Potremmo definirlo 'musica e magia', non foss'altro per il richiamo costante del contrappunto e delle pause che in quest'opera di Paolo Repetto assurge a poesia pura, ad un respiro talmente alto che ci commuove in profondità e dal quale non si vorrebbe più tornare o voltarsi indietro, per quel senso di verticalità che solo certe cime riescono a donare. In un viaggio dove suoni e colori si intrecciano, dialogano, si respingono: dalle origini di Apollo ed Ermes a Ligeti e Rothko; da Cavalli a Shoenberg e Kandinskij; da Weber e Friedrich a Stravinskij e Picasso e poi Klee, de Staèl, Le Corbusier, Mondrian, Melotti. In una architettura sinfonica, in un misticismo del colore che cattura e innalza il nostro sentire in quella piramide di luce che offre il senso intimo di una felicità perduta, che ora ritroviamo in pagine di rara bellezza. Eloisa Dacquino
La visione dei suoni, Paolo Repetto, Il melangolo