Manifesto della donna futurista


" Le donne sono le Erinni, le Amazzoni, le Semiramidi, le Giovanne d'Arco, le Jeanne Hachette; le Giuditte e le Carlotte Corday; le Cleopatre e le Messaline; le guerriere che combattono con più ferocia dei maschi, le amanti che incitano, le distruttrici che, spezzando i più deboli, agevolano la selezione attraverso l’orgoglio e la disperazione, ’ la disperazione che dà al cuore tutto il suo rendimento’.”

Nell’anno delle massime celebrazioni futuriste, ci sembra opportuno - quanto mai provocatoriamente opportuno - dare spazio alle donne o meglio una sveglia! alle donne (da quelle stile focolare domestico alle 'veline', dalle intellettuali a quelle dei 'briefing'), con il manifesto decisamente 'al di là del coro’ di Valentine de Saint Point, figura di rilievo dell’avanguardia dell’inizio del XX secolo, (pseudonimo di Anne Jeanne Valentine Marianne Desglans de Cessiat-Vercell), pronipote di Lamartine. Dalla storia dimenticata ( il suo peccato originale - l’essere donna), nel 1912 scrive il "Manifesto della Donna Futurista" in risposta al misogino Marinetti, con il quale ebbe peraltro una laison.
Nata a Lione nel febbraio del 1875, poetessa, pittrice,danzatrice, vigorosa e non meno virile nel ‘Manifesto della Lussuria’ che pubblica sotto forma di volantino in Francia e in Italia nel 1913, si oppone polemicamente al femminismo ufficiale: tra Nietzsche e Barrès, proclama l’avvento di una “superfemmina”, esprimendosi per la totale emancipazione erotica della donna. La sua danza, ‘Métachorie', è “l’espressione plastica delle idee al di là della sensualità e del sentimentalismo ancora in vigore nella danza classica“.

Contestata per la dimensione erotica della sua opera, coraggiosamente solitaria nella rivendicazione a essere donna libera, sublime, contro la morale e l’ipocrisia borghese, nella traduzione di Armando Lo Monaco e nei testi annotati da Jean Paul Morel per i tipi della Melangolo editore, ci restituisce lo spirito indomito di un donna che tutte le comprende e riscatta, nel pensiero libero, consapevole , audace. E se il mondo artistico e intellettuale dell’epoca non le ha perdonato l’ardimento, l’esilio in Egitto e le pratiche mistico-esoteriche, l’anno delle celebrazioni futuriste rendano omaggio, Milano renda omaggio, ora, a quella metà dell’avanguardia così 'virilmente donna' ( in senso futurista), la cui figura risulta essere così congeniale alle icone del decò tale da meritare vetrina e visibilità pari ai più conosciuti artisti e intellettuali dell'epoca.

Sapranno Milano e il suo nuovo Assessore alla Cultura accogliere questa nostra sfida?

di Eloisa Dacquino