Pubblichiamo, condividendone ogni suo punto, la petizione per le donne di Pia Locatelli, Presidente dell'Internazionale Socialista delle donne.
"Ho sempre sostenuto che l’Europa conviene alle donne, in particolare alle donne italiane che, rispetto a quelle europee, vivono situazioni più difficili: basso tasso di occupazione, scarsa presenza nelle istituzioni e nei luoghi decisionali in generale, scarsi servizi sociali che consentano di conciliare vita professionale e familiare…
La condizione femminile in Italia vive una situazione di particolare difficoltà a causa di una ragione fondamentale: il nostro welfare, diversamente da quello di tanti Paesi europei, non ha mai ritenuto il lavoro di cura meritevole di considerazione. Provate a chiedervi su quali spalle pesi la cura dell’infanzia, quella delle persone anziane, quella dei disabili. Nella grande maggioranza dei casi sono spalle femminili, da sempre, sia quando la maggioranza delle donne stava fuori dal mercato del lavoro, sia quando, anno dopo anno, sempre più donne sono via via entrate a farne parte.
Purtroppo la politica, quasi esclusivamente in mani maschili, ha continuato a chiudere gli occhi di fronte alla realtà e anziché adeguare il sistema del welfare ai cambiamenti sociali che vedono le donne non più solo casalinghe ma anche lavoratrici attive, ha messo qualche pezza e qualche “risarcimento”, come l'anticipazione dell’età della pensione. Non è concettualmente sbagliato in questo caso parlare di una sorta di compensazione alle donne per aver continuato a reggere il welfare pur partecipando al mercato del lavoro.
Questa “compensazione differita” continua a svolgere il suo ruolo nella tenuta del sistema sociale anche ora che ormai moltissime giovani donne lavorano anche fuori casa ma i servizi all’infanzia non crescono proporzionalmente, anzi è vero il contrario. Sappiamo tutte che non c’è nulla di meglio delle “giovani nonne” che offrono pasti più digeribili delle scarse mense scolastiche, che suppliscono al tempo pieno sempre meno pieno, che offrono orari flessibili, che accolgono i bimbi anche quando hanno due linee di febbre.
Ora l’Europa dice basta alla pensione anticipata per le donne in nome dell'uguaglianza di genere, mostrando di vedere solo l’aspetto pensionistico di uno Stato sociale che, proprio per la sua struttura disattenta al lavoro di cura, fa dell’Italia il fanalino di coda quanto ad uguaglianza tra uomini e donne in tanti ambiti.
Invece noi siamo per l’uguaglianza di genere sempre, non a corrente alternata.
Non vogliamo difendere la situazione attuale lasciando le cose come stanno, ma nemmeno vogliamo avviare un cambio che penalizza le donne e rende la situazione ancor più dis-eguale. Siamo per uno scambio che preveda un’azione simultanea: più anni per andare in pensione, più diritti sociali che vengono dal lavoro di cura.
La proposta oggi sul tavolo manca di questo secondo aspetto ed è perciò inaccettabile. Fino a che la cura non entrerà nella polis, non saremo d’accordo ad alzare l’età pensionabile delle donne."
"Ho sempre sostenuto che l’Europa conviene alle donne, in particolare alle donne italiane che, rispetto a quelle europee, vivono situazioni più difficili: basso tasso di occupazione, scarsa presenza nelle istituzioni e nei luoghi decisionali in generale, scarsi servizi sociali che consentano di conciliare vita professionale e familiare…
La condizione femminile in Italia vive una situazione di particolare difficoltà a causa di una ragione fondamentale: il nostro welfare, diversamente da quello di tanti Paesi europei, non ha mai ritenuto il lavoro di cura meritevole di considerazione. Provate a chiedervi su quali spalle pesi la cura dell’infanzia, quella delle persone anziane, quella dei disabili. Nella grande maggioranza dei casi sono spalle femminili, da sempre, sia quando la maggioranza delle donne stava fuori dal mercato del lavoro, sia quando, anno dopo anno, sempre più donne sono via via entrate a farne parte.
Purtroppo la politica, quasi esclusivamente in mani maschili, ha continuato a chiudere gli occhi di fronte alla realtà e anziché adeguare il sistema del welfare ai cambiamenti sociali che vedono le donne non più solo casalinghe ma anche lavoratrici attive, ha messo qualche pezza e qualche “risarcimento”, come l'anticipazione dell’età della pensione. Non è concettualmente sbagliato in questo caso parlare di una sorta di compensazione alle donne per aver continuato a reggere il welfare pur partecipando al mercato del lavoro.
Questa “compensazione differita” continua a svolgere il suo ruolo nella tenuta del sistema sociale anche ora che ormai moltissime giovani donne lavorano anche fuori casa ma i servizi all’infanzia non crescono proporzionalmente, anzi è vero il contrario. Sappiamo tutte che non c’è nulla di meglio delle “giovani nonne” che offrono pasti più digeribili delle scarse mense scolastiche, che suppliscono al tempo pieno sempre meno pieno, che offrono orari flessibili, che accolgono i bimbi anche quando hanno due linee di febbre.
Ora l’Europa dice basta alla pensione anticipata per le donne in nome dell'uguaglianza di genere, mostrando di vedere solo l’aspetto pensionistico di uno Stato sociale che, proprio per la sua struttura disattenta al lavoro di cura, fa dell’Italia il fanalino di coda quanto ad uguaglianza tra uomini e donne in tanti ambiti.
Invece noi siamo per l’uguaglianza di genere sempre, non a corrente alternata.
Non vogliamo difendere la situazione attuale lasciando le cose come stanno, ma nemmeno vogliamo avviare un cambio che penalizza le donne e rende la situazione ancor più dis-eguale. Siamo per uno scambio che preveda un’azione simultanea: più anni per andare in pensione, più diritti sociali che vengono dal lavoro di cura.
La proposta oggi sul tavolo manca di questo secondo aspetto ed è perciò inaccettabile. Fino a che la cura non entrerà nella polis, non saremo d’accordo ad alzare l’età pensionabile delle donne."
Pia Locatelli
Presidente Internazionale socialista donne
Presidente Internazionale socialista donne