“Qui Radio Erevan, la radio della Repubblica socialista sovietica dell’Armenia. In nostri ascoltatori ci domandano: “Che cos’è uno scambio di opinioni?”. Rispondiamo: cari compagni, uno scambio di opinioni è quando entri nell’ufficio del tuo capo con un’opinione tua ed esci con la sua.”
Accompagnato al pianoforte da Carlo Boccadoro, compositore e creatore del progetto cultural/musicale Sentieri Selvaggi, Moni Ovadia sbarca al Teatro Libero dal 4 al 6 novembre con la sua allegra collezione di musiche, canzoni, racconti e storielle tratti dalla cultura yiddish, unica nel suo genere in Italia e in Europa.
Tracciando schizzi rapsodici del tempo epico e tragico di un’Atlantide che si chiamò U.R.S.S.,Ovadia canta di uomini e donne che in quell’Atlantide vissero, amarono, sperarono e soffrirono; donne e uomini la cui memoria è anche la nostra memoria.
Rabinovich e Popov sono i due nomi tipici dell’ebreo russo e del russo ortodosso. Al tempo dell’Unione Sovietica furono il compagno Popov e il compagno Rabinovich. Il loro rapporto fu sempre di natura passionale, segnato da sentimenti contrastanti: ammirazione, diffidenza, odio, solidarietà, amore, rabbia ma soprattutto attrazione fatale. In scena anche pezzi umoristici tratti da “Lavoratori di tutto il mondo, ridete” (Einaudi), raccolta satirica sul comunismo russo, in cui la storiella di tradizione ebraica, il witz, diventa, per Ovadia, mezzo ideale per concentrare in poche righe l'assurdità e le contraddizioni dell'uomo, per denunciare vizi, falsi miti e scheletri nell'armadio: “Qui Radio Erevan, la radio della Repubblica socialista sovietica dell’Armenia. In nostri ascoltatori ci domandano: “Perché i nostri poliziotti camminano per le strade in squadre di tre?”. Rispondiamo. Coloro che formano la pattuglia della polizia sono scelti secondo questo criterio: uno sa leggere, l’altro sa scrivere e il terzo tiene sotto controllo quei due pericolosi intellettuali.”
dal 4 al 6 novembre - Teatro Libero - via Savona,10 - Milano
RABINOVICH E POPOV
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