Grande ritorno di Moni Ovadia al Piccolo di Milano con la musica klezmer di ‘ Oylem Goylem’, in occasione del ventennale del Cabaret Yiddish. Rappresentato per la prima volta nel 1993 e diventato ormai un cult, al Piccolo offrirà due settimane di repliche da Natale all’Epifania, compresa recita di fine anno.
Al centro dello spettacolo l’ebreo errante, il suo essere senza patria e con lui l’universale e attuale condizione di tutti i popoli che non hanno patria, estranei sulla terra che calpestano.
Un “cabaret rituale” dunque quello di Ovadia, che alterna musica e canti alle storielle e alle battute fulminee del raffinato umorismo ebraico, declinando la cultura ebraica in tutta la sua vastità tra gli estremi della lingua, l’Yiddish e la musica, il Klezmer.
Ecco allora l’intreccio di toni dal canto liturgico, monocorde, dolente della sinagoga, all’esplosiva festosità di canzoni e ballate “ ho sempre pensato che la condizione dell’esilio oltre ad avere connotazioni di carattere socio- giuridico- esistenziali – dice Moni Ovaia – dovesse essere riconosciuta per caratteri ‘organolettici’ e fra questi il mio particolare interesse: il suono”.
A noi piace ricordare ciò che commentava Raboni sulle colonne del Corriere della Sera e cioè che “ alla fine ci si rende conto di essere stati ammessi – per una sera e forse per sempre – allo spirito di una cultura capace come nessun’ altra di farci familiarizzare con l’assoluto, stemperando con infinita pazienza e tolleranza il tragico nel comico e il soprannaturale nel quotidiano”.
Piccolo Teatro Strehler – largo greppi Milano – dal 22 dicembre 2008 al 6 gennaio 2009
Al centro dello spettacolo l’ebreo errante, il suo essere senza patria e con lui l’universale e attuale condizione di tutti i popoli che non hanno patria, estranei sulla terra che calpestano.
Un “cabaret rituale” dunque quello di Ovadia, che alterna musica e canti alle storielle e alle battute fulminee del raffinato umorismo ebraico, declinando la cultura ebraica in tutta la sua vastità tra gli estremi della lingua, l’Yiddish e la musica, il Klezmer.
Ecco allora l’intreccio di toni dal canto liturgico, monocorde, dolente della sinagoga, all’esplosiva festosità di canzoni e ballate “ ho sempre pensato che la condizione dell’esilio oltre ad avere connotazioni di carattere socio- giuridico- esistenziali – dice Moni Ovaia – dovesse essere riconosciuta per caratteri ‘organolettici’ e fra questi il mio particolare interesse: il suono”.
A noi piace ricordare ciò che commentava Raboni sulle colonne del Corriere della Sera e cioè che “ alla fine ci si rende conto di essere stati ammessi – per una sera e forse per sempre – allo spirito di una cultura capace come nessun’ altra di farci familiarizzare con l’assoluto, stemperando con infinita pazienza e tolleranza il tragico nel comico e il soprannaturale nel quotidiano”.
Piccolo Teatro Strehler – largo greppi Milano – dal 22 dicembre 2008 al 6 gennaio 2009
di Eloisa Dacquino