La primera boda gay en Latinoamérica se celebra en la Patagonia

La gobernadora de Tierra del Fuego autoriza el matrimonio después de que la justicia civil lo volviera a rechazar.

Por primera vez, dos personas del mismo sexo se casaron ayer en Latinoamérica. Lo hicieron en la ciudad más al sur del planeta, Ushuaia, la ciudad argentina situada a 3.500 kilómetros de Buenos Aires. Álex Freyre y José María Di Bello, que habían intentado sin suerte casarse el 1 de diciembre en la capital argentina, por lo que recorrieron todo ese camino para encontrar un lugar en el mundo donde unirse en matrimonio.La pareja había pedido en abril casarse en su ciudad, Buenos Aires, pero el Registro Civil le denegó su solicitud porque el Código Civil no contempla la posibilidad de matrimonios entre personas del mismo sexo. Freyre y Di Bello presentaron entonces un recurso de amparo y consiguieron que una juez lo autorizara. Como el alcalde de Buenos Aires, el liberal Mauricio Macri, no apeló la decisión, la boda iba a celebrarse el 1 de diciembre, pero abogados católicos reclamaron ante otra juez, que les hizo caso, y después la Cámara Civil confirmó la suspensión del enlace. Una apelación de la pareja ante la Corte Suprema quedó truncada por errores de procedimiento del procurador general porteño.
Intentos judiciales
Pero Freyre y Di Bello viajaron como asesores ad honorem del Instituto Nacional contra la Discriminación (INADI) a Ushuaia y allí volvieron a pedir autorización al Registro Civil de la provincia de Tierra del Fuego, que también se la rechazó. Entonces apelaron a la gobernadora fueguina, Fabiana Ríos, de centroizquierda. Ella los autorizó y se casaron ayer. Uno de los testigos fue el presidente del INADI, el kirchnerista Claudio Morgado. "Sabíamos que la gobernadora es una persona que simpatiza con esta causa", comentó Di Bello.Hasta ayer no había matrimonios gays en Latinoamérica. El pasado día 21, la Asamblea Legislativa de la ciudad de México aprobó su existencia, pero la ley sólo entrará en vigencia en febrero. Hasta ahora, sólo existían uniones civiles, que usualmente no contemplan el derecho a la adopción, en el Distrito Federal mexicano, Buenos Aires, Colombia y Uruguay. Pero este año una reforma del Código de la Niñez habilitó la adopción en Uruguay.
ALEJANDRO REBOSSIO Buenos Aires 28/12/2009
elpais.com

Scrooge


Tratto da Canto di Natale di Dickens approda al Piccolo "Scrooge", spettacolo popolare e coinvolgente che trova nella musica il fulcro dell’intero impianto drammaturgico e scenico, unendo recitato, recitativo e canto.

Scenicamente incentrato sulle molteplici possibilità combinatorie di personaggi in carne ed ossa, ombre corporee e ombre di sagome, lo spettacolo affronta tematiche e contenuti di grande attualità.
La storia di Scrooge, avaro e misantropo riccone nato dalla fantasia di Dickens, è conosciuta: Scrooge è un perfetto prototipo di uomo avido ed egoista, cieco e insensibile di fronte ai mali del mondo; ma anche un esempio edificante di uomo in lotta con una lacerante presa di coscienza.

Coproduzione Teatro Gioco Vita – Teatro Stabile di Innovazione e Teatro delle Briciole Solares Fondazione delle Arti, 'Scrooge' costituisce una nuova tappa del percorso di collaborazione già da tempo avviato tra queste realtà: da anni infatti Teatro delle Briciole e Teatro Gioco Vita, pur nella diversità delle poetiche e delle linee artistiche, hanno avviato percorsi di collaborazione instaurando sinergie comuni su alcuni progetti tra i quali ricordiamo la coproduzione dello spettacolo Alice nel paese delle meraviglie del 1997.

Piccolo Teatro Studio - via Rivoli, 6 - dal 22 al 30 dicembre 2009
Informazioni e prenotazioni 848.800.304, www.piccoloteatro.org - www.piccoloteatro.tv

La farsa tragica di Ionesco


Pietro Carriglio prosegue la sua ricerca registica sul teatro del Novecento e sui temi dell’assurdo: dopo 'Il re muore' e a cent’anni dalla nascita dell’autore franco-rumeno, Pietro Carriglio torna a Ionesco scegliendo 'Le sedie' al suo debutto in prima nazionale fino al 20 dicembre al Teatro Studio.
Protagonisti Nello Mascia e Galatea Ranzi nel ruolo di due anziani coniugi che vivono in un faro abbandonato su un’isola deserta: una vita fatta di piccoli gesti quotidiani, come dell’assoluta mancanza di comunicazione con il mondo esterno che i due anziani decidono di rompere per trasmettere un “messaggio all'umanità”.
Attraverso le parole dei due protagonisti prendono vita sulla scena un gran numero di personaggi invisibili: alla porta è un continuo via vai di persone, saluti e strette di mano di individui inesistenti nella realtà ma lucidamente delineati nella loro mente. Persone che si materializzano solo attraverso il moltiplicarsi di sedie oggetto-simbolo, unico segno concreto del senso di vuoto che l'autore intende trasmettere.
Piccolo Teatro Studio -via Rivoli, 6 – M2 Lanza - dal 16 al 20 dicembre 2009
Informazioni e prenotazioni 848.800.304 www.piccoloteatro.org - www.piccoloteatro.tv
'Le sedie'
di Eugène Ionesco
regia e scene Pietro Carriglio
con Nello Mascia, Galatea Ranzi e Sergio Basileproduzione Teatro Biondo Stabile di Palermo

AAA cercasi Cirano disperatamente


In occasione della ripresa dello spettacolo 'Cirano di Bergerac' per la regia di Corrado d'Elia, la Compagnia Teatri Possibili ricerca un attore dai 35 anni in su per il ruolo di Ragueneau (il pasticcere): disponibilità richiesta per gennaio, febbraio e marzo 2010.
Sono ormai dieci anni che Teatro Libero rappresenta questo spettacolo in giro per l’Italia; cambiano le sale ma non il loro entusiasmo, supportato dalla presenza formidabile del pubblico che ha decretato il successo di questo spettacolo, trasformandolo in un ritratto generazionale e in un vero e proprio cult del teatro giovane.

Con momenti di intensa fisicità e nella maniera asciutta, veloce, visionaria che contraddistingue le regie di Corrado d' Elia, la magnifica storia di Cirano - uomo eroico e virtuoso - insuperabile nella spada e nella parola, la cui diversità e il rifiuto di farsi imprigionare dalle convenzioni sociali, dall'asservimento politico e culturale, dal conformismo ideologico e dal potere viene pagata con la morte.
Inviare cv aggiornato e foto in formato jpg a mailto: provini@teatripossibili.org entro e non oltre il giorno 18 dicembre:non saranno presi in considerazione i cv inviati senza foto o pervenuti dopo questa data.

Ombre Shakespeariane


Luca Ronconi sceglie ancora Shakespeare per la sua nuova produzione al Piccolo: un testo ambiguo, crudele, nero e intrigante come ‘Il mercante di Venezia’, al Piccolo Teatro Strehler in prima nazionale assoluta.

Nelle mie frequentazioni shakespeariane”, spiega il regista, “ho sempre scelto commedie problematiche: Troilo e Cressida, Sogno di una notte di mezza estate, Misura per misura. Il loro esito dipende dallo sguardo dell’osservatore: cosa vede? Cosa lascia in ombra? Il mercante di Venezia rientra nella mia predilezione per questo Shakespeare mezzo chiaro e mezzo scuro, mezzo serio e mezzo grottesco… Nel Mercante il concetto di duplicità è ancor più marcato, rispetto al Sogno: se là esisteva una netta demarcazione fra il mondo di Atene e quello della Foresta, nel Mercante possiamo parlare di una continua alternanza tra due “location” equivalenti, un luogo realistico, Venezia, e un luogo fiabesco o romanzesco, Belmonte. Due luoghi sono anche il “luogo dell’ebreo” e quello “del cristiano”. Non stiamo parlando di un conflitto di religioni: a Shakespeare non interessava e il testo va lasciato così com’è, senza forzature. Un altro tema interessante è il rapporto tra eros e danaro: la legge del danaro, e il modo in cui essa governa l’eros, è sorprendentemente presente. Siamo di fronte a una commedia piena di sfaccettature e di possibili punti di vista…”.


Piccolo Teatro Strehler - largo Greppi (M2 Lanza) -dal 9 al 23 dicembre 2009 e dal 7 al 31 gennaio 2010
Info e prenotazioni 848800304 -
www.piccoloteatro.org - www.piccoloteatro.tv

foto Marasco

Polizia Penitenziaria: quale identità

Ancora in questi giorni - dopo i casi Cucchi e Bianzino - il carcere e i suoi Operatori sono sotto la lente mediatica a causa, purtroppo, di eventi tragici che determinano un onda emotiva di avversione nei confronti del sistema, ma in particolare della Polizia Penitenziaria.
Noi che conosciamo bene la realtà carceraria vivendola quotidianamente - dichiara Angelo Urso Segretario Nazionale UIL PA Penitenziari - non possiamo che soffrire per la conseguenze che si riverberano su di noi in termini di immagine”. Riteniamo indispensabile - aggiunge Urso - sollecitare le coscienze di ognunoad una riflessione sulle condizioni che il sistema carcere attraversa, a causa del sovraffollamento e delle carenze di ogni genere”. “Vogliamo sfatare il luogo comune che vede proprio nella Polizia Penitenziaria i responsabili di tutto. Siamo noi, pur lavorando in condizioni di estrema difficoltà, ad essere i primi garanti dei detenuti, quelli che cercano di risolvere i loro problemi ogni giorno, di garantire i loro diritti e di far rispettare le regole di civile convivenza, coloro che assorbono i loro sfoghi, le loro sofferenze e le loro frustrazioni”. “Si tratta di quotidiani fatti di cronaca penitenziaria – conclude il sindacalista - dei quali non si parla perché forse nella notizia manca clamore, ma per noi salvare una persona che tenta il suicidio è motivo di soddisfazione perché un essere umano
è sempre tale, ancor di più quando privato della libertà
”.
Queste sono le ragioni che hanno spinto la UIL PA Penitenziari ad organizzare il convegno “POLIZIA PENITENZIARIA: QUALE IDENTITA’” che si svolgerà oggi 14/12/2009 alle ore 15:30, a Milano presso il Palazzo della Regione – sala Pirelli – con la speranza che possa essere utile a fare si che si guardi al carcere in maniera diversa.
Al convegno interverranno il Presidente della Regione Lombardia, Sen. Roberto Formigoni, la Dr.ssa Antonella Maiolo sottosegretario del Presidente della Regione, il Dr.Alberto Nobili procuratore aggiunto presso il Tribunale di Milano, il Dr. Massimo Picozzi Direttore ricerca del Crimine presso l’Università Liuc di Castellanza, la Dr.ssa Alessandra Uscidda comandante di reparto presso la casa reclusione di Bollate, la Dr.ssa Daria Bignardi giornalista e conduttrice televisiva e Sarno Eugenio Segretario Generale UIL PA Penitenziari.

Carrozzine e stampelle di cioccolato, come il panettone a Natale

Dopo un 1° dicembre dedicato alla lotta nel mondo contro l'Aids, oggi - 3 dicembre - si celebra la Giornata internazionale delle persone con disabilità.
Due temi trasversali, due problematiche troppo importanti per essere relegate a una sola giornata, perché così come di Aids si continua a morire anche nei giorni in cui il mondo non ne parla, si è o si diventa disabili oggi, domani o l'anno prossimo, ma la situazione diventa permanente, e i problemi quotidiani.

E allora la redazione di Disabili.com , portale di riferimento dei disabili italiani da 10 anni (1 milione di pagine viste al mese, 8.500 iscritti al forum e oltre 2.000 fan su Facebook) che di questo si occupa quotidianamente, 365 giorni l'anno, si è chiesta e ha chiesto ai propri navigatori- ed anche ad alcune persone che di disabilità si occupano o che la disabilità conoscono bene- se ha senso, ed eventualmente quale sia, celebrare il 3 dicembre.
Attraverso un sondaggio è emerso che per un terzo dei disabili italiani 'serve solo a lavarsi la coscienza'; speculare la percentuale (15%) di chi pensa che sia 'un giorno importante' e dei disillusi, convinti che 'tanto non cambia nulla'. Un navigatore su 5 infine si domanda a chi importi cosa succede ad esempio il 2, o il 4 dicembre.
Opinioni contrapposte anche nel forum di discussione aperto dalla redazione, dove se per qualcuno non ci sono motivi per festeggiare, visti i tagli al sociale, gli ausili negati e le barriere sparse ovunque nel Paese, per altri si, considerato che "Siamo pieni di giornate di qualcosa, ci sta anche questa, per sottolineare però che esistiamo anche durante il resto dell'anno ".
Per quanto ci riguarda, facciamo nostra la proposta ironica e provocatoria di un navigatore che lancia l'idea: "inventare prodotti di cioccolato a forma di carrozzina o di stampella, da vendere in questa giornata "

Processo breve e violenza contro le donne

L’associazione nazionale “D.i.Re - Donne in rete contro la violenza” alla quale aderiscono 54 centri antiviolenza di tutta Italia che operano a sostegno delle donne vittime di violenza, si unisce alle tante voci di grande preoccupazione per il Disegno di legge proposto dal Governo sulla riforma del processo penale.
D.i.Re denuncia che qualora passasse il provvedimento migliaia di processi finirebbero al macero: compresi quelli che vedono imputati gli autori di violenze sulle donne. Sono inoltre ad altissimo rischio di annullamento (per la prescrizione di due anni) i processi che vedono le donne parte offesa per i reati di maltrattamento familiare, di violenza sessuale (per i casi sotto i 10 anni), di violazione degli obblighi di assistenza familiare, di violenza privata, di lesioni e dello sfruttamento della prostituzione.
L'Associazione segnala che saranno esclusi dal rischio di prescrizione solo i processi per i reati di stalking, pornografia minorile, sequestro di persona a scopo di estorsione perché secondo il disegno di legge, producono allarme sociale. Con ciò implicitamente si ribadisce la convinzione che il maltrattamento familiare e i tanti reati contro la persona in ambito familiare siano reati che non producono allarme sociale e non riguardano la società intera.
Dati ufficiali confermano invece che il 75% delle violenze alle donne, fisiche, psicologiche e sessuali, avvengono nell’ambito familiare e sappiamo quanto siano gravi le conseguenze della violenza da un punto di vista psicologico e fisico sulle donne e sui figli e le figlie che assistono ai maltrattamenti. Sappiamo inoltre che la violenza alle donne ha costi sociali in termini sia umani che di risorse economiche altissimi e che è elemento di disgregazione sociale.
In Italia ogni tre giorni viene assassinata una donna e nella gran maggioranza dei casi sono delitti maturati nell’ambito di situazioni di maltrattamento familiare!
L’associazione nazionale “DiRe – Donne in rete contro la violenza” si appella al Parlamento affinché non approvi una legge che viola i principi costituzionali, discrimina gli imputati, non tutela le vittime di gravi reati contro la persona. Secondo l'Associazione si tratta di un’ evidente ingiustizia per tutti, che scardina lo Stato di diritto e sancirà l’ennesima impunità della violenza in famiglia e degli autori di quelle violenze che nella stragrande maggioranza dei casi sono i mariti ed conviventi.
Le donne vittime di violenza saranno lasciate prive di tutela.


Associazione "D.r.Re. contro la violenza", Presso Linea Rosa, Sede Operativa, Via Mazzini, 57/A 48100 Ravenna. Tel. e Fax 0544 216316
e-mail: direcontrolaviolenza@women.it
www.direcontrolaviolenza.it
Sede legale: Via della Lungara nr. 19 – 00165 Roma

fonte: Unione Femminile Nazionale

La Locandiera pop di Corrado d'Elia



Debutta al Teatro Libero di Milano in prima nazionale uno degli spettacoli più attesi della stagione, 'La Locandiera' di Corrado d'Elia, in un allestimento colorato, comico, di grande energia e ritmo.
Attraente e astuta - costantemente corteggiata dagli uomini che frequentano la sua locanda - non cede a nessuno e si diverte a conquistare il cuore di cavalieri e marchesi che alla fine rifiuterà, scegliendo a dispetto di tutti il fidato cameriere.

Secolo di grande allegria e finzione -il settecento- dove la forma aveva grande significato e che nello spettacolo di D'Elia prende una forma sinuosa, affascinante, colorata e ironica: da una parte la Mirandolina archetipo e modello indiscusso di femminilità, dall'altro pratica e calcolatrice donna d'affari, seducente amministratrice delle vite di coloro che nella sua locanda vivono speranze e delusioni, sacrificherà il suo ideale di donna libera in nome della possibilità di scegliere lei stessa il suo destino.
Dopo tanta sperimentazione, dopo gli ultimi lavori in cui la parola veniva spesso frammentata e le immagini e la musica suggestionavano in maniera determinante l'impianto spettacolare delle sue regie, ecco il ritorno ad un teatro di parola, di cui d'Elia è abilissimo costruttore (pensiamo a Cirano de Bergerac, Caligola e Novecento).
Una 'Locandiera' finalmente comica, ricca di energia, d'emozione e di buon ritmo, di atmosfere e scambi vivaci, prezioso e atteso incontro tra un'opera e un regista dal personalissimo e incisivo punto di vista.
Dal 2 al 31 dicembre 2009
Teatro Libero - via savona,10 - Milano

Gaber al femminile


Il secondo appuntamento con “Milano per Giorgio Gaber” è affidato a Maddalena Crippa, che torna al teatro-canzone con "E pensare che c’era il pensiero" di Gaber-Luporini, prima donna a cimentarsi con il repertorio gaberiano.

Dal primo istante”, spiega l’attrice, “mi è stato chiaro che in quanto donna non avrei mai potuto, ma soprattutto non avrei mai voluto, rifare Gaber. Ma Gaber, insieme a Luporini, ha davvero inventato un nuovo modo di abitare il palcoscenico e la canzone, rinnovando l'unione tra parola e musica, riflettendo,interrogandosi, scendendo nel privato o aprendosi al sociale, stando nel presente, riuscendo spesso a decifrarlo e persino ad anticiparlo, mettendosi in gioco in prima persona in una costante ricerca. Proprio nell'onestà di questa ricerca, che a tratti diventa perfino corrosiva, e nel bisogno di condividerla sta il punto di contatto con me, con noi, con l'oggi. Vale la pena di riascoltare le sue parole, specie in un momento tanto buio sia per la cultura che per le coscienze, ma credo valga la pena soprattutto perché la sua eredità, in questo caso, passa attraverso un'alterità - il mio essere donna appunto - un altro punto di vista, un'altra sensibilità. Nella costruzione della scaletta drammaturgica, non ho esitato a tagliare e ad integrare brani o canzoni di altri spettacoli, come per altro era sua consuetudine, specie con E pensare che c’era il pensiero forse lo spettacolo più rappresentato ed elaborato nel corso del tempo”.

La cosa che mi ha soprattutto convinto”, aggiunge la regista Emanuela Giordano, “è l’idea di un Gaber riletto, ripensato, metabolizzato e proposto al femminile grazie all’interpretazione assolutamente inedita che ne fa Maddalena Crippa, allontanando così ogni rischio di imitazione, di rifare Gaber “facendo” Gaber. Maddalena Crippa, attraverso Gaber, canta e racconta la sua (nostra) idea del vivere, i suoi perché, le sue paure. E lo fa volutamente, con fascino, ironia, e potenza tutta femminile. Arturo Annecchino che ha curato il coordinamento musicale dello spettacolo, con gli arrangiamenti di Massimiliano Gagliardi, al pianoforte, ha aderito con entusiasmo al nostro desiderio di portare all’estremo questa inedita lettura gaberiana, presentando in scena non un ensemble strumentale ma un trio di giovanissime vocalist che fanno da contrappunto al canto di Maddalena Crippa, canto che spazia da una vocalità piena a note sottili e struggenti”.

L'ultimo appuntamento con “Milano per Giorgio Gaber” sarà il 14 dicembre con Claudio Bisio, che porta in scena, questa volta al Piccolo Teatro Strehler "Io quella volta lì avevo 25 anni", lettura scenica di un testo inedito di Gaber-Luporini, diretta da Giorgio Gallione con Carlo Boccadoro al pianoforte.


Piccolo Teatro Studio, via Rivoli 6 (M2 Lanza) – 2 e 3 dicembre 2009
Informazioni e prenotazioni: 848.800.304 - www.piccoloteatro.org - www.piccoloteatro.tv

Un mondo dove la violenza non sia più tollerata: quella contro le donne


"La Violenza contro le donne provoca sofferenze indicibili, danneggia le famiglie attraverso le generazioni, impoverisce le comunità, impedisce la realizzazione del potenziale femminile, limita la crescita economica e mina lo sviluppo economico: quando si tratta di violenza contro le donne, non ci sono le società civilizzate".


Così il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne. "Il mese scorso- ha proseguito Kofi Annan- ho pubblicato uno studio che dimostrava come la metà del genere umano - in ogni continente, nazione e cultura, a prescindere dal reddito, classe, razza o origine etnica -viva sotto questa minaccia". "Anche se viviamo in un ordine mondiale in cui i diritti umani sono stati riconosciuti dalla legge e garantiti da strumenti internazionali, anche se abbiamo imparato che il godimento dei diritti umani è essenziale per il benessere della persona, la comunità e il mondo, anche se, al Vertice mondiale del 2005, i leader si sono impegnati a raddoppiare gli sforzi per eliminare tutte le forme di violenza contro le donne, questo è il dato di fatto."
"Combattere questo flagello ci impone di cambiare una mentalità che è ancora troppo comune e radicata. Per dimostrare, una volta per tutte, che quando si tratta di violenza contro le donne, non vi sono gradi di tolleranza nè scuse tollerabili".
"Per anni, le organizzazioni delle donne e dei movimenti di tutto il mondo hanno lavorato instancabilmente per far uscire la violenza domestica dalla sfera privata e farla approdare nell'arena della responsabilità dello Stato. Molti Stati hanno emanato leggi, attuato provvedimenti e fornito servizi per le vittime della violenza di genere. Ci sono stati, inoltre, progressi nella creazione di norme internazionali". "E 'il momento - ha proseguito il segretario generale delle Nazioni Unite- di fare uno sforzo ulteriore e superare un altro gradino: le Nazioni Unite devono svolgere un ruolo di coordimento e di leadership più forte e più visibile. Gli Stati membri devono invece fare di più per l'attuazione del quadro giuridico internazionale e della politiche cui si sono impegnati. Tutti noi dobbiamo formare dei partenariati forti ed efficaci con la società civile, che ha un ruolo cruciale da svolgere su questo tema a tutti i livelli"."Insieme- ha concluso Annan- dobbiamo lavorare per creare un ambiente in cui la violenza contro le donne non sia tollerata. Incaricando me di intraprendere uno studio approfondito, gli Stati membri delle Nazioni Unite hanno segnalato che sono pronti a realizzare questo progetto. Ora, con lo studio e le raccomandazioni in mano, dobbiamo richiamare il necessario impegno politico e e delle adeguate risorse.
In questa Giornata Internazionale per l'Eliminazione della Violenza contro le donne, dobbiamo tutti - uomini e donne - unire le nostre forze per la realizzazione di questa missione".
In Italia, secondo dati Istat, una donna su tre tra i 16 e i 70 anni è stata, almeno una volta, vittima di violenza o maltrattamenti. Sono sei milioni 743 mila le donne che hanno subito nel corso della propria vita violenza fisica o sessuale.Tre milioni di donne hanno subito aggressioni durante una relazione o dopo averla troncata, quasi mezzo milione nei 12 mesi precedenti all'intervista. Ai danni di mogli e fidanzate i reati gravi: 8 donne su 10 malmenate, ustionate o minacciate con armi hanno subito le aggressioni in casa. Un milione di donne hanno subito uno stupro o un tentato stupro. A ottenere con la forza rapporti sessuali è il partner il 70% delle volte e in questo caso lo stupro è reiterato. Il 6,6% delle donne ha subito una violenza sessuale prima dei 16 anni, e più della metà di loro (il 53%) non lo ha mai confidato a nessuno. Gli autori sono degli sconosciuti una volta su quattro, nello stesso numero di casi sono parenti (soprattutto zii e padri) e conoscenti.
Per quanto riguarda l' Italia, la manifestazione nazionale si terrà a Roma il 28 novembre alle 14 con raduno a Piazza della Repubblica e corteo fino a Piazza San Giovanni. Una manifestazione, spiega il sito http://www.torniamoinpiazza.it/, contro la violenza maschile sulle donne, "per la libertà di scelta sessuale e di identità di genere, per la civiltà della relazione tra i sessi, per una informazione libera e non sessista, contro lo sfruttamento del corpo delle donne a fini politici ed economici. Per una responsabilità condivisa di uomini e donne verso bambine/i, anziane/i e malate/i, nel privato come nel pubblico. Contro ogni forma di discriminazione e razzismo, per una scuola che educhi alla convivenza civile tra i sessi e le culture diverse".
Giorgio Napolitano: no all'immagine volgare da media e spot .
"..ai necessari interventi di tipo repressivo, da esercitare con rigore e senza indulgenza, si debbono affiancare azioni concrete per diffondere, in primo luogo nella scuola e nella società civile, una concezione della donna che rispetti la sua dignità di persona e si opponga a volgari visioni di stampo meramente consumistico spesso veicolate anche dal linguaggio dei media e della pubblicità. Solo così sarà possibile creare una cultura di autentico rispetto, innanzitutto sul piano morale, nei confronti delle donne".
Lo sottolinea il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che in occasione della Giornata internazionale contro la violenza alle donne, ha rivolto un saluto ai partecipanti a tutte le manifestazioni ed agli eventi oggi in programma. "La Giornata internazionale contro la violenza alle donne - osserva il capo dello Stato - deve rappresentare un'occasione per riflettere su un fenomeno purtroppo ancora drammaticamente attuale, individuando gli strumenti idonei a combatterlo in quanto coinvolge tutti i Paesi e rappresenta una vera emergenza su scala mondiale".
"La conferenza su questo tema tenuta a Roma in occasione del G8 - prosegue Napolitano - ha fornito dati che valutano in più di 140 milioni le donne vittime di violenze di ogni tipo. Matrimoni forzati che coinvolgono anche bambine, mutilazioni genitali, stupri generalizzati in contesti di guerra non devono apparirci lontani e a noi estranei. Il dolore di quelle donne, di quelle bambine riguarda tutti noi, anche perché la barbarie della violenza contro le donne non è stata estirpata neppure nei Paesi economicamente e culturalmente avanzati". "..molto resta da fare in ogni parte del mondo per sradicare una concezione della donna come oggetto di cui ci si può anche appropriare: è infatti la persistenza di questi aberranti schemi mentali - sottolinea ancora - a favorire il riprodursi di insopportabili atti di sopraffazione anche in ambito familiare. E' triste dover ricordare che anche in Italia, nonostante la recente introduzione di norme opportunamente più severe, i casi di violenza, i soprusi e le intimidazioni sono in aumento".

Riprendiamoci la dignità, diciamo basta a veline e falsi miti estetici, diamo spazio e corpo alle intelligenze e a quella trascendenza del cuore che ci distingue e contraddistingue.

Donne sveglia!



Il canto libero di Nada



Siamo abituati a pensare Nada come cantante, come la ragazzina quindicenne che ha incantato il Teatro Ariston con la canzone “Ma che freddo fa”, fino alla donna che ha saputo dare un brivido rock all’edizione 2007 del Festival di Sanremo con “Luna in piena”.
Qui la troveremo invece in una veste per molti aspetti inedita: se il teatro è stato certamente parte del suo percorso di artista curiosa e passionale (molti ricorderanno i suoi lavori con Bosetti, Messeri, Fo), con MUSICAROMANZO Nada si mette per la prima volta in gioco.
Sola in scena, in una scenografia scarna - quasi “garage” - una sorta di “non-luogo” dell’anima, si muoverà leggera a raccontare una storia onirica fatta di visioni, parole, cantilene che diventano musica, una storia che si intreccia con la sua storia più intima e profonda, fatta di piccoli ma fondamentali episodi di vita.
Il mio cuore umano è un romanzo che racconta la storia di un’infanzia e di un’adolescenza nella Toscana tra gli anni ‘50 e ‘60, di un’educazione sentimentale indimenticabile e selvaggia alla vita, delle vicende di una famiglia toccata dall’amore e dalla follia.
E’ la storia autobiografica e poetica di un mondo che non esiste più, dove l’essenza magica della natura, il tempo che passa, la pazzia, la passione, la morte, il diventare grandi sono un canto narrativo semplice e profondo che vibra di una forza misteriosa e struggente.
Da questa storia nasce MUSICAROMANZO, uno spettacolo che vede la bambina protagonista del libro raccontare della sua crescita fino a diventare donna e contemporaneamente racconta di un ritorno all’infanzia vista - oggi - con gli occhi della maturità.
La donna e la bambina che insieme raccontano la vita, ognuna con gli occhi dell’altra.
Storie, poesie,incontri, prosa e canzoni per un romanzo in musica che racconta i sogni, gli amori, le ferite e le paure alla ricerca di un equilibrio tra l’ingenuità del passato e la conquista del futuro.
Bentornata Nada.
Teatro Libero - via Savona,10 - Milano
Dal 26 al 28 novembre 2009 - Produzioni Fuorivia
MUSICAROMANZO
da Il mio cuore umano di Nada Malanima

Liberi Amori Possibili cercasi

E' iniziata in questi giorni, e continuerà per tutto il mese di dicembre, la raccolta delle proposte per la composizione del calendario, ancora in fase decisionale, degli spettacoli da inserire nella rassegna di teatro omosessuale, giunta alla sua quarta edizione.
Il Teatro di via Savona a Milano ospiterà la rassegna ' Liberi Amori Possibili' dal 3 all'11 maggio 2010; dopo il primo anno di sperimentazione, il secondo che ha visto la rassegna decollare con un ottimo incremento di pubblico e il successo confermato anche nella scorsa stagione, la rassegna diventa così un appuntamento annuale.
Per essere selezionati è fondamentale che lo spettacolo e la compagnia siano a carattere professionale e non amatoriale e che lo stesso abbia già una produzione.;é necessario, inoltre, che gli argomenti proposti affrontino specificatamente tematiche GLBT (Gay Lesbiche Bisex Trans) o che risultino di interesse per la comunità omosessuale.

Quale modo migliore dell'arte - dunque - e di tutto ciò che concerne lo spettacolo dal vivo per parlare di omosessualità senza tabù e aprirsi a nuove prospettive, lasciando da parte pregiudizi e paure?
Un progetto che nasce da un desiderio civile e culturale di presentare i diversi aspetti dell'omosessualità, considerando la pièce teatrale come immediato spunto di riflessione.
Un approccio inconsueto - quanto mai vivace e stimolante a testi e situazioni che prendono in esame le tensioni, i risvolti affettivi e la condizione omosessuale alla luce dei più recenti modelli scenico-letterari.
Un'iniziativa che vuole essere una risposta concreta alla necessità di dare voce anche alle minoranze sociali, con tutta la forza culturale che il teatro è in grado di offrire.
Perché le barriere, i pregiudizi, i distinguo e i moralismi ideologico-religiosi lascino spazio al dialogo, alla comprensione, a una serena e cosciente unica appartenenza, magari attraverso un’inquietudine, un’intuizione teatrale.
Il Teatro Libero invita a voler inoltrare via mail la scheda di presentazione dello spettacolo, note di regia, foto e rassegna stampa al seguente indirizzo: direzione@teatrolibero.it, con la specifica in oggetto materiale IV ediz. Rass.Omo.
Per gli spettacoli che passeranno la prima fase di selezione verrà richiesto, solo dopo, il materiale video.
Per ogni chiarimento contattare il direttore organizzativo, Francesco Di Rienzo: 0245497296 – 3358054605

Dedicato a Fernanda Pivano

A Fernanda Pivano, scrittrice e traduttrice recentemente scomparsa, una delle figure più significative del panorama culturale italiano, è dedicato il nuovo spettacolo di Giulio Casale, in prima nazionale alla Scatola Magica del Teatro Strehler.

La canzone di Nanda ripercorre le tappe di un’avventura lunga quasi un secolo attraverso i Diari 1917-1973 (opera pubblicata da Bompiani) e i racconti originali che la Pivano ha fatto a Casale negli anni della loro frequentazione, dando così vita ad un affresco poetico ricco di figurazioni e melodie. La narrazione è accompagnata da immagini inedite e sottolineata da momenti musicali che attraverseranno le tappe più importanti della letteratura americana, da Hemingway ai giorni nostri, soffermandosi in particolare sulla beat generation. ù
Un tributo, dunque, che riporta in scena la Nanda stessa e la sua passione per la letteratura, la musica, la libertà.

La canzone di Nanda”, spiega Giulio Casale, “è uno spettacolo di ‘teatro canzone’ e nasce dall’idea di unire i tanti amici e i tanti amori artistici di Fernanda Pivano attraverso una drammaturgia che contenga non solo i riferimenti ai grandi poeti, scrittori, artisti, ma anche le canzoni più rappresentative di un’epoca, che segnano anche i tempi della narrazione scenica. Questo lavoro nasce perché credo che la lezione libertaria e pacifista di Fernanda Pivano, vera selezionatrice di momenti eccellenti in letteratura e nell’arte in generale, sia quanto mai urgente oggi”.

Giulio oltre che un attore è anche un autore”, osserva il regista, Gabriele Vacis, “Poi è uno che non scava solchi. Per dire: la distinzione tra recitare, cantare, ballare è solo occidentale. Lavorare con uno che fa tutto al livello di Giulio mi incuriosiva molto… E lavorando con lui mi sono convinto ancora di più che la regia è un lavoro di ascolto… Specie se hai un testo come quello di Fernanda Pivano da decifrare. I suoi Diari sono una specie di dizionario. Il vocabolario di un mondo che, purtroppo, non esiste più. Il nostro percorso è stato costruire il corpo che potesse pronunciare le parole di quel mondo. è un processo di incarnazione. In questo senso è sacro e non si può tanto parlarne”.
Scatola Magica, Piccolo Teatro Strehler, largo Greppi (M2 Lanza) fino al 6 dicembre 2009
Biglietteria telefonica: 848.800.304 - http://www.piccoloteatro.org/ - http://www.piccoloteatro.tv/

Il jazz di Alberto Sordi

Dopo gli arrangiamenti in chiave jazz delle musiche di Morricone, Rota e Trovajoli, la Civica Jazz Band apre la sua stagione interpretando la musica di un altro grande interprete di musica per film: Piero Piccioni.
Scomparso nel 2004, a 82 anni, Piccioni ha lavorato con grandi registi quali Lattuada, Monicelli, Rosi, Comencini, Visconti, Rossellini, Pietrangeli, Bertolucci, De Sica, ma soprattutto con Alberto Sordi, di cui fu il musicista di riferimento, colui che lo accompagnò nella sua grande avventura cinematografica diventando anche uno dei suoi più intimi amici.
Al pari di Trovajoli, fu un autentico musicista di jazz, che cominciò ad ascoltare da bambino, appassionandosi in particolare a Duke Ellington e imparando a suonare il pianoforte.
Tra l’altro, é stato l’unico musicista italiano a suonare con Charlie Parker, in un serata del 1949, a New York, quando sostituì il pianista Al Haig.
Il suo mondo musicale era quindi vicino al jazz, tanto che in questa serie di letture delle opere dei grandi autori sopra citati, Piccioni è l’unico di cui si possono utilizzare le partiture originali senza bisogno di arrangiamenti jazzistici, ma solo di alcuni adattamenti e aperture congeniali per l’esecuzione di pagine nate per il cinema nell’ambito di un contesto jazzistico.
Lo sguardo a Piccioni rappresenta un doveroso contributo a una autentica personalità della musica italiana e rende l’apertura di Orchestra Senza Confini un evento di assoluta originalità.
Musiche e arrangiamenti originali di Piero Piccioni
Adattamenti di Enrico Intra
America Slow (da: Il bell’Antonio) / Amore, Amore, Amore, Amore (da: Un italiano in America) / Anima Nera (da: Anima Nera) / Opus Jazz (da: Adua e le compagne) / Underground Sketches, In Point of Love e Magic of New York (da: Lucky Luciano) / Rugido do leao (da: Finché c’è guerra c’è speranza) / This Is Life (da: Fumo di Londra) / Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare di agosto (dal film omonimo) / Daylight (sigla dell’orchestra 013)
CIVICA JAZZ BAND
Direttore ENRICO INTRA
Solisti: Emilio Soana (tromba), Roberto Rossi (trombone), Giulio Visibelli (sassofoni e flauto),
Mario Rusca (pianoforte), Lucio Terzano (contrabbasso), Tony Arco (batteria)
Introduzione al concerto a cura di Maurizio Franco
Lunedì 7 dicembre, alle ore 11, presso il Piccolo Teatro Studio (via Rivoli, 6 – M2 Lanza
Ingresso 16,50 euro - Per informazioni e prenotazioni tel. 848800304

Giorello-Boschi-de Luca al Piccolo di Milano

Dopo le tappe internazionali di Mosca e Lisbona toccate ad ottobre con straordinario successo di pubblico, "Darwin… tra le nuvole" torna a Milano. Originale omaggio a Charles Darwin nel bicentenario della nascita, nato dall’incontro “improbabile” tra un epistemologo - Giulio Giorello - un professore di Fumetto e Cinema d’animazione - Luca Boschi - e un regista di teatro - Stefano de Luca - lo spettacolo, per grandi e piccini è nuovamente in scena al Piccolo Teatro Studio dal 21 novembre al 5 dicembre 2009.

Nella cornice di una scenografia “animata” da immagini in parte originali in parte rielaborazioni delle illustrazioni di Darwin ( tutte firmate da Luca Boschi), si dipana il viaggio del Beagle, il vascello che in cinque anni avrebbe portato lo scienziato alla scoperta dei luoghi più remoti del mondo: un percorso a tappe in cui ogni nuovo approdo, ogni nuova meta diventa occasione per illustrare alcuni aspetti del sistema evoluzionistico.

Il racconto prende le mosse dal desiderio di due ragazze dei giorni nostri di “intervistare” quel tranquillo gentiluomo del Kent che avrebbe promosso in biologia una rivoluzione intellettuale paragonabile a quella iniziata da Copernico in astronomia.
Comincia così un viaggio nel tempo attraverso il teatro: lo scienziato che le ragazze incontrano è un Darwin giovane, praticamente ventenne, l’età nella quale si unì alla spedizione del Beagle, un Darwin narratore, entusiasta, fantasioso, tra le nuvole appunto, che ama perdersi nei racconti della sua infanzia e che diventa emblema dell’immaginazione come territorio comune nel quale si muovono allo stesso modo infanzia, teatro e scienza, dell’immaginazione come primordiale strumento di interpretazione della realtà e come possibile scorciatoia per la conoscenza.


Piccolo Teatro Studio (via Rivoli 6 - M2 Lanza) – dal 21 novembre al 5 dicembre 2009
"Darwin… tra le nuvole"

Milano ricorda Alda Merini

Questa sera il Piccolo Teatro di Milano - Teatro Strehler - in collaborazione con il Teatro Franco Parenti, dedicherà alla poetessa Alda Merini una serata a ingresso gratuito con letture di suoi testi e proiezione di filmati.
Subito dopo la sua morte, domenica scorsa " spiega il direttore del Piccolo Sergio Escobar - ci siamo sentiti con l’assessore regionale Massimo Zanello: con lui abbiamo condiviso questa iniziativa, che ho ritenuto giusto promuovere in collaborazione con il Franco Parenti, l’altro teatro al quale Alda Merini era molto legata. Riteniamo doveroso ricordare così la grande poetessa, che è stata più volte ospite dei due teatri con memorabili recital”.
Doveroso ricordarla così:
"L’ora più solare per me
quella che più mi prende il corpo
quella che più mi prende la mente
quella che più mi perdona è quando tu mi parli.
Sciarade infinite,
infiniti enigmi,
una così devastante arsura,
un tremito da far paurache mi abita il cuore.
Rumore di pelle sul pavimento
come se cadessi sfinita:da me si diparte la vita e d’un bianchissimo armento
io pastora senza giudizio di te amor mio mi prendo il vizio.
Vizio che prende un bambino
vizio che prende l’adolescente
quando l’amore è furente
quando l’amore è divino"
Ciao Alda.

Dittatura e follia alla Pasqual

In prima nazionale debutta al Piccolo Teatro Studio dal 5 al 15 novembre 2009 " La casa di Bernarda Alba ", di Garcia Lorca nella rilettura di Lluis Pasqual.

Di Federico García Lorca, Lluís Pasqual ama dire che rappresenta per lui un padre artistico, un fratello maggiore che lo ha sempre guidato e ispirato nel suo lavoro di artista. “Oggi, per l’età che ho”, spiega, “mi sento maturo per il Lorca dei grandi spettacoli, dei testi più conosciuti ma anche più complessi come La casa di Bernarda Alba”. Il più internazionale dei registi spagnoli - che al Piccolo si fece conoscere nel 1987 con uno spettacolo di grande impatto come El Público (ancora da Lorca) - torna a Milano portando in scena il capolavoro del drammaturgo andaluso per il Festival di teatro in lingua originale del Piccolo, protagoniste le più grandi interpreti del teatro iberico guidate da Núria Espert e Rosa Maria Sardà.

La storia della madre tirannica e folle, che reclude in casa se stessa e le proprie figlie, impedendo loro di vivere e di amare, è per Pasqual la fotografia della Spagna franchista, schiacciata dalla dittatura: “Una denuncia spudorata e viva, grazie al teatro”, dice il regista. “Foto che riflettono realtà contenute in parole, in frasi scritte con il bianco ed il nero di Guernica di Picasso. Bernarda e la sua gente, allora e sempre, non difendono altro che una casta ed i suoi privilegi, sostenuta sopra colonne inamovibili di principi tanto vanamente eterni quanto vuoti e decomposti e lo fanno sfidando persino le leggi della Natura, e sapendo che semineranno solo morte”.

Come in un carcere, le mura chiudono e separano dal mondo quel nucleo di donne costrette a soggiacere alla tirannia matriarcale, in uno spazio tanto ampio quanto opprimente; si muovono come fantasmi, personaggi che sono la rappresentazione di un mondo ripiegato su se stesso, in cui non sembra penetrare alcun elemento proveniente dall’esterno. In ogni scena è palpabile la tensione del momento storico in cui è stata scritta scritta quest’opera e in ogni personaggio è possibile ritrovare un’indole, un carattere che ci riguarda, anche nel presente.

Piccolo Teatro Studio, via Rivoli 6 (M2 Lanza) – dal 5 al 15 novembre 2009 www.piccoloteatro.org - 848.800.304

Le cronache yiddish di Moni Ovadia


Qui Radio Erevan, la radio della Repubblica socialista sovietica dell’Armenia. In nostri ascoltatori ci domandano: “Che cos’è uno scambio di opinioni?”. Rispondiamo: cari compagni, uno scambio di opinioni è quando entri nell’ufficio del tuo capo con un’opinione tua ed esci con la sua.

Accompagnato al pianoforte da Carlo Boccadoro, compositore e creatore del progetto cultural/musicale Sentieri Selvaggi, Moni Ovadia sbarca al Teatro Libero dal 4 al 6 novembre con la sua allegra collezione di musiche, canzoni, racconti e storielle tratti dalla cultura yiddish, unica nel suo genere in Italia e in Europa.
Tracciando schizzi rapsodici del tempo epico e tragico di un’Atlantide che si chiamò U.R.S.S.,Ovadia canta di uomini e donne che in quell’Atlantide vissero, amarono, sperarono e soffrirono; donne e uomini la cui memoria è anche la nostra memoria.

Rabinovich e Popov sono i due nomi tipici dell’ebreo russo e del russo ortodosso. Al tempo dell’Unione Sovietica furono il compagno Popov e il compagno Rabinovich. Il loro rapporto fu sempre di natura passionale, segnato da sentimenti contrastanti: ammirazione, diffidenza, odio, solidarietà, amore, rabbia ma soprattutto attrazione fatale. In scena anche pezzi umoristici tratti da “Lavoratori di tutto il mondo, ridete” (Einaudi), raccolta satirica sul comunismo russo, in cui la storiella di tradizione ebraica, il witz, diventa, per Ovadia, mezzo ideale per concentrare in poche righe l'assurdità e le contraddizioni dell'uomo, per denunciare vizi, falsi miti e scheletri nell'armadio: Qui Radio Erevan, la radio della Repubblica socialista sovietica dell’Armenia. In nostri ascoltatori ci domandano: “Perché i nostri poliziotti camminano per le strade in squadre di tre?”. Rispondiamo. Coloro che formano la pattuglia della polizia sono scelti secondo questo criterio: uno sa leggere, l’altro sa scrivere e il terzo tiene sotto controllo quei due pericolosi intellettuali.”


dal 4 al 6 novembre - Teatro Libero - via Savona,10 - Milano
RABINOVICH E POPOV


80 anni con leggerezza


Festa grande nella famiglia del Piccolo Teatro domani, 6 novembre, per gli ottant’anni di Ferruccio Soleri, intramontabile interprete di Arlecchino servitore di due padroni: per l’occasione il sindaco di Milano Letizia Moratti gli conferirà l’Ambrogino d’oro con una cerimonia speciale alle 17,15 a Palazzo Marino nella Sala dell’Orologio.

Ottant’anni splendidamente portati e quasi 50 da Arlecchino: Soleri infatti debuttò nel capolavoro goldoniano con la regia di Giorgio Strehler il 28 febbraio 1960 a New York - come sostituto di Marcello Moretti -diventando poi titolare di questo ruolo nel 1963. Da allora Arlecchino, ogni anno, è in scena a Milano e in tournée in Italia e nel mondo: finora è stato rappresentato in 40 Paesi (dalla Russia alla Cina, dal Giappone agli Stati Uniti alla Nuova Zelanda) e in oltre 200 città, superando i due milioni e mezzo di spettatori.

Nominato nel 2007 Ambasciatore Unicef, questo Ambrogino si aggiunge a numerosi premi ricevuti da Soleri, tra i quali la medaglia di benemerenza civica del Comune di Milano, l’Arlecchino d’oro a Mantova, la maschera d’oro a Mosca, la medaglia d’oro del Presidente della Repubblica come benemerito della Scuola, della Cultura e dell’Arte, il leone d’oro alla carriera alla Biennale di Venezia 2006.


Un uomo, una storia

Un giorno con Giovanni - organizzato dal Piccolo Teatro in collaborazione con la Fondazione Corriere della Sera per il quinto anniversario della morte del poeta Giovanni Raboni - si prolunga e completa nei giorni 27 e 28 ottobre, con una lettura e un convegno. Martedì 27 alle ore 21 alla Casa del Manzoni l'attrice Anna Nogara leggerà una sua scelta di testi raboniani. I partecipanti al convegno non residenti a Milano avranno modo di visitare, alla vigilia della chiusura, la mostra "Il catalogo è questo", curata da Giulia Raboni, figlia del poeta. Mercoledì 28, nella Sala Napoleonica dell'Università Statale comincerà alle ore 9 una giornata di studio in cui maestri della critica e qualche amico e giornalista - come Moni Ovadia e Dino Messina - parleranno del poeta, del critico, del traduttore, dell'uomo.

C’è il Raboni poeta al centro della giornata di studio organizzata dal dipartimento di Filologia moderna e curata dal professor Gianni Turchetta dal titoloLa Storia di Raboni”. Con un programma fitto di interventi e introdotto dai saluti del Preside di Lettere e Filosofia, Elio Franzini e di Giovanna Rosa, direttore del dipartimento di Filologia moderna, il convegno affronta il percorso poetico di Raboni intrecciandolo a tratti alla sua profonda e duratura attività di critico e autore letterario e teatrale.

La giornata dedicata al poeta e presieduta da Pier Vincenzo Mengaldo - filologo, storico della letteratura italiana e grande studioso del ‘900 - prevede interventi di: Fernando Bandini, Maria Antonietta Grignani, Gabriele Frasca, Rodolfo Zucco, che ne ha curato l’edizione dell’opera poetica per i “Meridiani” della Mondadori, Stefano Giovanardi, Silvana Tamiozzo Goldmann, Fabio Magro, autore di una recente monografia sul poeta, Marco Ceriani e Luca Daino. Ma l’attività di Giovanni Raboni appartiene anche all’editoria. Consulente di Garzanti e Mondadori, prima, e direttore della collana di poesia della Guanda poi, il poeta Raboni dà voce a tanta poesia contemporanea - quella nota e quella fino ad allora del tutto sconosciuta - mantenendo un rapporto prolifico e costante con il mondo editoriale, che lo vede anche traduttore di Flaubert, Apollinaire, Baudelaire e Racine, oltre che dell’intera Recherche proustiana. E poi c’è l’attività di giornalista e critico letterario, teatrale e cinematografico attento ai problemi della vita sociale, culturale e politica del Paese, che analizza con lucida generosità dalle pagine di aut aut, di Paragone, dei Quaderni Piacentini, del Corriere della Sera. Di questo si parlerà nella tavola rotonda conclusiva che vede la partecipazione di: Dino Messina, Enzo Golino, Gianni Mura e Moni Ovadia.

Omofobia: un passo indietro per l'Italia

BRUXELLES "Affossare la legge contro l'omofobia è stato un passo indietro per l'Italia". L'Alto commissario Onu per i diritti umani, Navi Pillay, mette sotto accusa l'Italia. E denuncia le scelte del Parlamento, che non tengono conto delle violenze di cui sono spesso fatti oggetto gli omosessuali: "Per loro è necessaria una piena protezione".

Navi Pillay entra a gamba tesa nella già accesa discussione nata dopo la bocciatura della legge che avrebbe introdotto l'aggravante per i reati commessi in danno di persone colpite per il loro orientamento sessuale. "L'omosessualità e gli omosessuali vengono criminalizzati in alcuni Paesi - ha detto il commissario Onu - ma non possiamo ignorare che i gruppi minoritari, e tra loro gli omosessuali, sono soggetti non solo a violenza, ma a discriminazioni in diversi aspetti della loro vita". Secondo Pillay, che era a Bruxelles per l'apertura del nuovo ufficio Onu per i diritti umani nell'Unione europea, è necessaria quindi "una piena protezione" per gli omosessuali.

Navi Pillay aveva già apertamente criticato il governo italiano per le scelte in materia di respingimenti dei migranti. Oggi il commissario per i diritti umani è ritornato sul problema sicurezza in Italia, criticando ancora una volta la circostanza aggravante della clandestinità contestata agli immigrati irregolari che commettano un crimine. "E' una discriminazione. Per gli immigrati irregolari - ha sottolineato Pillay - non ci può essere una sospensione dei diritti umani. Per punire lo stesso reato, dovrebbero esserci le stesse regole per chiunque. Non escludo - ha concluso il commissario - che l'Onu possa chiedere all'Italia di modificare la legge".

Il birraio di Preston

Siamo nella seconda metà dell’Ottocento, in una piccola città della provincia siciliana, quella Vigàta dove Camilleri ama ambientare tutte le sue storie ancora un secolo e mezzo prima dell’arrivo di Montalbano. Si deve inaugurare il nuovo teatro civico “Re d’Italia”. Il Prefetto Bortuzzi - fiorentino e perciò “straniero” - prefetto di Montelusa, paese distante qualche chilometro, ma odiato dagli abitanti di Vigàta perché più importante e sede della Prefettura, s’intestardisce ad aprire la stagione lirica con Il birraio di Preston, melodramma di Ricci di scarso valore, di nulla fama e di oggettiva idiozia. In realtà nessuno vorrebbe la rappresentazione di quell’opera, ma il Prefetto obbliga a dimettersi ben due consigli di amministrazione del teatro, pur di far passare quella che lui considera una doverosa educazione dei vigatesi all’Arte. Tra i siciliani, visibilmente irritati dall’autorità esterna, si insinua il “bombarolo” mazziniano Nando Traquandi, venuto da Roma per creare scompiglio all’apertura della sala. L’imposizione, un “atto di testardaggine” del Prefetto, crea dunque una situazione che dopo aver visti coinvolti l’esercito, mafiosi veri e presunti, causa un incendio con numerosi morti e ci conduce infine alla scoperta che tutto è nato per un clamoroso equivoco.

Questo "Il birraio di Preston", capolavoro assoluto della scrittura di Camilleri, in scena al Piccolo Teatro Strehler dal 20 ottobre al 15 novembre.Prima di accettare l'ipotesi di una riduzione per il teatro - spiega Camilleri - ho resistito un bel po'. Non capivo come fosse possibile (e ragionavo, è ovvio, da autore) trovare un contenitore spaziale, una griglia che supportasse, senza tradirlo, il racconto. Il colloquio avuto con Giuseppe Dipasquale ci ha fatto trovare la soluzione: una struttura drammaturgica che salvaguardasse la scomposizione temporale del romanzo, ma condotta in modo da loca lizzare scenicamente il tutto in un luogo chefosse ad un tempo un teatro (quello, per esem pio, dove poteva essere avvenuto l'incendio) e il luogo dell'azione del racconto”. Osserva il regista Giuseppe Dipasquale: “Il racconto parte da un fatto che vuole essere di per sé stupefacente, misterioso e incantatore. Proprio come il' C’era una volta dei bambini'. E di un bambino si tratta: l’occhio innocente di un bimbo, per purezza nei confronti del mondo, è il motore dell’azione. Ad esso è destinata, in apertura del romanzo, la scoperta dell’unica grande tragedia che incombe su Vigàta; le altre saranno come delle ipotragedie in questa contenute e da questa conseguenti. Ossia lo spaventoso incendio che nell’originale struttura narrativa costituisce l’inizio e al tempo stesso la conclusione del racconto”.

Tra brucianti storie d’amore, morti ammazzati per volontà e per accidente, lazzi di un loggione indisciplinato, si dipana una storia dalla perfetta architettura narrativa che partendo da una tragedia ci porta al sorriso e che Giuseppe Dipasquale - con la stessa raffinata ironia- mette in scena, a dieci anni dal primo allestimento e con un cast rinnovato.

Piccolo Teatro Strehler, largo Greppi 2 - M2 Lanza – dal 20 ottobre al 15 novembre 2009

foto Filippo Sinopoli


Il rogo della verità

"Siamo entrati nella fabbrica per i sopralluoghi e più che la parte bruciata mi ha colpito il resto, lo squallore, la tristezza, la morte che il luogo in sé, la fabbrica appunto, emanava. Il mio viaggio dentro la fabbrica è cominciato da lì. Sentivo il bisogno di partire da quel dolore cercando di entrare nella sua profondità, evitando il pietismo che è solo prodotto dall’ipocrisia." Pippo Delbono

Approda a Milano dopo il grande successo riscosso ad Avignone "La menzogna", ultima creazione di Pippo Delbono, che sarà in scena al Piccolo Teatro Studio fino al 31 ottobre. Lo spettacolo prende le mosse dal tragico episodio dell’incendio alla Thyssen Krupp costato la vita a sette operai, ma non si ferma alla fabbrica col suo bagaglio di dolore o lo stillicidio continuo delle morti bianche: lo spettacolo svela -alla maniera visionaria e poetica dell’artista ligure - la menzogna come un male diffuso in maniera capillare al quale è difficile, se non impossibile, sottrarsi. Ed è di nuovo la presa di coscienza del dolore il nucleo centrale di questo, come già di altri lavori di Delbono. La menzogna si apre nel silenzio. Quel silenzio, quella memoria, sono il suo punto di partenza.

Vengono però poi evocate altre memorie, altri corpi bruciati, reclusi, abbandonati, mentre emerge il desiderio dell’autore di andare a fondo, guardarsi in faccia, andare oltre le menzogne politiche, ma anche teatrali. La menzogna muove da un bisogno di verità, di spogliarsi delle menzogne di cui è intessuta la vita di ciascuno, di smascherare il finto gioco della rappresentazione, per essere spettacolo politico attraverso la poesia e mettere in guardia contro il razzismo e il fascismo strisciante, contro la violenza e la stupidità. Riflessioni e materiali letterari costruiscono man mano il discorso dell’autore intorno al suo tema, insieme ad immagini surreali, oniriche, brani da Shakespeare non interpretati ma che emergono come urli dell’anima, un tessuto sonoro emotivo che va dall’opera al tango, da Stravinskij a Wagner, fino alla voce di Juliette Greco.

Piccolo Teatro Studio, via Rivoli 6 - M2 Lanza – fino al 31 ottobre 2009