Di un tempo in cui uomini e dei si parlavano, amavano, si scontravano e fors’ anche uccidevano, non v’è più traccia: nessun simbolo richiama più alla virtù e il cielo reclama ancora lo spaccio della bestia trionfante.
Così, nella piazza che un tempo radicava bellezza condivisa, tribuni dai modesti profili muovono l’orda selvaggia: privati degli dei e diseducati al bello, lasciamo che altri conducano il nostro destino verso l’impoverimento culturale, il sonno della ragione.
La bellezza – temiamo- se n’è andata a vantaggio dell’efficienza, delle graduatorie, del benessere materiale, del cosmopolitismo, dell’integrazione, in un paese ormai incapace di valorizzare e conservare le proprie istituzioni, i propri tesori artistici e architettonici, la propria identità.
Viviamo di un abbrutimento fatto di immagini che scorrono veloci e portano morte, sopraffazione, violenza; di un abbrutimento che intossica l’anima per il degrado delle periferie, per la mancanza di cura dell’arredo urbano.
In una forma che non è più sostanza e rimanda i nostalgici a un paradiso perduto, c’è bisogno che questa varia umanità distratta da falsi miti e reality show prenda coscienza che oggi - nel mondo in cui viviamo - la barbarie è tra noi e spinge verso un nuovo oscurantismo.
Così , tra delirio e profezia, scorrendo i titoli delle novità nella libreria non molto distante dal Palazzo, ci imbattiamo in un ‘celum stellatum’ per i tipi della Bollati Boringhieri: Giustizia e Bellezza, di Luigi Zoja.
Pensiamo: che sia quella giustizia e bellezza che invochiamo con tutto il nostro essere?
Così, nella piazza che un tempo radicava bellezza condivisa, tribuni dai modesti profili muovono l’orda selvaggia: privati degli dei e diseducati al bello, lasciamo che altri conducano il nostro destino verso l’impoverimento culturale, il sonno della ragione.
La bellezza – temiamo- se n’è andata a vantaggio dell’efficienza, delle graduatorie, del benessere materiale, del cosmopolitismo, dell’integrazione, in un paese ormai incapace di valorizzare e conservare le proprie istituzioni, i propri tesori artistici e architettonici, la propria identità.
Viviamo di un abbrutimento fatto di immagini che scorrono veloci e portano morte, sopraffazione, violenza; di un abbrutimento che intossica l’anima per il degrado delle periferie, per la mancanza di cura dell’arredo urbano.
In una forma che non è più sostanza e rimanda i nostalgici a un paradiso perduto, c’è bisogno che questa varia umanità distratta da falsi miti e reality show prenda coscienza che oggi - nel mondo in cui viviamo - la barbarie è tra noi e spinge verso un nuovo oscurantismo.
Così , tra delirio e profezia, scorrendo i titoli delle novità nella libreria non molto distante dal Palazzo, ci imbattiamo in un ‘celum stellatum’ per i tipi della Bollati Boringhieri: Giustizia e Bellezza, di Luigi Zoja.
Pensiamo: che sia quella giustizia e bellezza che invochiamo con tutto il nostro essere?
Così leggiamo: “ per la mentalità moderna, la distanza tra etica ed estetica è chiara. L’etica ha scopi universali. Possiamo sottrarci all’estetica ma non all’etica.I Greci, ai quali dobbiamo i due concetti, si sarebbero opposti a questa separazione. Non avevano codici che definissero bellezza o rettitudine. Ma esisteva un consenso generale su entrambi e anche sul fatto che erano intimamente legato. Erano due diverse facce della stessa qualità: la virtù, l’eccellenza.” .
E ancora: “ oggi, nel ricco e mai sazio Occidente, la massa ha accesso a una sovrabbondanza di beni di consumo quotidiano.. ma non ha quasi più accesso alla bellezza. Se hanno un senso le nostre considerazioni sul bisogno umano di sinergia tra etica ed estetica,diventa necessario domandarsi: la moderna inaccessibilità della bellezza non può essere fra i responsabili della diffusa indifferenza verso la giustizia?”.
Alla risposta rimandiamo il lettore più attento, come alla lettura di questo testo che nelle analisi di Luigi Zoja - analista junghiano – offre un tassello importante alla discussione più che mai attuale, sulla centralità di valori condivisi, di tensione costante alla bellezza che inscindibilmente è legata all’etica del fare e l’assoluta necessità e urgenza di rispetto e difesa della legalità e laicità del nostro paese.
E ancora: “ oggi, nel ricco e mai sazio Occidente, la massa ha accesso a una sovrabbondanza di beni di consumo quotidiano.. ma non ha quasi più accesso alla bellezza. Se hanno un senso le nostre considerazioni sul bisogno umano di sinergia tra etica ed estetica,diventa necessario domandarsi: la moderna inaccessibilità della bellezza non può essere fra i responsabili della diffusa indifferenza verso la giustizia?”.
Alla risposta rimandiamo il lettore più attento, come alla lettura di questo testo che nelle analisi di Luigi Zoja - analista junghiano – offre un tassello importante alla discussione più che mai attuale, sulla centralità di valori condivisi, di tensione costante alla bellezza che inscindibilmente è legata all’etica del fare e l’assoluta necessità e urgenza di rispetto e difesa della legalità e laicità del nostro paese.
di Eloisa Dacquino