Ancora e sempre l’8 di marzo a ricordare e commemorare un incendio mai avvenuto: ebbene si, in quell' ormai tristemente famoso 8 di marzo del 1910 non morirono 129 operaie; meglio, non morì alcuna donna.
La verità storica - secondo due interessanti libri “ 8 marzo – Storie, miti e riti della Giornata Internazionale della donna” di Tilde Capomazza e Marisa Ombra ( ora ristampato per i tipi della Iacobelli ) e Verità storica della misteriosa origine dell‘8 marzo” di Renèe Còté - è un’altra.
Durante la conferenza di Copenaghen del 26-27 agosto 1910, l’Internazionale Socialista delle Donne, su proposta della sua Presidente Clara Zetkin, adottò una risoluzione in cui ci si impegnava a celebrare l’8 marzo di ogni anno la ‘ Giornata internazionale della Donna’ al fine di rivendicare parità di trattamento rispetto agli uomini ed in particolare l’estensione del voto politico alle donne di ogni Paese.
Una giornata politica – dunque – non rituale né commemorativa: progettuale e critica, con una specifica rivendicazione delle donne a vedere realizzati i loro diritti civili e politici, senza per questo dover delegare il potere di scelta agli uomini.
Ora ci si domanda: perché proprio l’8 marzo?
Con ogni probabilità la scelta fu fatta per ricordare il più grande sciopero – cui seguì una manifestazione tutta femminile – avvenuto negli Stati Uniti ( anno 1848 – 8 marzo), alla quale parteciparono trentamila donne dell’industria dell’abbigliamento di New York.
Le scioperanti chiedevano la riduzione dell’orario di lavoro, un giorno di riposo, un regolare contratto con retribuzione rispondente agli accordi sindacali fra padroni e lavoratori, diritto di voto.
La ‘Giornata internazionale della Donna’ si radicò subito in tutti i paesi industrializzati e nei paesi dove erano presenti e forti le organizzazioni socialiste e democratiche; accadde così che nella giornata internazionale della donna che si festeggiava anche in Russia – dove erano forti l’organizzazione e le sezioni del Partito Socialista Democratico – le lavoratrici di Pietrogrado decisero di scioperare proprio nella “ giornata del proletariato femminile” rivendicando “ pane e pace”.
Era il 1917, 23 febbraio, che secondo il calendario allora in vigore in Russia corrispondeva al nostro 8 marzo: la grande rivoluzione ebbe inizio con una grande e spontanea manifestazione di donne scese in piazza, l’inizio di uno ‘sconvolgimento’ che portò alla fine di un’epoca.
Ma come, quando e perchè la storia fu ‘riscritta’?
La storia è presto detta:
- il 7 marzo 1952 il settimanale bolognese “ La lotta” scrive che la data dell’8 marzo vuole ricordare l’incendio scoppiato in una fabbrica tessile di New York in cui morirono 129 operaie;
- nel 1978 il “ Secolo” di Genova riporta l’episodio come avvenuto a Chicago, con 129 operaie morte;
- nel 1981 “ La Repubblica” parla di un incendio a Boston ma datato 1898;
- nel 1981 “ Stampa Sera” parla di un incendio dei primi dell’900 in un luogo imprecisato degli USA con 146 vittime;
- nel 1982 “ Noi Donne” parla di Boston nel 1908 e di 19 vittime;
- in vari siti visitati si parla dell’Inghilterra , si descrivono addirittura i funerali e le vertenze con le compagnie di assicurazioni, sempre riferendosi al medesimo caso.
Eppure sulla stampa statunitense di quegli anni non esiste notizia di nessun incendio, né di avvenimento simile.
Sorge allora spontanea la domanda: perché sindacati – politici – le stesse organizzazioni femminili e i giornali hanno accettato, diffuso e trasmesso questa versione ‘storica’?
Forse perché vi era l’urgenza di cancellare ogni ricordo della rivoluzione anomala anticipata dalle donne nella loro giornata, per cancellare anche la storia imbarazzante dell’emarginazione-oppressione ed eliminazione dei dirigenti del Comitato Esecutivo del Soviet, i quali avevano iniziato una rivoluzione con caratteristiche socialiste e democratiche? Forse, ma per far questo occorreva nasconderne le origini, gli effetti e le finalità di un appuntamento – quello dell’8 marzo – che ormai era radicato nel mondo occidentale e nella cultura progressista.
Così si cancellò la storia delle donne.Ma temiamo anche che la versione legata al rogo e alla morte, sia stata fatta su misura per un inconscio collettivo ( di uomini e donne), bisognoso di una immagine femminile oppressa e perdente.
Quindi 129 operaie morte in un incendio mai avvenuto sono perfette a sostenere tesi e ipotesi, come 129 donne che nel momento stesso in cui sono protagoniste e non più e non già rispondenti al ruolo loro assegnato per l’equilibrio sociale, muoiono.
Il dato sconfortante è che ancora oggi si tende rimuovere la poco rassicurante memoria di donne – magari socialiste – che con lucidità rivendicarono e tuttora rivendicano, i propri diritti; donne lavoratrici che provocarono i veri “ giorni che sconvolsero il mondo”.
Ecco allora che la conoscenza e la consapevolezza dell’enorme potere politico e della forza che le donne dispongono diventa ora - più che mai – imperativo morale per una nuova lotta di resistenza e rivendicazione che accolga nella coscienza femminile quelle figure di donne autenticamente riformiste, socialiste, cadute nell’operazione di “ pulizia storica”, di “ damnatio memoriae” avvenuta nel nostro paese.
Per non dormire, ora come nel 1910, una data – questa – per rivendicare e verificare ogni anno l’attuazione dei diritti civili e politici delle donne in Italia e nel mondo.
Donne sveglia!
foto in alto: Tano d'Amico