Il Tango di Ute

Torna al Piccolo con un nuovo, raffinatissimo recital al Teatro Strehler dal 2 al 7 febbraio 2010,  Ute Lemper e il suo 'Last Tango in Berlin'
Il pubblico milanese verrà accompagnato in un viaggio musicale denso e affascinante nell'universo del tango, da Brecht a Piazzola, dai fumosi cabaret di Berlino alle tinte lussureggianti di Buenos Aires attraverso il groviglio multiculturale delle strade di New York e il lirismo struggente dei vicoli di Parigi.

Accompagnata al pianoforte da Vana Gierig, al bandoneon da Tito Castro, al contrabbasso da Steve Millhouse e alla batteria da Todd Turkisher, Ute Lemper dedica un omaggio al tango da tutto il mondo, ai suoi racconti d’amore, di vita, di morte, di fatalità e passione, intrecciando le diverse sonorità dello spagnolo, del portoghese, del francese, dell’inglese e del ‘suo’ tedesco.
I brani di Brecht e Weill, le canzoni di Edith Piaf, di Jacques Brel, il tango di Astor Piazzola, la musica di Nino Rota, insieme anche alla tradizione yiddish, compongono uno straordinario, suggestivo mosaico musicale. “Le canzoni tedesche degli anni ’20 e ’30 si adattano perfettamente alla musica del tango”, spiega l’artista, “una musica ossessionante e triste, un’oscura interpretazione esistenziale della notte e dell’umanità”. Stephen Golden del New York Times descrive la performance come “una surreale, multiculturale, multilinguistica lezione di storia”.

Ute Lemper ha calcato per la prima volta il palcoscenico del Piccolo nel 1991 con I sette peccati capitali dedicato a Kurt Weill; l’ultima sua performance, sempre nella grande sala dello Strehler, è del 2007 quando portò in scena un doppio recital, Voyage e Angels over Berlin.

Last Tango in Berlin
Piccolo Teatro Strehler, largo Greppi (M2 Lanza), dal 2 al 7 febbraio 2010

Pene d’amor perdute

Il grande regista russo Lev Dodin torna a Milano con la più fresca e divertente tra le commedie di Shakespeare "Pene d’amor perdute", in scena al Piccolo Teatro Grassi  in prima nazionale  dal 28 gennaio al 7 febbraio 2010.

Con Lev Dodin - direttore del Maly Teatr di San Pietroburgo, teatro ‘gemello’ e affezionato amico e ospite del Piccolo da quasi vent’anni (nella sala di via Rovello presentò Re Lear nel 2006), il Grassi riprende con una quindicina di spettacoli, una programmazione artistica di respiro internazionale.


Il maestro russo sceglie un titolo che rivela uno Shakespeare frizzante, abile a giocare con le parole per descrivere l’amore nell’età della giovinezza, un sentimento pieno di freschezza e passione, di intemperanze e malinconie.
Per non tradire il senso dell’opera, Dodin ha scelto come protagonisti i giovani attori del Maly Teatr (gli stessi che recitarono in 'Vita e destino' nel 2008 quando ancora erano allievi), così vicini all’età dei personaggi shakespeariani da poter ritrovare dentro di sé le stesse emozioni: vitalità, energia, passione, quel gettarsi a capofitto nella vita, quella ricerca di “assoluto” che sono tipici della giovinezza.
Ed è la storia del Re di Navarra e dei suoi amici, Biron e Longueville che 'giurano' di voler dedicare tre anni allo studio - dimenticando distrazioni e “gentil sesso”- se non fossero  sopraggiunte  importanti questioni diplomatiche:  la Principessa di Francia e le sue dame...

Pene d’amor perdute è un titolo meraviglioso che solo un grande poeta poteva creare”, spiega Dodin. “Spesso mi sono domandato se il mio desiderio di mettere in scena quest’opera non fosse legato proprio al suo nome. In realtà questo testo è ‘ubriaco’ di giovinezza, pazzia, arguzia, ingenuità, follia, disperazione, sfacciataggine, felicità, scoperte, fallimenti, successi, energia… e potrei andare avanti all’infinito. Un testo che trasuda l’amore, come lo si vive da giovani. E tutti questi tesori sono incastonati nella splendida prosa e negli incantevoli versi di Shakespeare”.

Piccolo Teatro Grassi, via Rovello 2 (M1 Cordusio) – dal 28 gennaio al 7 febbraio 2010
Info e prenotazioni 848.800.304 - www.piccoloteatro.org - http://www.piccoloteatro.tv/
Prezzi speciali su www.piccolocard.it

Per non dormire, per non dimenticare


"La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio - data dell ' abbattimento dei cancelli di Auschwitz - 'Giorno della Memoria ', al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonchè coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati":  è il primo dei due articoli della legge n. 211 del 2000, che istituisce  il Giorno della Memoria con l'obiettivo di "conservare nel futuro dell?Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinchè simili event i non possano mai più accadere".


In occasione di questa Giornata, molte le iniziative:  lo Spazio dell'Unione femminile propone e anticipa  per il 26 gennaio un concerto di violino, violoncello, clarinetto e pianoforte -  il "Quartetto per la fine del tempo "  - concepito ed eseguito per la prima volta nel campo di prigionia di Gorliz, nel 1941.

Teatro Libero propone la testimonianza di un uomo come tanti nella Milano dei primi del '900, strappato alla sua quotidianità per andare a combattere.

"Attraverso le vicissitudini e i ricordi di un giovane milanese  chiamato alle armi nel 1916, onoriamo i sacrifici e le sofferenze di molti. In questo modo le vicende di un uomo qualunque diventano l'emblema della incredibile e dolorosa avventura di un'intera generazione."
Teatro Libero, per non dimenticare, propone la lettura appassionata e avvincente  di un testo di un autore milanese che racconta di un altro milanese che è stato soldato e prigioniero: una scena vuota, quattro voci, una sola storia, una data da rocrdare, 27 gennaio del 1945.

Altri eventi correlati alla Giornata sono disponibili sul sito dell'Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia , sul sito del Comune di Torino , su www.lager.it, sul sito dell'Anpi Lombardia

Parcheggi selvaggi? no,grazie

Pubblichiamo il testo della petizione presentato al Sindaco di Milano e ad altri rappresentanti le istituzioni.

Petizione:  'No al parcheggio selvaggio su marciapiedi, viali, giardini della 'Città che sale' - città d’Europa: Milano'

Malgrado sia vicino uno tra i maggiori eventi che ospiterà la città di Milano - l'Expo 2015 - la città sembra non ritrovare una sua bellezza.
Quanti Marciapiedi, piazzette, giardinetti sono pieni di macchine parcheggiate selvaggiamente?
L' immagine di Milano non è più quella di Boccioni e della sua ' Città che sale' ma una discarica a cielo aperto; di una città in cui pare non ci siano regole, senso civico, buona educazione, confermandoci la mancanza di DECORO che per una città mitteleuropea come la nostra si traduce in perdita di prestigio e autorevolezza nella desolata immagine che offre non solo ai propri cittadini, quanto all'Europa, al mondo.


Se Las Ramblas di Barcellona, se L'Avenue des Champs-Élysées, se London Time Square, fossero sotto la giurisdizione del Comune di Milano, credete avrebbero uguale possiblità di riflettere luce e bellezza condivisa allo sguardo attento del passante?...

Così in rapida e triste successione abbiamo marciapiedi pieni di auto, moto, sporcizia che non solo ostacolano i pedoni, quanto il senso stesso di vivere la comunità, che comprende anche disabili, anziani, bambini.
Non c’è una strada, un viale, un corso, un percorso riservato ai mezzi pubblici che non sia pieno di automobili- molte delle quali probabilmente abbandonate - in sosta selvaggia o più precisamente in rimozione forzata; così ci chiediamo: ma gli ausiliari della sosta, il corpo dei vigili urbani, dove sono? e le vigenti normative in materia sono applicate?
Occorrerebbe un' ORDINANZA, che vieti e regolarizzi questo scempio, questo incivile comportamento dei cittadini(?) e obblighi chi è deputato al controllo a dare effettiva e tempestiva esecuzione dei provvedimenti del caso.

La città di Milano non è un enorme 'cimitero' a cielo aperto o peggio una discarica: è una città di vita, dove i giardini dovrebbero poter offrire alla comunità e ai suoi visitatori solo colori, piante e fiori... i marciapiedi dovrebbero poter essere utilizzati unicamente per poter camminare… i viali dovrebbero far scorrere le macchine e far risaltare la bellezza architettonica dei suoi palazzi meravigliosi, quanto riuscire a far intravedere la magnificenza dei suoi cortili..

E' tempo che Giustizia e Bellezza possano tornare a dare lustro e splendore a una città - la nostra - da sempre ospitale e solidale, motore di avanguardia, storia, operosità e ingegno di questo Paese e dell’Europa.

Con i migliori saluti.

Adolfo Pablo Lapi
Eloisa Dacquino

Vincent River: manifesto contro l'omofobia

L'omofobia è una questione tragicamente aperta nel nostro paese, un paese ancora e sempre ostaggio di un retaggio ‘culturale’ che esclude il ‘diverso’, di una politica urlata che  'incita' allo squadrismo, purtroppo supportata su temi eticamente sensibili dalle alte gerarchie ecclesiastiche che  da sempre non perdonano a se stesse l’uomo e il suo libero arbitrio.


Teatro Libero,da sempre impegnato sul fronte della lotta alla discriminazione anche attraverso la rassegna di teatro omosessuale Liberi Amori Possibili ideata dal suo Direttore Organizzativo Francesco Di Rienzo e giunta quest’anno alla quarta edizione, porta in scena dal 20 al 26 gennaio ' Vincent River',  uno dei testi di maggior successo di Philip Ridley, autore poliedrico tra i più importanti e controversi della nuova generazione britannica.
Scritto nel 2000, sull'onda del ripetersi di aggressioni omofobe nelle periferie londinesi, arriva in scena in un momento in cui anche il nostro paese torna a fare i conti con questo preoccupante fenomeno; ha debuttato in Italia nel 2008 a Bracciano, nell'ambito di Opere Festival, poi all'interno della rassegna Trend di Roma sulla nuova drammaturgia inglese, ed è stato scelto come spettacolo di chiusura della XVI edizione della rassegna romana di teatro omosessuale Il Garofano Verde, di Rodolfo di Gianmarco, segnata da un grande successo di pubblico.

La storia è presto detta: periferia di Londra, un giovane è stato trovato morto nei bagni della vecchia stazione ferroviaria di Shoreditch - luogo tanto noto per gli incontri fra omosessuali da essere definito dagli abitanti della zona "la Sodoma e Gomorra del quartiere”. Vincent River è il nome della vittima: dopo la sua morte Anita - la madre - si scontra con l’atteggiamento ostile del vicinato, tanto da essere costretta a traslocare ma si accorge che un ragazzo continua a seguirla. E’ Davey, che avendo trovato il corpo di Vincent, non riesce a cancellare dalla sua mente il suo volto. I due -  complici l’alcool - poco a poco vincono la diffidenza: i racconti si intrecciano in un vertiginoso susseguirsi di emozioni e ricordi che inevitabilmente finiscono per incrociarsi in un drammatico finale.

In scena Francesca Bianco, attrice di lunga militanza sui palcoscenici italiani  e Michele Maganza, tra i giovani attori più promettenti usciti dalla celebre scuola di Genova, che curiosamente  nella vita  sono madre e figlio. La regia è di Carlo Emilio Lerici, figlio del drammaturgo Roberto Lerici.

Teatro Libero - via savona, 10 - milano

Il patto dell'Appennino: riforme nel segno di Craxi

"Nell'immaginario collettivo una parte del centrosinistra viene vista come un baluardo contro i cambiamenti, la trincea dei difensori più strenui dell'immobilità, e invece c'è una necessità impellente di cambiamenti, di riforme".

Così il segretario del Psi, Riccardo Nencini, ha riassunto il tema guida del convegno che si è svolto a Roma, introdotto da Ugo Intini e moderato da Daniela Brancati e a cui hanno partecipato l'ex presidente della Camera e leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini ed Enrico Letta, vicesegretario del Partito democratico. "Contro questa sorta di Camera dei Lord, simbolo della conservazione, propongo - ha detto Nencini facendo riferimento anche alla provenienza geografica di Casini e Letta, l'uno emiliano come lui stesso e l'altro toscano - non un 'patto della crostata', ma un 'patto dell'Appennino' per mettere in campo un sistema di alleanze c he vada oltre queste elezioni regionali e si proietti sulle prossime elezioni politiche, altrimenti saremo costretti a risparmiare fin da oggi anche sui manifesti elettorali perché la competizione si annuncia impossibile per chi, come tutti noi, auspica che questo paese meriti una stagione di riforme, proprio come era nel disegno di Craxi".
Il convegno, nel ricordo della figura di Bettino Craxi "Dalle riforme alle riforme. Il futuro della storia", è iniziato proprio con una breve rievocazione di Ugo Intini che ha messo l'accento sulle grandi capacità di innovazione dell'ex segretario del Psi nella politica estera,in quella interna come in quella economica.
"La memoria - è intervenuto Nencini rispondendo a Daniela Brancati che chiedeva l'utlilità per il Psi di restare all'ombra di questa grande storia che rischia di pesare troppo sul futuro e sul presente - è un salvadanaio dello spirito. Si conservano le persone che si amano e così anche le proprie radici. Certo non dobbiamo farci seppellire da queste storie, ma dobbiamo saperne trarre una lezione, un insegnamento. E nel nostro caso quello più importante è stato quello dell'innovazione." Il segretario del Psi ha ricordato come quella proposta avanzata da Craxi, nel settembre del 1979 con un articolo sull'Avanti!, giungesse alla fine di un decennio non migliore di quello appena trascorso, perché si era andati alle urne ripetutamente, tre volte per le politiche e una volta per il referendum sul divorzio e perché si chiudeva la fase del 'compromesso storico' ma il segretario del Pci, Enrico Berlinguer aveva aperto quella della 'diversità comunista'. Una stagione in cui si governava solo con il tacito accordo dell'opposizione del Pci ed era molto difficile per il governo prendere delle decisioni e realizzare un progetto politico. In questo quadro Craxi intuisce che c'è la necessità di mettere fine al consociativismo. Il Psi allora non era un partito in preda a una 'mutazione genetica', ma che tentava di rappresentare una parte importante della società italiana, del ceto produttivo, delle nuove classi sociali, che restava esclusa, senza voce. "E' vero anche che le riforme da allora sono state fatte, ma in un modo contorto, senza dirlo, senza dargli il nome che dovevano avere. Si pensi alla riforma elettorale, a una Costituzione che è stata cambiata senza cambiarla, per esempio indicanbdo sulla scheda elettorale il candidato premier. Abbiamo cambiato anche il nome. Difatti lo chiamiamo capo del governo, che è altra cosa dal presidente del consiglio poteri, perché ha poteri e prerogative diverse. Abbiamo cambiato anche i poteri del governo, ampliando la decretazione d'urgenza, e tutto questo senza però mettere mani al delicato meccanismo degli equilibri costituzionali degli organismi di controllo. Abbiamo modificato il titolo anche il titolo V della Costituzione e fatto assumere alle istituzioni una forma verticistica con una legge elettorale per comuni, province e regioni, che assegna poteri straordinari indebolendo però tutte le assemblee elettive. Abbiamo fatto tutto questo senza imbopccare quella cvhe doveva essere la strada maestra per le riforme, l'Assemblea costituente". "Quanto ai paralleli con l'attualità - ha poi detto Nencini rispondendo a un'altra sollecitazione della Brancati - quello tra Craxi e Berlusconi mi convince molto poco. Molti oggi lo sostengono, ma io mi ricordo perfettamente di chi allora c'era e di chi non c'era, di chi girava con i cartelli attorno alle federazioni del Psi, di chi alzava i cappi a Montecitorio e di chi aveva comportamenti di dissenso ma civile, e chi è qui oggi, ha avuto allora un comportamento civile. Sul piano giudiziario poi, le differenze sono profonde. Craxi venne perseguito per ragioni politiche, Berlusconi per la sua attività imprenditoriale e questa è una differenza profonda. Non so se sia l'unica, ma a me basta". "Craxi certo - è intervenuto Casini ricordando di essere stata la prima personalità istituzionale, da presidente della Camera, a visitare la tomba ad Hammamet - non era un santo, ha fatto errori e ha pagato fino in fondo, forse anche una dose ben superiore agli errori fatti. Ha subito un processo di demonizzazione che fino allora pochi avevano subito. La sua vicenda umana ci ricorda che non bisogna mai demonizzare l'avversario politico". Il riferimento alla demonizzazione dell'avversario porta Casini a ritornare sui paralleli con l'attualità. "Io non sono un berlusconiano ho litigato molte volte con Berlusconi quando stavamo insieme, figuriamoci oggi che stiamo divisi, ma rifiuto la demonizzazione che di Berlusconi fanno alcune forze politiche" "quanto alle polemiche sul 'doppio forno', ricordo che allora, erano rivolte a Craxi perché il Psi era alleato con il Pci in giunta in Emilia Romagna mentre era al governo con la Dc. Oggi, capisco che quelle scelte dipendevano dalla sua volontà di difendere l'autonomia del socialismo italiano".
Casini ha poi sottolineato la necessità delle riforme che "vanno fatte mettendole al riparo dalle intemperie politiche perché se si fanno a maggioranza durano al massimo una legislatura" e a questo proposito ha ricordato "l'appello del capo dello Stato" perché "non è interesse di nessuno mettere i bastoni tra le ruote" mentre è importante non ripetere gli errori del passato come "fece il centrosinistra con la riforma del titolo V della Costituzione". Casini condivide appieno il giudizio su Craxi, un innovatore della politica italiana e a questo proposito dedica un saluto, molto applaudito dalla sala, ad altre due figure storiche del riformismo, Giuseppe Saragat, un anticipatore della ricerca dell'autonomia socialista, e Giuliano Vassalli, che sulla giustizia ebbe intuizioni di grande rilievo. "La bontà di questa iniziativa - ha per parte sua sottolineato Enrico Letta - sta proprio nel titolo stesso del convegno e nell'obbligarci a riflettere sulla storia e sul futuro. Gli elettori ci chiedono cosa pensiamo del futuro e la questione delle riforme è centrale. Il Pd sarà il partito delle riforme se riuscirà a declinare nei fatti concreti il moderno riformismo". Secondo Letta, "il Pd non può non incontrarsi con il Psi" e a questo proposito immagina che "più che un incontro sarà un'alleanza". Di certo "il Pd non può essere l'attuazione trent'anni dopo del compromesso storico. Sarebbe un grande limite se avesse una classe dirigente che viene solo dai due partiti fondatori" dagli eredi della Dc e del Pci, mentre deve avere al suo interno un'area che sia l'espressione del riformismo socialista perché "il ruolo del Pd, deve essere proprio quello di interprete di un moderno riformismo italiano". Il dibattito politico, secondo l'esponente del Pd, deve ave re al centro, proprio come ha detto il Capo dello Stato, il tema delle riforme. "Cosa vuol dire oggi essere partito delle riforme? Vuol dire rimettere al centro la concretezza dei fatti non la narrazione dei fatti" Letta, portando poi l'esempio della riforma fiscale prima annunciata e poi smentita, ha sottolineato come Berlusconi si limita ad evocare delle storie e nella memoria della gente restino queste e non i fatti concreti dell'opposizione. "Non basta dire che quello che fa Berlusconi è sbagliato. Occorre costruire un'alternativa, far vedere alla gente che le nostre proposte sono credibili e solo se la gente ci vede come un'alternativa credibile possiamo vincere". "Chi oggi nel Pd rema contro i tentativi di allargamento dell'opposizione - ha poi aggiunto riferendosi all'attualità - e rifiuta nuove alleanze, immagina per noi tutti un futuro di tranquilla marginale forza di opposizione permanente" ma, ha concluso, "come ha detto Nencini a pro posito dei Craxi e del riformismo, il successo di quella storia socialista è arrivato quando si è sposata ai temi dell'innovazione".

Trattato sull'imitazione

Ritorna al Piccolo Teatro Studio dal 19 al 24 gennaio il 'Don Chisciotte' secondo Branciaroli.
Il capolavoro di Cervantes con le sue 1000 pagine e quasi altrettanti episodi e pressoché irrappresentabile in teatro, prende forma in questo spettacolo di  Franco Branciaroli in  un  Don Chisciotte che imita  “Don Chisciotte”.


Come l’Hidalgo imita le gesta dei cavalieri dei grandi poemi cavallereschi, l’attore  e  regista milanese  interpretando entrambi i ruoli di Don Chisciotte e di Sancho Panza, imita le voci di Vittorio Gassman e Carmelo Bene, due grandi cavalieri della scena italiana.
Li immagino nell’aldilà”, spiega Branciaroli, “dove finalmente realizzano il sogno di mettere in scena il libro più d’avanguardia che ci sia, quello che ha aperto le porte dell’era moderna”. E il vagabondare verbale, divertente e commovente insieme dei due mattatori, ripercorrerà alcune delle scene più celebri del grande romanzo picaresco del siglo de oro spagnolo, dando loro l’occasione di sfidarsi ancora su nuove “audaci imprese”, come a lungo fecero sui palcoscenici nazionali. “Erano due avversari irriducibili”, continua l’attore-regista, “ma al fondo due artisti che si stimavano e forse, come Don Chisciotte e Sancho Panza, rappresentano un solo modo di pensare il mondo visto da due lati opposti”.

Divertimento con un pizzico di nostalgia è la temperatura emotiva dello spettacolo cui si aggiunge un continuo rispecchiarsi di finzione e realtà che invita alla riflessione sulla creazione artistica e sul teatro in sé  idea questa, cui si ispirano le scene disegnate da Margherita Palli e illuminate da Gigi Saccomandi.

Piccolo Teatro Studio, via Rivoli 6  - M2 Lanza– dal 19 al 24 gennaio 2010
Informazioni e prenotazioni 848800304 - www.piccoloteatro.org - www.piccoloteatro.tv




L’inverno veritas di Nolan

Stasera alla casa 139 di via ripamonti a Milano, un appuntamento da non mancare: Nolan in concerto, per fare le ore piccole, senza secondi fini…

E proprio da questo progetto - disco d’esordio tra i migliori del 2009 - partiamo per quello che risulta più che un ‘viaggio’, un maremosso : 'Secondi Fini per Fare le Ore Piccole'.
E sono Lucio Sagone, Stefano Risso, Gipo Gurrado la  triade batteria, contrabbasso, voce&chitarra, occasionalmente pianoforte, elettronica e sassofono.


Parole e sensazioni mai banali, transgender della musica a vestire di contenuto un corpo teso, vibrante, da rock malinconico e duro.
Poesia in movimento per suoni che confondono, malinconici, su amori finiti, forse sognati, di un altrove dei sensi che costringe l’ascolto e come nodi ci lega irrimediabilmente a “Il Succo”, “Inverno Veritas”, “Non Torno” , “La Strada Opposta”.

Così, su ‘ volevo uscire un po’/ma non piove più/perché credevo di averti pensato/ma poi non eri tu’ invitiamo cuori zingari all’ascolto di questa bella onda musicale, stravagante, innovativa, a rompere il ritmo: sull’onda di emozioni che prendono forma in noi, chiudiamo su  'Non torno':” tra un po’/vengo lì/porto secondi fini/per fare le ore piccole/giornate storte/ per tempi dispari”.

Tra un inizio e una fine - senza fini -  un concerto da non perdere.



Così anticamente mia...

yo

come un nodo alla sua corda
seguo il tuo sguardo
sento il tuo respiro
e mi accosto a te -
amore che dilaghi -
chiudendo al mondo
senza rimedio 
l'eternità
di un tuo sorriso
colato sul mio.

andando-stando
senza più via,
più ritorno.

Il trio d'archi più provocatorio del mondo


Dopo lo strepitoso successo ottenuto nella scorsa stagione con sette giorni di permanenza che hanno registrato il tutto esaurito,e una replica straordinaria, tornano al Teatro Libero di Milano i "Pluck", il trio d'archi più provocatorio del mondo: se pensate che la musica classica sia troppo old-style e pretenziosa - bene, i Pluck vi faranno cambiare idea.


Immaginate di aver appena gustato un'ottima cena, di sedervi in una sala dove tre musicisti seri e impeccabili si accingono a salire sul palco e deliziarvi con le note della Primavera di Vivaldi: scoprirete presto che non si tratta di un concerto come gli altri- tra rivisitazioni jazz, intermezzi di commedia e un finale in puro stile Hendrix- no.. sarete investiti da una scarica di energia musicale eclettica e irresistibile!
In scena tre musicisti eccezionali e irriverenti - pieni di talento - che eseguono questo 'loro' ricco repertorio mettendo in ridicolo ogni tipo di musica, da Bach ai Beatles, fino a 'condurvi' attraverso un mix di incredibili armonie, in un  vero e proprio incendio musicale!
Formatisi nel 2002, questi folli musicisti sono animati dal desiderio di fare qualcosa di più che semplicemente suonare gli strumenti che hanno studiato e perfezionato a lungo: le loro performance sono un mix perfettamente calibrato di musica classica, jazz e rock, che hanno sedotto le platee di tutto il mondo, dall'Europa all'Australia, riportando grandi successi di pubblico e critica.

Da non perdere.

THE PLUCK SHOW
Dal 13 al 18 gennaio 2010 - Teatro LIbero - via savona,10 - Milano






I Manifesti del movimento delle Donne




.......parliamone....

13 gennaio ore 19,30
27 gennaio ore 19,30
3 febbraio ore 19,30

cicip&ciciap
circolo culturale e politico delle donne
via gorani, 9 -20123 milano

Legalità ed integrazione possono convivere?

riceviamo e pubblichiamo testo della petizione inoltrata da Adolfo Pablo LAPI

Kind American President , Barack Obama,
Kind Italian President, Giorgio Napolitano,
Kind President of the council, Silvio Berlusconi,
Kind President European, Jerzy Buzek,
Kind President of the European commission, José Manuel Barroso

Petition: No to the slavery in Europe. The Italian state against the tyranny of the mafia. A European scandal!!!

The lack of the legalities and of the transparency in the Italia system in controls of the migratory flows, the absence of the ItalianState in controls in the world of the clandestine work, the lack of an European police for the control of traffics of human beings of the Mafia in Italy, does emerge the scandal in Italy. The Italy against the mafia. The Europe against the mafia!!!Till, this trade of slaves, deriving to a large extent from the Africa, it yielded and it made well, not underlined the "disposable slavery", now that the economy does not stand up, they come out the "knots to the comb" , of this invisible phenomenon…. http://www.comune.rosarno.rc.it/demonstrated in the commune of Rosarno, with the desperate protests, of the human pain, of these African boys, exploited by the bad organized life….All this, in the name of the comfort of mafiosoes and exploiters, removing all… to human beings that are held on conditions of slavery.Italia was, one fine day, the crib of the culture for the legality and the tolerance, today following these facts, where the “bad life” puts bombs in the courts and the slaves of color, they rise up to manifest their pain, their alienation, from the exploitation from the bad life, does not do that confirm that are remote from the culture of the legality.Legality and human rights, stamp on by mafioso organized gangs of the mafia… and we unfortunately pay the consequence for the resources lack of to oppose this phenomenon.Are suns, in the face of an infernal monster, a monster by name mafia, that is not only Italian, but well it is, a global organization that strikes Italy and the Europe all, with the drug trafficking, with the trade of human beings, are for the harvest in the fields, is with the women to prostitute.to do the LEGALITA maids ', the tolerance and it SOLIDARIETA of the millennial European culture in the face of the deprivation of the LIBERTA and of the Human Dignity , removed by mafiosoes croups that enslave human beings?

What see in Tv, that images of mens of color, desperate that protest in places and only the tip of the iceberg. Is not a located and only phenomenon is a more articulated and dramatic phenomenon.Is not the clandestine thing to the Padania, that passes from Milano with the signed jeanses, that steal to buy a jail cell … these boys are another phenomenon, is the meat of slaughterhouse of the mafia… it same mafia that does fill the city of dustbin, it same mafia that puts the bombs, that does shop of drug, that unload toxic refusals in the lobsters and in the city…These boys in plaza are un Heroes….they say no to the slavery, they say no to the mafia, they say no to the illegality to be " in fact " clandestine…If for a second consider identical in their reality, from like part believe that want to be, doing these protests of plaza?

Legality and integration can cohabit?

The tolerance lack of conjugated with the legality, can bring to destroy our tradition of free and respectful peoples of the honest work,The made in Italy victimization and the look for the expiatory he-goats, making feel guilty " the clandestine "….save Italy of the mafia crab. The see people of color that fights for the liberty, is not able be exploited to say: " looks am un clandestine bad "…. But instead can be Humpty-Dumpty fight for the legality, as all we.If himself ascertained that these persons are enslaved by the mafias, the state must, ask excuse to these human beings, for as have been enslaved in Italian territory!!! It must stay any doubt that the Europe and Italy is privy to the mafia or of the slavery of human beings.The Europe must send inspectors for surveillance these phenomenona of illegality…using the NATO technology against the mafia, surveillance with the satellites all movements that enrich the mafias. Laws there are, sin that the legality does not arrive where it must arrive.
Have in Europe a highly professional army, sin that is destined in foreign missions, while here, in Italy, a day must arrive the blue helmets to free Italy of the mafia that enslaves, sell off every kind of spices, it puts bombs, kills political, judges, city, military, policemen, police, financiers….
They will come a day the blue helmets, sin that will be a day after the fair….We must revalue the crime of "high treason of the country" for all officials of the state in Italy like in Europe?

Yours truly,
Adolfo Pablo Lapi


Gentilissimo Presidente Americano Barack Obama,
Gentilissimo Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano,
Gentilissimo Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi,
Gentilissimo Presidente del Parlamento Europeo, Jerzy Buzek,
Gentilissimo Presidente della Commissione Europea, José Manuel Barroso

Petizione: No alla schiavitù in Europa. Lo Stato Italiano contro la tirannia della Mafia. Uno scandalo Europeo!!!

La mancanza delle legalità e della trasparenza nel sistema Italia nei controlli dei flussi migratori, l’assenza dello Stato Italiano nei controlli nel mondo del lavoro clandestino, la mancanza di una Polizia Europea per il controllo dei traffici di esseri umani ad’opera della mala vita organizzata in Italia, fa emergere l’ennesimo scandalo all’italiana, Lo Stato contro la Mafia. La Europa contro la Mafia!!!Finché, questa tratta di schiavi, proveniente in gran parte dall’Africa, fruttava e rendeva bene, non si evidenziava la “schiavitù usa e getta”, ora che la economia non regge, vengono fuori i “nodi al pettine”, di questo fenomeno invisibile…. http://www.comune.rosarno.rc.it/ manifestato nel comune di Rosarno, con le proteste disperate, del dolore umano, di questi ragazzi africani, sfruttati dalla mala vita organizzata….Tutto ciò, in nome del benessere di mafiosi ed sfruttatori, togliendo tutto… ad essere umani che sono tenuti in condizioni di schiavitù.Italia fu, una volta, la culla della cultura per la legalità e la tolleranza, oggi a seguito di questi fatti, dove la mala vita mette bombe nei tribunali e gli schiavi di colore insorgono a manifestare il loro dolore, la loro emarginazione, dallo sfruttamento dalla mala vita, non fanno che confermare che siamo lontani della cultura della legalità.Legalità e diritti umani, calpestati dalle cosche mafiose… e noi purtroppo ne paghiamo le conseguenza per la mancanza di risorse per contrastare questo fenomeno.Siamo soli davanti a un mostro infernale, un mostro di nome Mafia, che non è solo italiana ben si un’organizzazione globale che colpisce l’Italia e l’Europa Tutta, con il traffico di droga, con la tratta di essere umani per la raccolta nei campi, sia con le donne da prostituire.

A cosa serve la LEGALITA', la TOLLERANZA e la SOLIDARIETA' della cultura millenaria Europea di fronte alla privazione della LIBERTA' e della DIGNITA' UMANA, tolta da gruppi mafiosi che schiavizzano esseri umani?Quello che vediamo in Tv, quelle immagini di uomini di colore, disperati che protestano in piazza e soltanto la punta dell’iceberg. Non è un fenomeno localizzato ed unico è un fenomeno più articolato e drammatico.Non è il clandestino alla Padana, che passa da Milano con i jeans firmati, che rubano per comprarsi un cellulare … questi ragazzi sono un altro fenomeno, sono la carne di macello della Mafia… la stessa Mafia che fa riempire le città di pattumiera, la stessa mafia che mette le bombe, che fa spaccio di droga, che scaricano rifiuti tossici nei mari e nelle città…Questi ragazzi in piazza sono degli EROI….dicono no alla schiavitù, dicono no alla mafia, dicono no alla illegalità di essere “di fatto” clandestini…Se per un secondo ci immedesimiamo nella loro realtà, da quale parte credete che vogliano stare, facendo queste proteste di piazza?

Legalità ed integrazione possono convivere?

La mancanza di tolleranza coniugata con la legalità, può portare ad annientare la nostra tradizione di popoli liberi e rispettosi del LAVORO ONESTO.Il vittimismo Made in Italy e il cercare i capri espiatori, colpevolizzando “ il clandestino”….non salveranno l’Italia del cancro Mafia. Il vedere gente di colore che lotta per la libertà, non può essere strumentalizzato per dire: “guarda sono dei clandestini cattivi”…. Ma invece potrebbero essere persone che lotta per la legalità, come tutti noi.Qualora si appurasse che queste persone sono schiavi dalle Mafie, Lo Stato dovrebbe, chiedere scusa a questi essere umani, per come sono stati schiavizzati in territorio italiano!!! Non dovrebbe restare nessun dubbio che l’Europa e L’Italia sia complice della Mafia o della schiavitù di esseri umani.L’Europa dovrebbe inviare ispettori per monitorare questi fenomeni di illegalità…adoperando la tecnologia NATO contro la Mafia, monitorando con i satellite tutti i movimenti che arricchiscono le Mafie. Le leggi ci sono, peccato che la legalità non arriva dove dovrebbe arrivare.

Abbiamo in Europa un esercito altamente professionale, peccato sia destinato in missioni estere, mentre qua, in Italia, un giorno dovranno arrivare i caschi blu per liberare l’Italia della Mafia che schiavizza, spaccia ogni tipo di droga, mette bombe, ammazza Politici, Giudici, Cittadini, Militari, Carabinieri, Polizia, Finanzieri…. Verranno un giorno i caschi blu, peccato che sarà troppo tardi….
Dovremmo rivalutare il reato di “alto tradimento della Patria” per tutti i funzionari dello Stato in Italia come in Europa?

Cordiali saluti,
Adolfo Pablo Lapi




Se non son Ipazie non le vogliamo


In Italia si vuole blocccare il film "Agorà" di Amenabar, che narra la storia della filosofa Ipazia - filosofa vissuta ad Alessandria d'Egitto fra la fine del IV e l'inizio del V secolo.


Ipazia diffondeva la grande cultura greca ed educava alla cittadinanza (agorà) mediante lo studio. Insegnava filosofia, matematica, astronomia. Un'anomalia doppiamente insopportabile: era una donna e per giunta pensava. Scomoda soprattutto al cattolicesimo apostolico romano, che in alleanza col decadente impero romano, aveva ottenuto nel 380 l'editto di Tessalonica con cui lo Stato diventava il braccio armato che perseguitava quanti non si conformassero ai dogmi cattolici.
Ipazia con cocci taglienti venne fatta a pezzi, gettati per spregio ulteriore nel "cinerone" dove si bruciava la spazzatura. I suoi assassini erano monaci fanatici ed analfabeti al seguito del vescovo di Alessandria, Cirillo.
Questa figura di donna scomoda, apprezzata e stimata dai colti, ma difforme dal mito mariano che lo stesso Cirillo stava contribuendo a costruire, fa paura ancora oggi, visto che si sta cercando di bloccare la diffusione di un film che ne ripropone la storia.

Come liberi pensatori - come bruniani - ostacoliamo questa censura.

Pazzi...per le vedove!

Enrico Groppali - giornalista, scrittore e critico di teatro - porta sul palcoscenico del Libero di Milano due monologhi ispirati a due grandi figure femminili che hanno segnato la vita di grandi artisti del Novecento: Alma Schindler Mahler e Antonietta Portulano

La prima scena è ambientata in un salotto liberty primo Novecento: sepolta in una poltrona di velluto rosso, una signora anziana fuma un narghilé; è Alma Schindler Mahler, donna di virtù, che suo malgrado ha ispirato quattro grandi uomini a scrivere e comporre, dipingere e creare quella cosa tanto fragile e preziosa che si chiama arte.
Giovanissima si lega a Gustave Klimt - suo primo amore- mentre un altro Gustave, il compositore Mahler, diviene il suo primo marito. Marito adorato fin tanto che un giorno Alma conosce Walter Gropius: un architetto, un poeta che canta - nei suoi disegni perfetti - i fasti e la purezza della città futura. La sorte beffarda vuole però che, un’amica la conduca a una mostra: Alma si innamora del pittore Oskar Kokoschka, segnando l'inizio di un nuovo idillio.. Poi è la volta dello scrittore Franz Werfel
Così i mariti muoiono presto e chissà perché i mariti muoiono così presto - si domanda alla fine dell’opera la sconsolata vedova delle quattro arti: come se Mahler, Gropius , Kokoschka e Werfel nella sua vita abbiano contato..Loro malgrado sono stati un fuscello, un grano di sabbia, che Alma racconta con originale e irresistibile ironia.

Il secondo monologo – affidato ad Antonietta Portulano, vedova di Pirandello – è ambientato nella clinica in cui la donna ha trascorso i vent’anni della sua malattia: la sua è una storia fatta di amore e di incomprensione, in cui il percorso verso la follia è evocato con pochi tratti capaci di ricreare la sensazione angosciosa che si accompagna alla perdita del controllo di sé.
La protagonista conclude il monologo-confessione sottolineando come il marito stesso abbia accettato supinamente la di lei follia, arrivando al punto di trarre - dai suoi disturbi - spunto per la composizione artistica e, in particolare, per l’ideazione de Il Berretto a sonagli.
Un Pirandello inedito dunque quello che emerge dal testo pungente e acutissimo di Groppali che, tra la citazione di una celebre commedia e la rivisitazione di frammenti biografici, guida lo spettatore nell'oscuro tunnel della pazzia, alla fine del quale un colpo di teatro attende lo spettatore.
Teatro Libero - via Savona 10 - Milano - dal 7 al 12 gennaio 2010

Tra il chiaro e lo scuro il Mercante di Ronconi


Dopo le repliche che a dicembre hanno fatto registrare il tutto esaurito, torna al Teatro Strehler dal 7 al 31 gennaio " Il mercante di Venezia" per la regia di Luca Ronconi : testo ambiguo - crudele -'nero' -intrigante.

Nelle mie frequentazioni shakespeariane” - spiega Ronconi - “ho sempre scelto commedie problematiche: Troilo e Cressida, Sogno di una notte di mezza estate, Misura per misura. Il loro esito dipende dallo sguardo dell’osservatore: che cosa vede? Cosa lascia in ombra? Il mercante di Venezia rientra nella mia predilezione per questo Shakespeare mezzo chiaro e mezzo scuro, mezzo serio e mezzo grottesco…”. Nel Mercante” - aggiunge il regista - “il concetto di duplicità è ancor più marcato rispetto al Sogno: se là esisteva una netta demarcazione fra il mondo di Atene e quello della Foresta, nel Mercante possiamo parlare di una continua alternanza tra due “location” equivalenti, un luogo realistico, Venezia, e un luogo fiabesco o romanzesco, Belmonte. Due luoghi sono anche il luogo dell’ebreo e quello del cristiano. Non stiamo parlando di un conflitto di religioni: a Shakespeare non interessava e il testo va lasciato così com’è, senza forzature. Un altro tema interessante è il rapporto tra eros e oro: la legge del danaro, e il modo in cui essa governa l’eros, è sorprendentemente presente. Siamo di fronte a una commedia piena di sfaccettature e di possibili punti di vista…”.

Una scenografia - quella di Margherita Palli - scarna ed essenziale, priva di qualsiasi connotazione storica, tesa tra due luoghi, Venezia e Belmonte. Comune è lo sfondo che recupera naturalmente il palcoscenico del Teatro Strehler, ridipinto in una tinta più chiara; e comune è soprattutto la costante, insistente presenza della bilancia, declinata in tutti gli elementi scenici, con un fiorire ovunque di pesi e di misure di tutte le dimensioni e tipologie.
La bilancia determina lo spazio”, dichiara Margherita Palli, “replicandosi all’infinito. Dopo il Sogno di una notte di mezza estate, un altro Shakespeare mi offre l’occasione per interpretare lo spazio vuoto del grande palcoscenico dello Strehler, non da riempire scenograficamente ma con una trama ideale di oggetti, un intreccio di segni e simboli”.

L’esigenza di differenziare i due mondi, diversi ma speculari, di Venezia e di Belmonte, si riflette anche nei costumi, firmati da Ursula Patzak, che spiega: “Per Venezia, regolata dal denaro, dagli affari, ho pensato a costumi che riprendessero la rigidità di quel mondo con redingote scure, vagamente fine ‘800. L’altro, Belmonte, inventato, fantastico, dove a dominare sono le linee fluide, senza rimandi ad epoche storiche definibili, i tessuti leggeri e preziosi” .


Piccolo Teatro Strehler - largo Greppi (M2 Lanza) - dal 7 al 31 gennaio 2010 - Info e prenotazioni 848800304 - www.piccoloteatro.org - www.piccoloteatro.tv - Prezzi speciali su www.piccolocard.it