In un mondo improvvisamente colto dall’elogio della lentezza che scopre e celebra lo “Slow Down Festival” dopo aver bruciato nell’ultimo ventennio non solo l’economia, quanto i valori che attengono all’etica del fare e alla Virtù; tra dibattiti, seminari, libri, giornate mondiali a promuovere questa ‘nuova filosofia di vita', questi ditirambi celebrano l’uomo nell’unità di corpo – mente - cuore, attraverso un Tempo e un linguaggio che non muta se la cornice cambia, di rara bellezza e forza intuitiva: notturno, antelucano, come la magia potente arma evocatrice in sintonia con i sogni e l’anima.
Di un Tempo che contempla unicamente il ‘qui ed ora’.
Lo facciamo provocatoriamente attraverso cartigli di straordinaria intensità – la fine di un amore - che rivelano più di quanto la ragione possa filtrare, più di quanto antiche e nuove teorie possano postulare; e lo dedichiamo a quanti superficialmente, distrattamente, conducono la propria vita; a quanti – dissociati in pensieri e parole – sono sempre altrove, anche quando fanno l'amore; a quanti sottraggono ai rapporti personali attenzione, ascolto, condivisione; a quanti delegano ogni decisione, anche la più banale; a quanti trovano sicuro rifugio e giaciglio presso pareti domestiche, magari sotto protettive ‘ali’ materne pur di non affrontare se stessi, le proprie insicurezze e il mondo perché questo costa fatica, sacrificio e a volte anche solitudine; a quanti - chiusi nel piccolo mondo di abitudini quotidiane - soffocano quello di chi sta loro accanto con il vittimismo, l’egoismo e l'impetuosità di gesti che manifestano unicamente il loro male di vivere; a quanti lasciano che l'intensità del momento volga lo sguardo altrove, perché troppo assenti, distratti, ripiegati su se stessi, le proprie paure, i propri desideri; a quanti rivendicano e abusano della parola amore, senza conoscere rivoluzione del cuore.