Un mondo dove la violenza non sia più tollerata: quella contro le donne


"La Violenza contro le donne provoca sofferenze indicibili, danneggia le famiglie attraverso le generazioni, impoverisce le comunità, impedisce la realizzazione del potenziale femminile, limita la crescita economica e mina lo sviluppo economico: quando si tratta di violenza contro le donne, non ci sono le società civilizzate".


Così il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne. "Il mese scorso- ha proseguito Kofi Annan- ho pubblicato uno studio che dimostrava come la metà del genere umano - in ogni continente, nazione e cultura, a prescindere dal reddito, classe, razza o origine etnica -viva sotto questa minaccia". "Anche se viviamo in un ordine mondiale in cui i diritti umani sono stati riconosciuti dalla legge e garantiti da strumenti internazionali, anche se abbiamo imparato che il godimento dei diritti umani è essenziale per il benessere della persona, la comunità e il mondo, anche se, al Vertice mondiale del 2005, i leader si sono impegnati a raddoppiare gli sforzi per eliminare tutte le forme di violenza contro le donne, questo è il dato di fatto."
"Combattere questo flagello ci impone di cambiare una mentalità che è ancora troppo comune e radicata. Per dimostrare, una volta per tutte, che quando si tratta di violenza contro le donne, non vi sono gradi di tolleranza nè scuse tollerabili".
"Per anni, le organizzazioni delle donne e dei movimenti di tutto il mondo hanno lavorato instancabilmente per far uscire la violenza domestica dalla sfera privata e farla approdare nell'arena della responsabilità dello Stato. Molti Stati hanno emanato leggi, attuato provvedimenti e fornito servizi per le vittime della violenza di genere. Ci sono stati, inoltre, progressi nella creazione di norme internazionali". "E 'il momento - ha proseguito il segretario generale delle Nazioni Unite- di fare uno sforzo ulteriore e superare un altro gradino: le Nazioni Unite devono svolgere un ruolo di coordimento e di leadership più forte e più visibile. Gli Stati membri devono invece fare di più per l'attuazione del quadro giuridico internazionale e della politiche cui si sono impegnati. Tutti noi dobbiamo formare dei partenariati forti ed efficaci con la società civile, che ha un ruolo cruciale da svolgere su questo tema a tutti i livelli"."Insieme- ha concluso Annan- dobbiamo lavorare per creare un ambiente in cui la violenza contro le donne non sia tollerata. Incaricando me di intraprendere uno studio approfondito, gli Stati membri delle Nazioni Unite hanno segnalato che sono pronti a realizzare questo progetto. Ora, con lo studio e le raccomandazioni in mano, dobbiamo richiamare il necessario impegno politico e e delle adeguate risorse.
In questa Giornata Internazionale per l'Eliminazione della Violenza contro le donne, dobbiamo tutti - uomini e donne - unire le nostre forze per la realizzazione di questa missione".
In Italia, secondo dati Istat, una donna su tre tra i 16 e i 70 anni è stata, almeno una volta, vittima di violenza o maltrattamenti. Sono sei milioni 743 mila le donne che hanno subito nel corso della propria vita violenza fisica o sessuale.Tre milioni di donne hanno subito aggressioni durante una relazione o dopo averla troncata, quasi mezzo milione nei 12 mesi precedenti all'intervista. Ai danni di mogli e fidanzate i reati gravi: 8 donne su 10 malmenate, ustionate o minacciate con armi hanno subito le aggressioni in casa. Un milione di donne hanno subito uno stupro o un tentato stupro. A ottenere con la forza rapporti sessuali è il partner il 70% delle volte e in questo caso lo stupro è reiterato. Il 6,6% delle donne ha subito una violenza sessuale prima dei 16 anni, e più della metà di loro (il 53%) non lo ha mai confidato a nessuno. Gli autori sono degli sconosciuti una volta su quattro, nello stesso numero di casi sono parenti (soprattutto zii e padri) e conoscenti.
Per quanto riguarda l' Italia, la manifestazione nazionale si terrà a Roma il 28 novembre alle 14 con raduno a Piazza della Repubblica e corteo fino a Piazza San Giovanni. Una manifestazione, spiega il sito http://www.torniamoinpiazza.it/, contro la violenza maschile sulle donne, "per la libertà di scelta sessuale e di identità di genere, per la civiltà della relazione tra i sessi, per una informazione libera e non sessista, contro lo sfruttamento del corpo delle donne a fini politici ed economici. Per una responsabilità condivisa di uomini e donne verso bambine/i, anziane/i e malate/i, nel privato come nel pubblico. Contro ogni forma di discriminazione e razzismo, per una scuola che educhi alla convivenza civile tra i sessi e le culture diverse".
Giorgio Napolitano: no all'immagine volgare da media e spot .
"..ai necessari interventi di tipo repressivo, da esercitare con rigore e senza indulgenza, si debbono affiancare azioni concrete per diffondere, in primo luogo nella scuola e nella società civile, una concezione della donna che rispetti la sua dignità di persona e si opponga a volgari visioni di stampo meramente consumistico spesso veicolate anche dal linguaggio dei media e della pubblicità. Solo così sarà possibile creare una cultura di autentico rispetto, innanzitutto sul piano morale, nei confronti delle donne".
Lo sottolinea il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che in occasione della Giornata internazionale contro la violenza alle donne, ha rivolto un saluto ai partecipanti a tutte le manifestazioni ed agli eventi oggi in programma. "La Giornata internazionale contro la violenza alle donne - osserva il capo dello Stato - deve rappresentare un'occasione per riflettere su un fenomeno purtroppo ancora drammaticamente attuale, individuando gli strumenti idonei a combatterlo in quanto coinvolge tutti i Paesi e rappresenta una vera emergenza su scala mondiale".
"La conferenza su questo tema tenuta a Roma in occasione del G8 - prosegue Napolitano - ha fornito dati che valutano in più di 140 milioni le donne vittime di violenze di ogni tipo. Matrimoni forzati che coinvolgono anche bambine, mutilazioni genitali, stupri generalizzati in contesti di guerra non devono apparirci lontani e a noi estranei. Il dolore di quelle donne, di quelle bambine riguarda tutti noi, anche perché la barbarie della violenza contro le donne non è stata estirpata neppure nei Paesi economicamente e culturalmente avanzati". "..molto resta da fare in ogni parte del mondo per sradicare una concezione della donna come oggetto di cui ci si può anche appropriare: è infatti la persistenza di questi aberranti schemi mentali - sottolinea ancora - a favorire il riprodursi di insopportabili atti di sopraffazione anche in ambito familiare. E' triste dover ricordare che anche in Italia, nonostante la recente introduzione di norme opportunamente più severe, i casi di violenza, i soprusi e le intimidazioni sono in aumento".

Riprendiamoci la dignità, diciamo basta a veline e falsi miti estetici, diamo spazio e corpo alle intelligenze e a quella trascendenza del cuore che ci distingue e contraddistingue.

Donne sveglia!