Dalla bohème milanese alla Roma bizantina

noi siamo i figli dei padri ammalati: aquile al tempo di mutar le piume, svolazziamo muti, attoniti, affamati, sull’agonia di un nume.” (Emilio Praga- Penombre-1864)

Nella bella cornice della Biblioteca di via Senato, inaugura la mostra a ingresso libero ‘La Scapigliatura e Angelo Sommaruga’, dal 26 giugno al 22 novembre 2009, organizzata con il contributo del Comune di Milano - settore Cultura - in concomitanza con l’esposizione ‘Scapigliatura. Un pandemonio per cambiare l’arte’ allestita a Palazzo Reale.
Partendo dai testi, dalle riviste e dai documenti della Scapigliatura e attraverso l’inedito Fondo Angelo Sommaruga ( di proprietà della Fondazione Biblioteca di via Senato, qui esposto per la prima volta), l’esposizione intende evidenziare come la Scapigliatura non sia stata solamente un episodio locale di imitazione delle mode artistiche d’Oltralpe, ma uno dei momenti più caratterizzanti della cultura italiana dell’800.
In una società che andava inesorabilmente cambiando, la Scapigliatura si è lentamente trasformata in quella che viene definita la letteratura della Nuova Italia, precorrendo temi che troveranno ampio spazio nelle avanguardie del primo ‘900, anche grazie all’opera intelligente dell’editore Sommaruga -ormai dimenticato dai più- anche per le traversie politiche ed economiche che lo tennero a lungo lontano dall’Italia.
Sommaruga provenendo dal mondo della bohèmien milanese seppe portare, all’indomani della proclamazione di Roma capitale, una ventata di radicale novità nel mondo sonnacchioso dei salotti romani.

Curata da Annie-Paule Quinsac - storica dell’arte e curatrice anche della mostra allestita a Palazzo Reale - Giuseppe Farinelli – docente ordinario di Letteratura Italiana Moderna e Contemporanea presso l’Università Cattolica di Milano e Matteo Noja – conservatore della Biblioteca di via Senato - la mostra realizzata in collaborazione con la Civica Raccolta delle Stampe “Achille Bertarelli”, nonchè la Biblioteca Comunale Centrale – Palazzo Sormani- è arricchita da opere di Ernesto Bazzaro, Luigi Conconi, Tranquillo Cremona, Eugenio Pellini, Daniele Ranzoni, Paolo Troubetzkoy, una sezione dedicata alle caricature e libri, riviste,documenti di Carducci, d’Annunzio, De Amicis, Verga, Matilde Serao.

La Scapigliatura e Angelo Sommaruga’

dal 26 giugno al 22 novembre 2009 Fondazione Biblioteca di via Senato 14 – Milano – da martedì a domenica ore 10-18 orario continuato - chiuso il lunedì - Ingresso libero

Ciao Nina

" Io devo a Paolo Grassi e Giorgio Strehler tutto quello che ho imparato della vita: comprensione, tolleranza, indulgenza, e soprattutto umanità, la facoltà di riconoscere e apprezzare gli autentici valori che la vita man mano ci offre. Ho passato giornate intere a cercare di separare Paolo e Giorgio in lite per la data della prima, per il numero di prove, che si prendevano a calci, si buttavano i posacenere… ma discutevano di cultura, una cosa che sarà sempre alla base della vita. Cosa è stata la vita del Piccolo? Arte e cultura ma dentro c’era la vita… perché il teatro nella società rappresenta un luogo dove gli uomini vanno ad ascoltare le parole di altri uomini. Ed è questa la vera solidarietà.
Certo la nascita del Piccolo fu importante per scuotere Milano e i milanesi, ma lo fu soprattutto per l’Europa che, da subito, colse la novità dell’esperienza. La Francia, allora così all’avanguardia per la teorizzazione di un teatro nuovo, voleva i nostri spettacoli, eravamo amatissimi dai teatri dei Paesi scandinavi e riuscimmo, con le tournée americane, ad affascinare anche gli Stati Uniti e l’America del Sud. Il Piccolo era accolto con calore, sia per l’alta poetica delle rappresentazioni strehleriane, sia per la perfezione della macchina produttiva e gestionale.
Il Piccolo ha dovuto inventarsi molte cose nel campo della gestione aziendale, oltre che in quello dell’arte. Nel 1947, anno della nascita del Piccolo, riuscimmo a coinvolgere nella nostra impresa molti industriali milanesi, la grande borghesia imprenditoriale, da Pirelli a Adriano Olivetti, a quella grande figura che fu Mattioli, il presidente della Banca Commerciale Italiana. Ma devo dire che, per primi, abbiamo ideato molte iniziative nel campo della promozione e della gestione del nostro teatro: dai contatti con il mondo della pubblicità, alla creazione degli abbonamenti, all’organizzazione del pubblico tra le scuole e i sindacati e, più recentemente, l’informatizzazione della biglietteria. E siamo forse stati l’unico teatro che si fa certificare il bilancio da una società competente.
Come teatro stabile, abbiamo avuto una produzione molto particolare, in quanto abbiamo lavorato all’estero organizzando un’attività completa, con approfondimenti culturali e dibattiti intorno ad ogni spettacolo. Molti teatri privati allestiscono qualche spettacolo all’estero, ma non in modo sistematico come il Piccolo. La nostra attività è molto più apprezzata all’estero che nel nostro Paese, avaro di riconoscimenti pubblici nei confronti delle proprie istituzioni culturali.
Ho fatto qualche tournée con la compagnia all’estero e ho ricordi molto belli di ogni spettacolo. Mi ha colpita molto, quando siamo andati a Los Angeles con “La tempesta”, la straordinaria reazione del pubblico americano, un po’ infantile, diversa dalla nostra: quando Ariel volava, gli spettatori emettevano gridolini come bambini. In URSS la partecipazione era anche maggiore, commovente, con un approfondimento inimmaginabile. Ma dappertutto abbiamo avuto grande successo.
Ricordo opere innovatrici che abbiamo portato al Piccolo, il Living e il Bread and Puppet.
E rammento volentieri registi e autori venuti a lavorare al Piccolo, da Patrice Chéreau, che in un certo senso è nato da noi, a Grüber, Bob Wilson e soprattutto Brecht, un uomo molto semplice, discreto, interessante, fuori dei cliché dell’uomo che si mette in evidenza, con una grande ricchezza interiore, al pari di sua moglie, Helene Weigel." Nina Vinchi
dal volume “Piccolo è il mondo”, edito da Piccolo Teatro e Fiera Milano, 2006 - foto Busacca

Modi di morire

Organizzato dall’Unione Femminile Nazionale e dalla Libera Università delle Donne in collaborazione con Associazione A77, martedì 16 giugno presso la sede milanese dell’Unione, Maddalena Gasparini e Maria Nadotti incontreranno Iona Heath , autrice di “Modi di Morire”.

Medico di base, la Heath lavora dal 1975 presso il Caversham Group Practice di Kentish Town, nella zona di Camden, a Londra. Da oltre vent’anni componente del Council of the Royal College of General Practitioners, dal 1997 al 2003 ha presieduto l’Health Inequalities Standing Group e dal 1998 al 2004 il Committee on Medical Ethics. Dal 1997 al 1999 ha fatto parte della Royal Commission on Long Term Care for the Elderly e dal 2004 al 2007 della Human Genetics Commission. Attualmente presiede il College’s International Committee e l’Ethics Committee del “British Medical Journal”.
Autrice di vari saggi, tra cui The Mystery of General Practice (1996) e – in collaborazione con Patricia E. Hutt e Roger Neighbour – Confronting an Ill Society: David Widgery, General Practice, Idealism and the Chase for Change, con “Modi di morire” (Bollati Boringhieri, 2008) affronta il tema delicato del rapporto tra medico e paziente.
Che cosa succede quando la medicina è messa in scacco da una malattia terminale o semplicemente dalla vecchiaia? Che rapporto si instaura tra medico e paziente, quando il crinale tra vita e morte si fa sempre più sottile? Come dialogare con chi sta per lasciarci? Come accompagnarlo senza ridurlo a oggetto di inutile accanimento terapeutico? Come e quando passare dalla cura all’alleviamento? Come rendere più lieve e dignitoso il trapasso? Che grado di autonomia rivendicare al termine della vita, sia come individui sia nell’esercizio della professione medica? Quali possibilità, in una società come la nostra, che la morte assuma una valenza sociale?’

Martedì 16 giugno, ore 20.30 - Unione Femminile Nazionale - C.so di Porta Nuova, 32 - 20121 Milano

La strana coppia della danza

Approda allo Strehler di Milano dal 16 al 18 giugno “Three Solos and a Duet” : così lontani, così vicini tra loro, Mikhail Baryshnikov e Ana Laguna sono la più stupefacente strana coppia della danza di oggi.

Lui è “the greatest living dancer”: dalle vette del balletto russo, l’ex transfuga Misha non ha fatto altro che cambiare tutto per non cambiare niente; è rimasto se stesso, una superstar curiosa, perfezionista, inguaribilmente snob. Dopo essere stato il più musicale dei 'Principi del balletto zarista', ha frequentato a lungo il neo-modern e post-modern Usa di Twyla Tharp e Mark Morris per poi concedersi qualche ardita “escursione”: ha calzato tacchi vertiginosi come Achille per il provocatorio Richard Move, si è calato nei panni del fascinoso Aleksandr Petrovsky nel cult tv “Sex & the City”.
Di lei, la spagnola Ana, si sa molto meno: da sempre musa del marito coreografo, lo svedese Mats Ek, è un’antidiva defilata dalla mondanità, immune da qualsiasi vanità femminile. Interprete di viscerale espressività, ha saputo scolpire a piedi nudi creature borderline per le poetiche coreografie contemporanee di Ek. Insieme, Misha & Ana formano una miscela esplosiva.

Con grande smacco di chi vorrebbe la danza perennemente congelata in una smagliante gioventù, ecco la lezione di due sublimi sessantenni. Non salgono in cattedra, ma scivolano nelle angustie del quotidiano - tratteggiato da un tavolo e un tappeto - simulacri di una vita qualunque in cui cullarsi, specchiarsi, accapigliarsi, ritrovarsi.

È “Place”, una tessitura di gesti minuti modellata sui corpi intelligenti di Baryshnikov e Laguna da uno dei maestri più sensibili della scena contemporanea - Mats Ek - che per i due ha adattato anche il suo “Solo for Two”, originariamente concepito per Sylvie Guillem e Niklas Ek, su musica di Arvo Pärt, in cui si intrecciano solitudine, distanza e desiderio tra una donna e un uomo a lungo sospirato.

E' il nuovissimo assolo per Baryshnikov sul la “Valse Fantasie” di Mikhail Glinka - ideato dall’ex direttore del Balletto del Bolshoi Alerei Ratmanski- e un secondo solo per Misha dal titolo “Years Later”, firmato nel 2007 dal francese Benjamin Millepied, principal dancer del New York City Ballet, su musiche di Philip Glass, Erik Satie e Akira Rabelais a riservare le sorprese forse più 'ardite' per questi sessantenni, strana coppia in assolo, da non mancare.


Piccolo Teatro Strehler, largo Greppi (M2 Lanza) – dal 16 al 18 giugno 2009 ore 20.30 'Three Solos and a Duet'
Biglietteria telefonica 848800304 - www.piccoloteatro.org


La Masterclass di Ronconi


Al via domenica 14 giugno la quinta edizione di Masterclass: fino a martedì 30 giugno si alterneranno al Teatro Studio - in alcune sale prova e sul retropalco del Teatro Strehler - otto scuole provenienti da Cina, Ungheria, Russia, Regno Unito, Francia.


Realizzata in collaborazione con Pirelli RE, quest’anno la ‘Casa delle Scuole di Teatro’ ideata da Luca Ronconi, avrà tra gli ospiti d’onore Guido Ceronetti, che porterà in teatro frammenti dalla sua raccolta ‘Le ballate dell’angelo ferito’, viaggio intorno alla fragilità della condizione umana; il “clown da teatro” Pierre Byland - come lo definì Jacques Lecoq - alla cui prestigiosa scuola l’artista si formò, che terrà un workshop dal titolo ‘La scoperta del clown interiore’; l’Accademia Teatrale di Shanghai - istituzione con cui il Piccolo ha stabilito alcune stagioni fa un protocollo di scambio - che oltre a portare in scena un lavoro teatrale legato a un autore cinese contemporaneo, è anche protagonista di un laboratorio su Pirandello.
Tra le novità la Scuola Superiore Shepkin di Mosca, che lo scorso anno ha ospitato la prima avventura della neonata Accademia Internazionale della Commedia dell’Arte diretta da Ferruccio Soleri e che propone un excursus tra i classici del teatro russo del Novecento; la Scuola del Piccolo che conclude il primo anno del suo percorso triennale con una performance dal titolo “Variazioni sul clown”, riprendendo le fila di quel tema della clownerie variamente approfondito nei numerosi workshop.
Ad un pubblico di universitari, provenienti da dieci diverse istituzioni (Università IULM - Libera Università di Lingue e Comunicazione, Scuola d'Arte Drammatica Paolo Grassi, Nuova Accademia di Belle Arti Milano NABA, Università degli Studi di Milano, Università Commerciale Luigi Bocconi, Università degli Studi di Milano-Bicocca, Università Cattolica del Sacro Cuore, Politecnico di Milano, Accademia di Comunicazione, Università di Düsseldorf) è dedicato un progetto di formazione coordinato da Emiliano Bronzino, regista del Piccolo Teatro ed assistente di Luca Ronconi, che prevede la partecipazione alle dimostrazioni-spettacolo, ad incontri con registi e compagnie e al workshop con Pierre Byland.

Introduce la Masterclass il seminario ‘La filosofia del comico’, organizzato in collaborazione con la cattedra di Estetica dell’Università degli Studi di Milano, per raccontare la comicità dell’infelicità attraverso i secoli, dagli antichi a Beckett, a Nietsche, a Deleuze.


Masterclass - La Casa delle Scuole di Teatro
Piccolo Teatro Studio - Piccolo Teatro Strehler
14-30 giugno 2009


Per informazioni sulle modalità di accesso agli spettacoli: masterclass@piccoloteatromilano.it.
Per lo spettacolo di Guido Ceronetti, posto unico 10 euro

Diavolo di un Buzzati!


'Art&Music Festival 2009' inaugura con un grande evento il calendario di appuntamenti nella città di Milano: giovedì 11 e venerdì 12 giugno al Piccolo Teatro Studio sarà in scena la prima rappresentazione assoluta della versione originale di “Ferrovia soprelevata”, racconto musicale in sei episodi del grande Dino Buzzati musicato da Luciano Chailly, uno dei più significativi compositori del secondo Novecento italiano.

La riscoperta è straordinaria: una storia surreale, una forma mista di teatro e musica, di commedia e melodramma, nella quale musica e testo si sviluppano in simbiosi perfetta; una partitura musicale originalissima, priva di archi, nella quale si combinano fiati, tastiere e una schiera di percussioni.

Così Buzzati ha riassunto la fantasiosa vicenda: “ Un diavolo, spedito in missione sulla terra col nome di Max per condurre a perdizione le anime, si innamora proprio della ragazza ch’egli è riuscito a rovinare, di nome Laura. Da qui la sua conversione; affronta la pericolosa incognita di un elettroshock che non si può prevedere quale risultato dia, e che infatti lo trasforma in cane. Ciò non gli impedisce di riscattare la sua natura demoniaca con un gesto eroico e disperato insieme, buttandosi sotto al treno dei diavoli che portano Laura all’inferno. E lo fa deragliare. Così la storia si conclude per Max in un ipotetico paradiso, con la soddisfazione di tutti, tranne che di Belzebù, e con un gioioso alleluja”.
Come anticipato, si tratta della prima rappresentazione assoluta del testo originale, al quale, in occasione dell’unica rappresentazione del 1955, la commissione di censura aveva imposto radicali modifiche; l’intero quinto episodio, che rappresenta un esorcismo praticato da un vescovo, dovette essere completamente riscritto e trasformato in una seduta psicanalitica. Ciò provocava una dicotomia fra il testo nuovo e la musica scritta per quello precedente. La versione originale è stata ripristinata sulla base dei manoscritti autografi, pertanto l’opera andrà in scena per la prima volta come la vollero gli autori.
La parte dello speaker, che tiene le fila della vicenda che si svolge sulla scena, è stata affidata a un interprete “anomalo”: il famoso rapper Frankie Hi Nrg, mentre gli attori principali sono artisti familiari alle produzioni del Piccolo: Giorgia Senesi, Pierluigi Corallo, Giorgio Ginex, Sergio Leone. La regia è di Lisa Nava mentre l’Orchestra Milano Classica è diretta da Gianluca Capuano. La danzatrice iraniana Deniz Azhar Azari, il soprano Mya Fracassini e il baritono Davide Rocca completano lo sterminato cast, che prevede anche mimi, un coro misto (Rhaudenses Cantores diretti da Giovanni Scomparin) e un coro di voci bianche (Piccoli Cantori delle Colline di Brianza diretti da Floranna Spreafico).
Scene di Roberta Pagani, costumi di Margherita Maltese.

Info e prenotazioni: Piccolo Teatro 02.42411889 Biglietto: 10 euro

Serate Bastarde

" Esiste une versione ufficiale della storia ed esiste anche una versione ufficiale del nostro presente. In genere è raccontato dalla televisione (e dall’informazione). La televisione diventa la verità e nella vita cerchiamo di riprodurla. Per riuscirci occorre essere tendenzialmente belli, tendenzialment ricchi, tendenzialmente di successo, tendenzialmente arditi, tendenzialmente veloci, tendenzialmente sfrontati, tendenzialmente erotomani e insieme probi, tendenzialmente produttivi, tendenzialmente solari, tendenzialmente in una maggioranza, tendenzialmente automuniti. Ma c’è un problema: nella realtà siamo storti. Inadeguati. Tendenzialmente brutti, tendenzialmente senza soldi, recentemente senza futuro, tendenzialmente bugiardi. Non siamo ottimi figli, spesso neanche buoni genitori. Siamo umani. E, attualmente, nella crisi: ovvero nel momento terrificante e straordinario della separazione, nel momento della decisione. Un momento che separa ciò che è stato da ciò che potrebbe essere. Il passo dalla finanza alla filosofia è breve.
Serate Bastarde nasce dal desiderio di parlare delle nostre paure: paura di diventare poveri, paura che i vicini di casa ci sparino, paura degli arabi, paura delle malattie, paura di non essere amate per le ustioni che portiamo sul corpo, paura di rimanere fregate, paura di aprire la bocca e paura di morire senza aver aperto la bocca. E nasce dal desiderio di parlare delle nostre spinte rigeneratrici: le parole che rompono le convenzioni del linguaggio. E si sa che la rottura del linguaggio porta con sé la rottura dei complessi.
Raccontare tutto ciò senza la mediazione della metafora ma attraverso la corporalità suicidale dell’incontro diretto con lo spettatore.
Per questo, dentro al racconto, ci siamo messe dentro noi per prime, e il nostro corpo: un’ustionata di 4° grado, le nostre esperienze famigliari, i nostri lutti. Gli argomenti che affrontiamo son quelli delle grandi occasioni: sesso, morte e politica. Il linguaggio è quello del Satiro, quell’essere a membro eretto che aveva il compito di purificare la terra dagli spiriti maligni ostentando riso e linguaggio scurrile come affermazioni della potenza rigeneratrice della natura. Che ha il compito di attaccare i territori di premesse e pregiudizi in cui siamo incappate. E di contro il linguaggio della poesia che solleva il mondano e lo lancia nello spazio.
La vita è breve e la necessità della liberazione un dovere.
Il dovere di conoscere la verità dei fatti, di conoscere chi si è veramente al di là di quello che qualcuno ci richiede di essere.
In genere il mondo lo vediamo tratteggiato in maniera lungamente più grossolana della nostra intima consapevolezza del mondo stesso.
Ma la società si è strutturata per sottrarci il fuoco dell’indagine, la Sorpresa, e ancora peggio: l’Entusiasmo. Ci siamo strutturati per perdere l’uso della parola, la capacità di raccontare ciò che esattamente siamo, ciò che esattamente vorremmo essere(...)
La sorpresa di scoprire cosa c’è, attualmente, dietro alla guerra, dietro a un corpo martoriato dal fuoco, dentro alla casa di una pensionata costretta a lavorare a settant’anni, dietro alla morale della religione, dentro al lutto, dietro alla bandiera." Renata Ciaravino
ore 21.00 martedi 9 giugno ore 21.00 mercoledi 10 giugno ore 21.30
Piccolo Teatro Strehler/Scatola Magica - Milano
TriTTico Festival MIX Milano
Compagnia Dionisi
di Renata Ciaravino e di Carmen Pellegrinelli e Silvia Gallerano
con Ciaravino, Gallerano, Pellegrinelli,
Filmaking di Elvio Longato
Direzione tecnica di Carlo Compare
Produzione Marina Belli
Organizzazione Alessandra Maculan

Ready Made Butoh

Otto anni di ricerche, stage, spettacoli, per approfondire e realizzare una sintesi ed una convergenza tra le arti così dette visive, il teatro e la danza Butoh. Questo è il percorso artistico del gruppo Oloart.
Ready Made-Butoh - omaggiando due importanti artisti del secolo scorso -rievoca, in una chiave dada tra il drammatico, il surreale ed il grottesco, un teatro senza parola, di un fascino ed una suggestione che prende il pubblico e lo trascina in ambiti emozionali estremi. Oriente e occidente, danza e racconto teatrale, scultura e performance,musica contemporanea e visioni evocative, in un arte “olistica” di avanguardia.
Di Tadeutz Kantor i personaggi del teatro e della pittura vengono riproposti sulla scena in chiave Butoh. Il corpo degli interpreti è in bilico tra la disciplina della scultura, della danza e del teatro tra il drammatico ed il grottesco che ricorda l'opera teatrale “Classe Morta” dell’artista polacco.
Più surreale e provocatorio invece l’omaggio Marcel Duchamp dove gli interpreti liberano, in uno spirito decisamente “dada”, l’entusiasmo per la riscoperta dell’oggetto di uso comune così come un corpo di “uso comune” che sulla scena si carica di valenze sicuramente attinenti all’arte totale, l’arte della natura.

READY MADE BUTOH - Guppo Oloart
Domenica 7 giugnoh. 21,00 - Spazio Opera Osnago - Ingresso: 5 €