manifesto futurista, Radio3 dedica una serata dal vivo alle espressioni musicali e vocali della principale avanguardia artistica italiana.


Un pianista, un flauto, un quartetto d'archi, i virtuosismi di un sopramo, ma anche cento fischietti e alcune sirene, "suonati" dal pubblico presente nella Sala A di Via Asiago, daranno vita a un concerto nel quale il confine tra suono, rumore, improvvisazione e performance scomparirà.

Daniele Lombardi, tra i massimi esperti e studiosi della musica futurista, propone brani di rara esecuzione scovati negli archivi dei compositori dell'epoca.

Daniele Timpano, giovane talento della drammaturgia italiana, declama frammenti dei Manifesti futuristi, propone ricette della Cucina futurista di Marinetti e Fillia, recita l'Incendiario di Palazzeschi e declama alcune Liriche radiofoniche di Fortunato Depero.
Daniele Lombardi pianoforte - Roberto Fabbriciani flauto - Susanna Rigacci soprano - FuturQUARTETTO della Fondazione Musicale Santa Cecilia di Portogruaro
Silvia Mazzon violino - Valentina Danelo violino - Federico Furlanetto viola -
Giacomo Grava violoncello - Daniele Timpano voce recitante
In diretta dalla Sala A di Via Asiago, 10 - venerdì 6 marzo

Volgar’Eloquio

Nei luoghi-simbolo di Milano da giovedì 5 a lunedì 9 marzo 22 grandi appuntamenti con Franco Branciaroli, Marco Paolini, Toni Servillo, Davide Van De Sfroos, Antonella Ruggiero, Piero Mazzarella, Giulia Lazzarini, Ferruccio Soleri, Stefano de Luca, Teka P, Patrizia Laquidara, Taranta Power, Tonino Guerra, Franco Loi.
Ideato da Massimo Zanello, Assessore alle Culture, Identità e Autonomie della Lombardia, Volgar’Eloquio è un evento interamente dedicato alla cultura del dialetto, per celebrare l’identità, le radici, la tradizione attraverso la musica, il teatro e la poesia.

Per cinque giorni, dal 5 al 9 marzo 2009, Milano sarà il palcoscenico di un viaggio nelle radici della nostra cultura attraverso 22 appuntamenti nei luoghi simbolo della città, dal Piccolo Teatro alla Basilica di San Marco, dal Teatro dal Verme alla Casa circondariale di San Vittore, in compagnia di grandi artisti: Franco Branciaroli, Marco Paolini, Toni Servillo, Giulia Lazzarini, Piero Mazzarella, Antonella Ruggiero, Davide Van De Sfroos, Teka P, Patrizia Laquidara, Taranta Power, Ferruccio Soleri, Stefano de Luca, Tonino Guerra, Franco Loi e altri ancora.

La nostra Regione”, spiega Massimo Zanello, “è la prima ad approvare una legge che tutela e sostiene i beni culturali immateriali. Finalmente potremo valorizzare nella maniera migliore una lingua, un idioma, una serie di musiche, i canti popolari, la poesia, la letteratura locale: tutto ciò che è vera cultura e che viene riconosciuto come un bene immateriale. Ho personalmente ideato, realizzato e portato avanti questa legge importante e innovativa. Partendo da qui, presentiamo questa grande manifestazione culturale che celebra il nostro patrimonio più prezioso, quella cultura intangibile e affascinante che viene trasmessa di generazione in generazione e che racconta, attraverso espressioni, conoscenze, pratiche e rituali le radici e le identità del nostro territorio”.

La musica, il teatro e la poesia sono il cuore di Volgar’Eloquio che coinvolge grandi protagonisti della scena e del mondo della cultura per condividere con il pubblico una piacevole riscoperta delle proprie radici: “Ho condiviso con entusiasmo questa iniziativa con Massimo Zanello per più di un motivo”, spiega il direttore del Piccolo Teatro, Sergio Escobar. “Mentre si fa un gran parlare di identità, Volgar’Eloquio rappresenta una preziosa occasione per riflettere con uno spirito nuovo su questo concetto. Identità non può essere chiusura, ma consapevolezza di un racconto che ha radici nella memoria. Esso offre strumenti che ci aiutano a superare la paura del nuovo, a interpretare e governare i cambiamenti”.
“La rassegna inoltre”,
aggiunge Escobar, “è una formidabile occasione per riaffermare la centralità della parola e la sua forza, per rilanciare il ruolo del teatro inteso come linguaggio che si apre ad altri linguaggi – la musica, la poesia – superando ogni barriera culturale, sociologica e ideologica. L’iniziativa infine si inserisce pienamente nella tradizione del Piccolo Teatro, che nella sua storia e nella sua azione ha sempre vissuto questi valori”.
Accanto all’assessore Massimo Zanello interverranno Gian Luigi Beccaria, professore di Storia della lingua italiana all’Università di Torino, Franco Lurà, direttore del Centro di dialettologia e di etnografia della Svizzera Italiana, Giorgio Mulè, direttore di Studio Aperto e Franco Brevini.
Dunque una grande kermesse in cui spettacoli ed eventi saranno ad ingresso libero, tranne il concerto di lunedì 9 marzo al Teatro Dal Verme per il quale è previsto un biglietto d’ingresso a cinque euro.
Per informazioni tel. 848.800.304 www.volgareloquio.it - www.piccolocard.it

C'era un' orchestra ad Aushwitz


La quarta edizione di Teathralìe, organizzata dall’ Unione Femminile Nazionale presso i propri spazi di Corso di Porta Nuova 32 a Milano, ha per titolo Storie di donne - donne di Storia.
Tra pathos ed ironia, tra quotidianità e Storia, racconta vite di donne che hanno plasmato con coraggio e creatività il proprio tempo. Sei appuntamenti da ottobre a marzo, in cui più attrici si confrontano e sperimentano diverse forme di narrazione.

Mercoledì 4 marzo è di scena la Compagnia Alma Rosè: due voci narranti a dare vita al diario della pianista Fania Fenélon - deportata ad Auschwitz nel '44 - che diede vita all'unica orchestra femminile mai esistita in tutti campi di concentramento della Germania e dei territori occupati. “La nostra idea di teatro – dichiarano Annabella Di Costanzo, Manuel Ferreira e Elena Lolli - è quella di lavorare in piena autonomia, di pensiero e di ricerca, seguendo i desideri del momento e le necessità, cosa che ci ha portato a spaziare dalla fiaba a tematiche di tipo politico e civile, trovando di volta in volta spunti e temi di riflessione diversi. Oltre che nei teatri operiamo anche in situazioni non teatrali e in tutti quei luoghi di aggregazione, della cultura, del sociale, del lavoro, che sono interessati a promuovere insieme a noi dialogo riflessione emozione.Sogniamo un teatro che ritorni a essere rito civile, che sia il più vicino possibile alle persone, che si confronti direttamente con il territorio in cui è nato e perciò lavoriamo in questa direzione.”

Storie di donne , musiche e parole per non dimenticare.
Ingresso gratuito Unione Femminile Nazionale - C.so di Porta Nuova, 32 – Milano - 4 marzo 2009, ore 19.00 aperitivo finale

La Milano di Piero Mazzarella e Giulia Lazzarini

Milano diventa ‘città dei dialetti’ grazie a due interpreti prestigiosi, Piero Mazzarella e Giulia Lazzarini, in scena al Circolo Filologico Milanese dal 2 al 15 marzo con uno spettacolo del Piccolo Teatro in cui esplorano il linguaggio dialettale di varie regioni italiane dipingendo un ritratto crudele, visionario, a blocchi di sequenze pressoché autonome, su più stagioni della storia di Milano: la Milano durante la guerra del ‘15-’18, la Milano degli anni ’30 del fascismo, la Milano, e l’Italia, del presente. Documentario fantastico quello in scena, tra pittura, teatro e cinema, dove il codice di lettura è quello del dialetto, la lingua che muore e con lei i sentimenti che contiene, la verità, la pietà, la rivolta.

Giulia Lazzarini e Piero Mazzarella si alternano nella lettura scenica di pagine memorabili: si va dalla sceneggiatura di 'La terra trema' di Luchino Visconti alle 'Baruffe Chiozzotte' di Goldoni, entrambi a raccontare di pescatori e delle loro fatiche per sopravvivere, per poi osservare le vite dei poveri nella versione di Strehler di 'El Nost Milan' per arrivare, attraverso Manzoni e De Flippo, fino a Delio Tessa.

Concerto” a due voci, dunque, per una mostra-spettacolo in cui il Piccolo ‘gioca fuori casa’, accompagnandoci in uno straordinario viaggio in un universo culturale dimenticato, nell’era della massificazione televisiva , del tutto ignoto ai giovani; e proprio per i giovani è stato pensato “Milano, città dei dialetti”, un progetto di Piero Mazzarella e Giuseppina Carutti che dal 6 marzo si incrocia con la rassegna “Volgar’Eloquio” promossa dalla Regione Lombardia, assessorato alle Culture, Identità e Autonomie.

Pietà e rivolta, oppressi e oppressori , per un affresco da non mancare.

Circolo Filologico Milanese - Via Clerici, 10 – dal 2 al 15 marzo 2009

Enigma?


L'uomo arrischia il suo percorso, il cammino del logos, sui sentieri pericolosi della sapienza.
Ma alla fine l'uomo "conoscerà se stesso", come predica la parola apollinea?I responsi della sapienza non sono mai trasparenti, ma ambigui o oscuri, comunque reticenti: sempre nascondono una trappola la cui posta in gioco è la vita.
Edipo arriva alle porte di Tebe in tre tappe - tre scene dell'azione teatrale: a Corinto il dialogo con la madre Merope; a Delfi lo scambio con la Pizia, e infine l'incontro con la Sfinge alle porte della città. Indovinelli, proverbi, enigmi, costellano la vicenda mitica che proprio mediante la soluzione di giochi di parole sembra dipanarsi per poi inevitabilmente riaggrovigliarsi.
L'uomo - Edipo, il campione del logos, vittima ed eroe di questa storia saprà (vorrà) rispondere all'ultimo indovinello?’.

Nel segno del teatro della sfinge, alla Scatola Magica dello Strehler Luca Lazzareschi e Galatea Ranzi portano in scena testi antichi e moderni per un’azione teatrale che spazia da Sofocle, Platone, Tesauro, Kafka, Lacan, Dürrenmatt.

Piccolo Teatro Strehler - Scatola Magica - 2 marzo 2009, ore 17.00 - Ingresso libero fino ad esaurimento posti