La cimice di Majakovskij al Piccolo di Milano


Serena Sinigaglia torna al Piccolo Teatro di Milano con “La cimice” di Vladimir Majakovskij, di cui segue oltre che la regia, traduzione e adattamento insieme a Fausto Malcovati.

Nei panni di Prisipkin Paolo Rossi, reduce dallo straordinario successo del suo one man show - “Sulla strada ancora” - e in quelli di Oleg Bajan, Massimo de Francovich.
La storia è presto detta: l’operaio Prisypkin, preso dall’ambizione di avere “una vita migliore”, lascia l’operaia Zoja, che lo ama e che per lui tenta il suicidio, e si fidanza con Elzevira, di professione cassiera, figlia di piccolo-borghesi. Si sposano e durante il banchetto nuziale, che finisce in una sbornia collettiva, scoppia un incendio. Vi perdono la vita tutti, tranne Prisypkin, che rimane ibernato dall’acqua gelida degli idranti. Dopo cinquant’anni – la commedia venne rappresentata per la prima volta nel 1929 – nella nuova società comunista che si è nel frattempo realizzata, certi comportamenti individuali, egoistici, propri di un mondo diviso in classi e dominato da interessi privati sono ormai superati e vengono considerati come antiche malattie. Prisypkin viene rinvenuto nel suo blocco di ghiaccio e fatto scongelare per essere esaminato: gli si trova addosso una cimice che viene catturata e isolata nello zoo. Nonostante il controllo degli scienziati, ben presto i germi della malattia nota come borghesia ancora attivi nel corpo di Prisypkin si diffondono provocando inaudite manifestazioni. Alla fine i due parassiti, il “borghesius vulgaris” Prisypkin e il “cimex normalis” vengono rinchiusi nello zoo per essere mostrati alla folla attonita… “Questo testo”, scrisse Majakovskij,è la variante teatrale di quell’argomento fondamentale al quale ho dedicato versi e poemi: la lotta contro il piccolo-borghese”.

“La cimice” si inserisce nella intensa riflessione di Majakovskij sul processo rivoluzionario seguita alla morte di Lenin nel 1924. L’evoluzione del regime sovietico procede a partire da quell’anno verso una burocratizzazione e un irrigidimento dogmatico che turbano il poeta, accusato sempre più spesso di distaccarsi dai bisogni proletari della nazione. Majakovskij reagisce alla involuzione burocratica, contraria agli ideali della Rivoluzione, con la satira, scrivendo due opere teatrali, “La cimice” appunto e “Il bagno”, rappresentate nel 1929 e nel 1930 ed entrambe accolte freddamente dalla critica di partito.
Penso che Majakovskij non sia stato solo un uomo di teatro ma uno di quegli artisti completi di cui oggi, soprattutto in Italia, sentiamo molto la mancanza”, spiega Serena Sinigaglia. “Chi fa teatro non fa cinema, chi lavora nel cinema non dipinge… Majakovskij aveva talento per tutto: faceva cinema, era attore, scriveva per il teatro, disegnava manifesti, costumi e scenografie. Soprattutto, come molti altri della sua generazione, era un poeta. Un poeta nel senso pasoliniano del termine, quella figura che, in una forma di religiosità laica, è il vero profeta di una società. Ma siccome l’essere umano spesso non è all’altezza del proprio compito”, aggiunge la regista, “chi sa guardare avanti - il poeta - e vorrebbe volare in alto, finisce sempre per schiantarsi tragicamente…”.

Ecco allora beffarda ottant’anni dopo la domanda: siamo tutti delle cimici?

Piccolo Teatro Strehler, largo Greppi (M2 Lanza) – dal 4 al 24 maggio 2009
Il Piccolo Teatro di Milano, in collaborazione con l’Associazione Italia-Russia, ha organizzato una serie di incontri dal titolo “Majakovskij e la rivoluzione. Che senso ha se ti salvi solo tu?”. L’ultimo appuntamento, venerdì 8 maggio, è un confronto tra la regista, Serena Sinigaglia, Fausto Malcovati e alcuni attori della compagnia.
L’incontro si svolge nella Scatola Magica del Piccolo Teatro Strehler, alle ore 17, ed è a ingresso libero, fino a esaurimento posti.