La parola alle donne

Con ottobre lo Spazio dell'Unione femminile torna ad aprirsi alla città. Riprende la rassegna di letture teatrali Theatralìè le muse del teatro, quest'anno alla quinta edizione con il titolo "Giri di vite: la parola alle donne". Il primo appuntamento della rassegna è per mercoledì 28 con "La donna che entrò da sola in un bar. Ovvero: La grande enciclopedia della donna". Si ascolta musica mercoledì 21, con il concerto a cura dell'Associazione Kairòs, "Le giardiniere, 1815-1848", dedicato alla musica al femminile nella Milano di primo Ottocento.

Nel pieno del dibattito della libertà di informazione, alcune giornaliste milanesi lanciano un appello alle concittadine. Intitolato "Le donne della realtà", si rivolge a quelle che "si dedicano al lavoro e alla famiglia, che contribuiscono allo sviluppo scientifico, sociale e morale del Paese", e che "sono scomparse dai media. I riflettori sono accesi su modelli femminili distorti. Escort, veline, donne di carta che paiono avere un solo obiettivo: visibilità e carriera, soldi e favori elargiti da uomini potenti e danarosi". Lo scopo è quello di dare voce all'indignazione femminile di fronte al dilagare di un'informazione insensibile ai problemi della vita reale, a vantaggio di analisi che rendono sempre più virtuale il contatto tra media e Paese reale. A proposito di informazione. La biblioteca dell'Unione femminile ha appena acquisito alcune annate di due importanti riviste straniere. "Fem. Publicacion feminista mensual" è la prima rivista femminista latinoamericana. "off our backs" è un periodico fatto da e per le donne, sul mondo dell'attivismo al femminile in USA. Pubblicato dal 1970, costituisce il più antico giornale femminista vivente negli Stati Uniti. Altre novità in biblioteca: "L'ora delle ragazze Alfa", l'ultimo libro della giornalista e scrittrice Valeria Palumbo. "Se l'amore ferisce", storie al femminile per curare le ferite del cuore. L'autrice e l'autore sono psicoterapeuti. Non usciamo dal seminato se parliamo di blog, veicoli di controinformazione. Nel variegato mondo delle bloggers non mancano le giovani donne che rifiutano il modello "velina" per ricercare una propria via alla femminilità. Oggi segnaliamo Sherazade ed Eka, che dicono la loro su un manifesto pubblicitario che abbiamo visto di recente nelle strade e nelle metropolitane.

A settembre giornali e notiziari hanno dato ampio spazio alla vicenda della giovane Sanaa, uccisa dal padre che non ne condivideva le scelte di vita. Se ne è molto parlato per il fatto che Sanaa era di origine marocchina. Segnaliamo alcune voci nel dibattito femminista, che offrono una lettura più articolata rispetto allo scenario dello scontro di civiltà. Così Lea Melandri sul sito della Libera università delle donne, con "Il caso Sanaa: quando l’integrazione si sposa con la xenofobia". Stefania Cantatore, sul sito del Paese delle donne, prende spunto dal fatto che "Cristina accoltellata a Rho il 30 luglio è morta proprio come Sanaa. Anche se gli uomini che le hanno uccise si credono differenti". Ileana Montini, sullo stesso sito, invita a non semplificare il nesso fra patriarcato e religione. Per le Donne in nero di Bologna, "non si tratta di una questione religiosa ma di tradizioni e di culture che giustificano la punizione delle donne in quanto il loro corpo è il depositario dell’identità, dell’onore della famiglia e della comunità".

Le autrici del blog Mille e Una Donna, dedicato alla condizione delle donne arabe e/o musulmane in Italia e nel mondo, scrivono delle "altre Sanaa salvate dal padre padrone", mentre le Dumbles affermano "Siamo tutte Sanaa" lanciando un provocatorio "Evviva il patriarcato degli altri!"

Unione Femminile Nazionale - c.so di Porta Nuova, 32 - 20121 Milano