La disoccupazione in Italia :un sintomo del malgoverno

Riceviamo e pubblicchiamo lettera aperta di   Pablo   LAPI

Gentilissimo Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano

Gentilissimo Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi
Gentilissimo presidente del Parlamento Europeo, Jerzy Buzek
Gentilissimo Presidente della Commissione Europea, José Manuel Barroso
Gentilissimo Presidente della CODACONS, Marco Maria Donzelli


La mancanza di politiche sociali aggressive a tutela del lavoro, i pochi investimenti nel privato da parte dalle banche, la mancanza di una linea di credito trasparente e diretta fra lo stato e le piccole e medie imprese, l’apparente disinteresse a creare posti di lavoro e a tutelarli, ci ha portato a 2.138.000 disoccupati che cercano lavoro.
Dalle rilevazioni Istat si evince che solo il 57% della popolazione attiva ha un lavoro cioè 22.914.000 cittadini. Di contro abbiamo 14.822.000 cittadini ‘inattivi’ di cui 2.138.000 in cerca di lavoro, cioè il 37,7% della popolazione fra 15 e 64 risulta disoccupato, di cui il 26% nella fascia d’età giovanile.

Dal dopoguerra il diritto al lavoro è tutelato dalle Nazioni Unite, dall’Unione Europea e dalla Repubblica Italiana; la Costituzione italiana tutela – dovrebbe tutelare il lavoro:
Art. 4 “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto..Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.”

Così ci chiediamo: l’attuale governo italiano e la Comunità Europea come intendono contrastare la disoccupazione, la povertà e l’esclusione sociale che progressivamente ha paralizzato il nostro paese?
Questo il dato sui cui riflettere e trovare risposte adeguate: 14.822.000 cittadini inattivi nel solo territorio italiano.
La politica urlata, autoreferenziale e propagandistica non paga più, tanto meno quella di affidarsi alla mano invisibile di Adam Smith a salvarci in nome e per conto della Provvidenza dalla catastrofe economica annunciata.
L'occultare i problemi reali del paese come la fame, la disoccupazione, il crollo della produzione industriale, il crollo dei consumi, il costante impoverimento delle famiglie, non fanno altro che aggravare - il problema - ormai senza più ritorno alcuno.

Riteniamo non sia più il tempo di attese e speranze: è tempo di agire. I crimini contro l’umanità non si commettono solo in tempi di guerra: i crimini contro l' umanità si commettono anche in tempo di pace con il fallimento dell’economia di un paese, con la distruzione del tessuto socio- lavorativo.
Chi non sa governare, tradisce la Costituzione nel senso più letterale del termine e quindi – riteniamo - dovrebbe essere ricondotto al reato di alto tradimento e attentato alla Costituzione. Mancano in questo nostro povero paese, le normative per punire chi governando distrugge l’economia, pone in essere conflitti di interesse e/o abuso di potere, chi commette illeciti tanto nelle amministrazioni pubbliche che europee, chi non favorisce la crescita sana delle piccole e medie imprese, con la diretta conseguenza di intaccare il lavoro e la possibilità di trovarlo.
In Italia - poi - altri fattori non contribuiscono al buon governo: la Costituzione non viene rispettata compiutamente, la ‘deontologia professionale’ non viene messa al servizio del paese, l’ illegalità è diffusa, il mal costume generalizzato, il lavoro in nero la regola, la mancanza di politiche fiscali che contrastino efficacemente l’evasione da parte di “furbetti” e mafiosi che portano in dote al nostro paese una evasione fiscale complessiva di 249 miliardi all’anno, fanno si che la ferita di un tempo sia divenuta il vero cancro per l’ economia Italiana ed Europea.

Il Pil Italiano si aggira sui 1.500 miliardi di euro, il 18-19% cioè 249 miliardi lo stato non li vede. Nondimeno il conflitto d’interessi all’interno dello Stato, non aiuta certamente a valorizzare il LAVORO; da una parte lo stato tutela il Gioco d'azzardo con il suo "monopolio di Stato" dall’altra con l'articolo 1 della Costituzione Italiana valorizza il lavoro, che qui richiamiamo a memoria e coscienza dei più: “Art. 1 : l'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.”

Pablo LAPI