A vent'anni dalla caduta del muro di Berlino, Serena Sinigaglia e la sua compagnia Atir portano in scena al Teatro Libero dal 3 al 13 febbraio “1989 – Crolli”: terzo e ultimo capitolo della trilogia “Incontri con epoche straordinarie: 1943 – Come un cammello in una grondaia (ovvero del coraggio), 1968 (ovvero dell’incanto), 1989 Crolli (ovvero del disorientamento)” che la Sinigaglia dedica al teatro civile. Una rilettura degli avvenimenti chiave che hanno stravolto la nostra epoca, motivata dal bisogno di ricostruire una coscienza “politica” forte.
Il testo, creato dalla stessa Sinigaglia con l’aiuto di una piccola equipe di drammaturghi e che si ispira a testimonianze e documenti autentici tratti da Lidia Campagnano, Paolo Rumiz, Peter Handke, Saint-Exupéry, Hana Blandiana, procede per canti che pongono una serie di domande a cui non è facile dare risposte definitive ed univoche, ma alle quali non è possibile sottrarsi.
Nel mondo dell’informazione, dove la “quantità”non si trasforma automaticamente in “qualità” e sapere, dove predomina l’incapacità di intervenire sul reale per modificarlo e migliorarlo, Serena Sinigaglia prova a interrogarsi sugli accadimenti storici che hanno decretato il crollo del muro di Berlino: 1989 si concentra sugli effetti di quel 9 novembre, sulla condizione dell’uomo contemporaneo che deve riappropriarsi di se stesso con la convinzione che una possibile via d’uscita esiste: assumersi la responsabilità delle proprie azioni, dei propri desideri e del nostro essere in un mondo che tende a cancellare la memoria perché non coltiva l’analisi critica e dove pochissimi si assumono la responsabilità di cercare la verità, la conoscenza, come ha fatto Anna Politkovskaja, la giornalista russa assassinata per il suo lavoro d’inchiesta sulle torture in Cecenia e sulla Russia di Putin, alla quale Serena Sinigaglia dedica l’ultimo capitolo e questo suo spettacolo.
Il testo, creato dalla stessa Sinigaglia con l’aiuto di una piccola equipe di drammaturghi e che si ispira a testimonianze e documenti autentici tratti da Lidia Campagnano, Paolo Rumiz, Peter Handke, Saint-Exupéry, Hana Blandiana, procede per canti che pongono una serie di domande a cui non è facile dare risposte definitive ed univoche, ma alle quali non è possibile sottrarsi.
Nel mondo dell’informazione, dove la “quantità”non si trasforma automaticamente in “qualità” e sapere, dove predomina l’incapacità di intervenire sul reale per modificarlo e migliorarlo, Serena Sinigaglia prova a interrogarsi sugli accadimenti storici che hanno decretato il crollo del muro di Berlino: 1989 si concentra sugli effetti di quel 9 novembre, sulla condizione dell’uomo contemporaneo che deve riappropriarsi di se stesso con la convinzione che una possibile via d’uscita esiste: assumersi la responsabilità delle proprie azioni, dei propri desideri e del nostro essere in un mondo che tende a cancellare la memoria perché non coltiva l’analisi critica e dove pochissimi si assumono la responsabilità di cercare la verità, la conoscenza, come ha fatto Anna Politkovskaja, la giornalista russa assassinata per il suo lavoro d’inchiesta sulle torture in Cecenia e sulla Russia di Putin, alla quale Serena Sinigaglia dedica l’ultimo capitolo e questo suo spettacolo.
di Eloisa Dacquino
Teatro Libero - via Savona 10 - Milano