In Italia si vuole blocccare il film "Agorà" di Amenabar, che narra la storia della filosofa Ipazia - filosofa vissuta ad Alessandria d'Egitto fra la fine del IV e l'inizio del V secolo.
Ipazia diffondeva la grande cultura greca ed educava alla cittadinanza (agorà) mediante lo studio. Insegnava filosofia, matematica, astronomia. Un'anomalia doppiamente insopportabile: era una donna e per giunta pensava. Scomoda soprattutto al cattolicesimo apostolico romano, che in alleanza col decadente impero romano, aveva ottenuto nel 380 l'editto di Tessalonica con cui lo Stato diventava il braccio armato che perseguitava quanti non si conformassero ai dogmi cattolici.
Ipazia con cocci taglienti venne fatta a pezzi, gettati per spregio ulteriore nel "cinerone" dove si bruciava la spazzatura. I suoi assassini erano monaci fanatici ed analfabeti al seguito del vescovo di Alessandria, Cirillo.
Questa figura di donna scomoda, apprezzata e stimata dai colti, ma difforme dal mito mariano che lo stesso Cirillo stava contribuendo a costruire, fa paura ancora oggi, visto che si sta cercando di bloccare la diffusione di un film che ne ripropone la storia.
Come liberi pensatori - come bruniani - ostacoliamo questa censura.