Beni Culturali, dalla rivoluzione alla rivelazione

"Abbiamo voluto prenderci il tempo necessario per ragionare su ogni implicazione, sia pratica che di principio, che le nomine di ieri avrebbero potuto avere, a cominciare da una rapida indagine presso i nostri colleghi che esercitano la tutela e la valorizzazione nelle realtà museali più importanti d’Italia.Al di là di ogni fattore simbolicamente innovativo (il carattere internazionale del bando, il recupero dei “cervelli in fuga”, la giovane età, la massiccia rappresentanza femminile), il dato inconfutabilmente emergente è che solamente un funzionario interno al Mibact è stato ritenuto, tra tutti i concorrenti, meritevole di accedere alle nomine. Per il resto, personalità italiane e straniere provenienti da realtà diverse dal Mibact.Sulla stampa, divisa equamente a metà tra favorevoli e contrari, si parla già di difese corporative nutrite di provincialismo, ma in realtà non è quello il cuore del problema; lo straniero non soltanto  è benvenuto (se non altro per una questione di circolarità delle professioni, che vede molti tecnici italiani con prospettive di carriera decisamente più elevate che in madrepatria), ma è ulteriormente apprezzato se il suo curriculum ne comprova la preparazione culturale e l’attitudine gestionale.E il problema sta tutto qui. La UIL, dopo la pubblicazione della graduatoria d’accesso ai colloqui, ha chiesto al presidente Baratta di conoscere i criteri meritocratici adottati dalla commissione giudicante, senza ottenere risposta alcuna. Pensavamo ad inerzia, ad iperburocrazia. Invece tutto rientra, a questo punto, in un progetto folle che mira a demolire il sistema Beni Culturali una volta per tutte.Dove sta la trasparenza invocata da Franceschini, se non si riesce neanche a capire in base a quali criteri siano state nominate persone che figuravano al quinto o sesto posto della rispettiva graduatoria?Come si può apprezzare l’assottigliamento delle distanze metodologiche tra noi e l’Europa, se si mandano a dirigere luoghi importantissimi personalità di provenienza internazionale ma con una esperienza di gran lunga inferiore a chi lavora nella tutela e nella valorizzazione da almeno vent’anni e ne conosce tutte le differenti applicazioni?Non appare adeguatamente ponderato il confronto tra le esperienze professionali di Natali e di Schmidt – tanto per fare l’esempio degli Uffizi – così come la designazione di Gabriel Zuchtriegel rischia di vanificarne l’alto profilo scientifico per via di un’età (34 anni) che difficilmente giustifica un bagaglio di esperienze superiore agli archeologi interni.I nostri colleghi si sentono umiliati, offesi per il mancato riconoscimento di una professionalità profusa molto spesso in situazioni critiche (sottorganico, stipendi non adeguati al costo della vita, pagamenti arretrati da mesi, continue modifiche organizzative, etc). Non comprendono scelte che passano al di sopra delle loro teste e temono lo smantellamento completo – dopo l’abbattimento totale della struttura organizzativa del Ministero, per colpa di una riforma inapplicabile – dell’unica realtà ancora pienamente funzionante, puntellata dall’articolo 9 della Costituzione, ovvero quella della tutela, seguita a ruota dalla valorizzazione.Ecco perché suona strana tutta questa esterofilia! L’intento non sarà forse quello di ricalcare modelli organizzativi stranieri lontanissimi dal nostro retroterra culturale, dando per scontato che tutto sia adattabile all’Italia? Non vorremmo che di qui a 12 mesi si verificasse un generale allentamento delle funzioni di controllo dei nostri Istituti e dei nostri Musei sul patrimonio culturale, magari a vantaggio delle svogliature di qualche facoltoso privato….del resto, se il nostro sistema scientifico e culturale è così apprezzato nel mondo (Ministro a parte) una qualche ragione deve pur esserci! E se si è conservato per molti decenni nella forma attuale, al punto da essere meta di studi internazionali qualche merito andrà riconosciuto anche ai nostri funzionari, ormai completamente smarriti.C’è il pericolo che i nostri tecnici più preparati si sentano in dovere di guardare altrove: noi non lo vorremmo, anche perché sarebbe una sciagura totale, una dispersione di conoscenze e competenze (ma il Ministro è a conoscenza del fatto che i direttori stranieri hanno studiato nei nostri musei, le nostre collezioni, con i nostri funzionari?) da evitare ad ogni costo.Per questo non ci piace quanto è stato annunciato a gran voce, addirittura al telegionale delle 20! Non siamo alle prese con una rivoluzione, ma con una rivelazione: che il sistema amministrativo e tecnico non vale assolutamente nulla, o quantomeno che i suoi rappresentanti possono ambire a posizioni gestionali secondarie.Questo non corrisponde al Mibact che conosciamo noi che rappresentiamo il personale e l’operato di Franceschini non si differenzia in nulla di positivo rispetto ai suoi predecessori. Abbiamo l’impressione che sia solamente l’inizio, ma non siamo disposti a stare zitti, ad arretrare. Proseguiremo con i nostri contributi costruttivi, soprattutto in direzione di quella valorizzazione museale che tanto piace al Ministro e che tanto apprezzano i visitatori provenienti da ogni parte del mondo.Ma delle nomine non possiamo non chiedere conto nelle sedi più opportune. A cominciare dal mancato rispetto dell’art. 2 del DPR n. 3/1957 e dell’art. 38 del D. Lgs. n. 165/2001 sulla necessità di possedere la cittadinanza italiana, requisito rispetto al quale abbiamo allertato per tempo l’Amministrazione proprio per evitare un contenzioso che, oggi, ci appare invece inevitabile".

Comunicato UILPA Ministero Beni Culturali

Cibo per l'anima

Tra conoscenze scientifiche e antiche saggezze, Franco Berrino con " Il cibo dell'uomo",  ci conduce per mano in questa 'via' della salute, che prima di ogni cosa è viaggio dentro se stessi Si, perchè essere consapevoli, prendere coscienza 'qui ed ora' che ogni attimo della nostra vita è prezioso, che questo involucro (corpo) che ci accompagna ogni istante in questa vita e oltre, è una forma cui noi - solo noi - diamo sostanza (nel bene e nel male), è di per sè un viaggio. Cita, Berrino, Antonio Machado: il suo è un invito a non cercare strade già tracciate,a non avere pregiudizi, a rivalutare il cibo semplice, ad avere cura di noi stessi attraverso la prevenzione che necessariamente si 'nutre' di una sana e corretta alimentazione. Medico,patologo,epidemiologo, già direttore del dipartimento di medicina preventiva e predittiva dell'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, ci consegna un prezioso volume: dalle ricerche epidemoliogiche che hanno confermato come la trasformazione del cibo che ha accompagnato la rivuzione industriale abbia avuto un ruolo importante nella genesi delle malattie croniche che caratterizzano il nostro mondo, passando dalla macrobiotica al focus sulla sindrome metabolica e all'attenzione rivolta all'universo femminile e sue patologie (tumori),ci invita con semplicità a mangiare in modo consapevole e sano. La strada, indica Berrino, " è quella della consapevolezza e dell'assunzione di responsabilità(...) usiamo il nostro potere. Scegliamo consapevolmente. La buona volontà permette la crescita della coscienza sveglia anzichè letargica...la salute e la malattia dipendono da noi, l'infelicita' dipende da noi... nostro compito occuparci del contenitore della nostra anima, che desidera bellezza, semplicità e consapevolezza (...)". Già.            Eloisa Dacquino

Franco Berrino 'Il cibo dell'uomo. La via della salute tra conoscenza scientifica e antiche saggezze', ed. FrancoAngeli

Lo sguardo rovesciato

Sottovoce *
C'è chi in modo beota (leggi selfista), fa sfoggio di sé per testimoniare la propria 'presenza' all'universo mondo senza avere cura del risultato; chi fa clic per finta; chi per anni, alla stessa ora,  fotografa lo stesso scenario nella medesima angolazione. Chi, come Vivian Maier ( baby sitter di professione), fino alla fine dei suoi giorni immortalera' per pura passione scorci urbani, impiegati in pausa pranzo e molto altro ancora, lasciandoci un affresco del suo tempo ( anni '50, Stati Uniti) di suggestiva potenza. Un lascito di immagini sterminato, ritrovato per caso nel 2009 in una casa d' aste. Una anonima tata, che per tutta la vita privilegio' la fotografia, l'arte della fotografia,  a se stessa. L'esatto opposto di ciò che accade in questa triste umanità, così presa dal proprio ombelico da sommergerci di immagini specchio in social network dedicati. E la fotografia?  Ciò che resta della fotografia prende corpo nel libro denuncia di Roberto Cotroneo " (...) Il gesto di fotografare una volta era una scelta, una volontà,  era un modo di sedere al tavolo delle identità portando con sé un oggetto perfetto per capire: la macchina, con tutte la sua capacità di scrutare. Il soggetto fotografato lo sapeva, prendeva coscienza che il gioco era iniziato, ed entrava nella parte. Il soggetto fotografato poteva avere una espressione sofferta,  oppure poteva atteggiarsi a divo e diva, replicando gesti, espressioni e movimenti che aveva visto in immagini di persone celebri. Il fotografo sapeva che fotografare un albero non era solo sfiorare uno schermo dove l'albero era già apparso, prima di scattarlo, ma si trattava di una scelta, persino di un rischio". Continua Cotroneo,  in questo libro di cui consiglio la lettura: " la fotografia non è solo memoria e ricordo. È consapevolezza,  ed è capacità di guardare e di guardarsi. Ognuno deve sapere quale fotografia si porterebbe su un'isola deserta e soprattutto perché". Delle molteplici, una: sottovoce.  Eloisa Dacquino

Roberto Cotroneo, Lo sguardo rovesciato. Come la fotografia sta cambiando le nostre vite, Utet.
* Sottovoce ph Eloisa Dacquino

La Mirabilandia del Premier: a pagare sempre i soliti noti

"Le nazioni, come gli uomini, muoiono di impercettibili scortesie. " Jean Giraudox

Non stupisce l'idiosincrasia del tesseramento, oggetto dell'ultimo attacco - in ordine di tempo - sferrato ai sindacati dal Premier Renzi: l'idea che i processi democratici e partecipativi di qualunque associazione (e quindi anche dei partiti politici),  possano essere sostituiti da forme alternative di 'baronia' mediatica,  é coerente con la visione di un partito (democratico?), che ha consentito a chiunque l'elezione del proprio Segretario in cambio di due euro. D'altronde l'idea di abolire gli iscritti non é nuova nelle fila renziane (qualcuno ricorderà le affermazioni di Michele Emiliano); si acclama e sostiene (senza discutere), il leader più cool che questa modernità e questo  'nuovismo' (così arcaici) impongono, da un popolo  che si vorrebbe sempre più di social, tele, twitter dipendente. E il perché é presto detto: l'esercizio della democrazia impone rispetto, dialogo, ascolto; esige di dare senso, diritti e doveri a chi liberamente, impegnandosi in prima persona, decide di aderire a una comunità. Impone che il tempo dedicato alla discussione e alla proposta possa essere esercitato. Ma il tempo é nemico della modernità, e con la globalizzazione il nostro interlocutore é ovunque:  al confronto  si preferisce l'uso di slogan e hastag,  alla  discussione e al rispetto  la "gogna" mediatica di chi osa contrapporre idee e proposte diverse, alla dialettica parlamentare il ricorso continuo al voto di fiducia. Ciò che resta, in questa bolla d'aria in cui il paese sembra imprigionato, é un  partito che attraverso il suo leader, nonché capo del Governo,  sembra non essere in grado di rispettare  la storia e la lunga militanza di milioni di persone che ancora credono nei valori della comunità,  della  gratuità,  della democrazia, delle Istituzioni.  E tra questi certamente donne e uomini che nella loro veste di servitori dello Stato, si sentono quotidianamente offesi e calpestati nell'esercizio dei propri doveri: non si trova  tempo per aprire il confronto con chi li rappresenta, non si trovano risorse per rinnovare i contratti scaduti da oltre sei anni. Non si trova tempo per discutere delle molte idee e proposte che i sindacati unitariamente avanzano per riformare realmente ed efficacemente la Pubblica Amministrazione. Questo tempo lo si riserva ad inutili passerelle, spot e pseudo riforme,  mentre la spesa pubblica continua ad aumentare di pari passo alle consulenze commissionate a "professionisti": dagli 898 milioni di euro del 2009,  ai 990 del 2011 e il miliardo di euro del 2012, si è passati ai 1.150 del 2015. Agli annunci mirabolanti di risorse da destinare per la banda larga, infrastrutture e chi più ne ha ne metta, non un euro per chi quotidianamente tutela e salvaguardia il welfare nel nostro paese.  E mentre tutto ciò accade, viene varato un provvedimento che anziché combattere l'evasione fiscale, la incentiva: la non punibilità per le dichiarazioni che differiscono del 10% e l'aver innalzato da 50 mila a 150 mila euro la soglia per la procedibilita' penale. Un regalo agli evasori, con buona pace dei pensionati e lavoratori dipendenti,  tassati alla fonte. Qualcosa non torna, caro premier, e non solo nei conti: ai facili slogan, anteponga con atti concreti, attraverso il confronto, il benessere della collettività; alle diatribe di partito e a questo triste e malcelato consociativismo, il bene del paese.  

Eloisa Dacquino
10 agosto 2015  

Riforma della PA, il bluff é servito

Riforma Pa, Cgil Cisl Uil: “Un’illusione pensare di cambiare la Pa con nuove norme. Per innovare i servizi e valorizzare i lavoratori servono i contratti”. “Una grande illusione pensare di cambiare la Pa attraverso nuove norme. La Pubblica amministrazione si cambia, per davvero e in positivo, solo attraverso il coinvolgimento di chi ogni giorno ci lavora e, tra mille difficoltà, garantisce i servizi pubblici ai cittadini. Basta giochi di prestigio, bisogna riaprire la contrattazione”, questo il commento di Rossana Dettori, Giovanni Faverin, Giovanni Torluccio e Nicola Turco – segretari generali di Fp-Cgil Cisl-Fp Uil-Fpl e Uil-Pa - dopo l’approvazione definitiva del ddl Madia. “Questo governo, come gli altri, resta ancorato ad una illusoria funzione taumaturgica delle norme” attaccano Dettori, Faverin, Torluccio e Turco. “A partire dalla rilegificazione del rapporto di lavoro, dalla riduzione degli spazi di negoziazione, dall’inasprimento dei controlli di merito e di compatibilità economico-finanziaria dei contratti. E ancora una volta manca il coraggio di intervenire sui nodi decisivi: riorganizzazione dei servizi e investimento nelle professionalità”.
“In questo modo, si mantiene una Pa autoreferenziale, volutamente disorganizzata, costruita per legge e complicazioni normative calate dall’alto”, rimarcano i segretari. “Vogliamo il contratto subito. Per rendere esigibile il sacrosanto diritto al rinnovo del contratto di milioni di lavoratrici e lavoratori della Pa, e per il rilancio dei servizi pubblici contro gli eccessi normativi che anche questa millantata riforma nasconde, a partire dalla dozzina di decreti delegati da approvare nei prossimi mesi. Ancora norme e cavilli che non produrranno alcun miglioramento sulla condizione reale delle persone”. “Contrattare e coinvolgere i lavoratori è l’unica chiave di un vero processo di efficientamento dei servizi e valorizzazione dei lavoratori. Per questo, soprattutto dopo l'ennesima forzatura, va riaperta immediatamente la contrattazione”. Una forzatura, proseguono le quattro sigle, “che traspare anche dall'approvazione del dl enti locali. Qui, dopo passi avanti fatti sui temi del personale, rimangono tutte in piedi pesanti criticità, sia in vista dei prossimi e pesantissimi tagli agli enti locali, che metterebbero in serio e irreversibile pericolo l'erogazione dei servizi pubblici, sia per la nuova scure che si abbatterà sui fondi della sanità”. “Il progetto di progressiva riduzione dello spazio pubblico è chiaro, anche in vista di quella che raccontano sarà una riduzione delle tasse ma che inevitabilmente si tradurrà in nuovi tagli agli enti locali. Avvertiamo il governo: il lavoro pubblico non sarà il bancomat del governo per una, anche questa illusoria, riduzione delle tasse. Se il governo vuol mettere un tassello vero per l’innovazione, apra subito il tavolo contrattuale”.

Transoceanica

"Transoceanica" ovvero " del otro lado del charco”, al di là dell'oceano quindi, è una Kermesse di arte che supera il concetto di mostra itinerante, oggi così usuale, perchè profondamente diverse sono le radici della sua ideazione.
Le radici, il substrato comune, ma anche storicamente diverso, di due nazioni, ugualmente latine ma separate attraverso i secoli dalla distanza infinita dell'oceano, Messico e Italia. L'idea di un gemellaggio diverso fra queste due nazioni è frutto dell'intuito dell'artista Montserrat Gomez Maya, architetto e visual-designer, di nazionalità messicana e residente in Italia, che ha progettato un modo per unire e confrontare quelle che ormai sono le due patrie e le sue due sensibilità.

Le radici comuni e le diverse interpretazioni della quotidianità e del senso profondo della storia diventano quindi il tema di un'indagine d'arte che permetta a queste due anime di confrontarsi attraverso un linguaggio comune che travalichi le distanze.
L'immaginario collettivo che definisce le due nazioni, le inevitabili pizza, spaghetti e mandolino per l'Italia che si contrappone alla triade mariachis, Pancho Villa e tortillas per il Messico forse sono moduli mentali, categorie riduttive che non descrivono una realtà in continua evoluzione.
Ecco quindi che il progetto si elabora attorno a due gruppi di artisti: 16 messicani e 16 italiani che attraverso le loro opere racconteranno la propria sensibilità e le proprie radici.
La kermesse si tiene in due distinte sedi: Guadalajara, presso la galleria d'arte messicana "5PM", dove dal 3 Luglio sono esposte le opere di 16 artisti vigevanesi:  Domenico Bernacchi, Melita Briguglio, Marco Favazzi, Silvana Giannelli, Chiara Luise, Alda Lusona, Gabriella Maldifassi, Elisa Marchesani, Gió Marchesi, Gaetano Melilli, Jean Mégier, Anna Maria Olivelli Francesco Palermo, Daniela Tabarin, Giordana Zuffardi Valdivia e ovviamente Montserrat Gomez Maya.
Sono creazioni di piccolo formato ma forse proprio per questo in grado di sintetizzare il racconto di un'italianità fuori dagli schemi impropri che cronaca e leggende hanno finora propagandato.
A Vigevano, a partire dal 30 agosto 2015, alle ore 18.00, presso "Arte il Faro" in via Cairoli 4, saranno i 16 artisti messicani che con le loro opere ci racconteranno che il Messico non è solo i mondiali di calcio del 1970, con quella partita Italia-Germania che inevitabilmente per noi ne è il simbolo. Ci porteranno lungo segni e cromie che, figlii di una storia artistica che vede Botero, Frida Kahlo e Diego Rivera comeartisti universalmente riconosciuti nel nostro paese, ci racconteranno di una realtà e una sensibilità che forse non avremmo potuto conoscere altrimenti.
Negli occhi abbiamo il racconto delle struggenti e bellissime foto messicane realizzate da Tina Modotti negli anni 20 del secolo scorso ma cosa sappiamo esattamente delle emergenze culturali al di là dell'oceano?
Una preziosa iniziativa questra Transoceanica, fortemente voluta da Montserrat Gomez Maya che ha saputo coniugare la creatività e la vitalità di due nazioni geograficamente distanti ma forse culturalmente ed artisticamente più vicine di quanto non si pensi.






















 Adalingo: Transoceanica, ben più di un gemellaggio d'arte di...

Duende, questo sconosciuto

Forza misteriosa e tellurica, demone, spirito della terra e musa. " Potere misterioso che tutti sentono e nessun filosofo spiega". Questo il 'Gioco e teoria del Duende' che Federico Garcia Lorca lesse a Buenos Aires nel 1933. Ebbene "(...) il duende è un potere e non un agire, è un lottare e non un pensare. Ho sentito dire a un vecchio maestro di chitarra: il duende non sta nella gola; il duende monta dentro,dalla pianta dei piedi (...) Vale a dire non è questione di capacità, ma di autentico stile vivo, di sangue; di antichissima cultura e, al contempo, di creazione in atto". Il duende è una predisposizione dell'essere, una potente arma evocatrice, una stoccata improvvisa che raggiunge e plasma chi lo possiede. Che incanta, come un demone angelo di rara bellezza e seduce, seduce chi è vicino al segreto delle perdute cose. "(...)lo stesso duende che infiammò il cuore di Nietzsche, il quale lo cercava nelle sue forme esteriori sul ponte di Rialto o nella musica di Bizet, senza trovarlo e senza sapere che il duende che egli inseguiva aveva spiccato un salto dai misteri greci alle ballerine di Cadice o al dionisiaco grido sgozzato della siguiriya di Siverio(...). Di Eleonora Duse" (...) che cercava opere fallite per portarle al successo grazie a ciò ch'ella inventava..". E ancora " il duende che innalza la torre di Sahagun o lavora caldi mattoni a Calatayud o a Teruel, è lo stesso che squarcia le nuvole del Greco e fa dileguare a pedate i bargelli di Quevedo e le chimere di Goya".  E ancora quello di una donna di antica e arcana bellezza, canale di energia e mistero, cui dedico questa introduzione al gioco. Della perduta ragione, il sogno.   Agosto, 2015    E.D.

Federico Garcia Lorca, Gioco e teoria del Duende, Adelphi.